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Revue d’histoire du théâtre, n. 4, octobre-décembre 2011


n. 4, octobre-décembre 2011
ISSN 1291-2530
                                 

Il nuovo numero della «Revue d’histoire du théâtre» si apre con un contributo di Lise Jankovic dedicato al genere della féerie nel teatro di Giraudoux. Tale filone drammatico, che furoreggia al di là delle Alpi per tutto l’Ottocento (la prima féerie nota è Le Pied de mouton di Martainville e Ribié, 1806), affonda le sue radici nelle cosiddette pièces à machines del teatro barocco francese e italiano, dalle quali trae il gusto per gli “effetti speciali” della messinscena, realistica e fantasmagorica a un tempo. La dicotomia tra reale e fantastico si ripropone con consapevolezza nuova nelle pièces di Giraudoux. Partendo dal confronto tra Ondine e Intermezzo, Jankovic indaga i paradossi del teatro féerique del drammaturgo francese, in bilico tra realtà e irrealtà, individuando i significati ben più profondi dei magici mondi di fate e di spettri che quel teatro mette in scena.

 

Tatsiana Kuchyts Challier approfondisce la parabola artistica di Arthur Adamov, innovatore della drammaturgia francese del secolo che ci è alle spalle, morto suicida a Parigi nel 1970. Alfiere di un teatro libero dalle pastoie della tradizione borghese ottocentesca, Adamov non ha incontrato la auspicata fortuna, dopo essere stato salutato con entusiasmo dal pubblico e dalla critica agli esordi di carriera. Il suo teatro, finito rapidamente nel purgatorio di una sorta di proscrizione, sconta a tutt’oggi la condanna di un complessivo fraintendimento, imputabile forse alla stridente conflittualità interiore trasmessa dal demiurgo alla propria opera.

 

Cyril Triolaire mette a fuoco un capitolo chiave della spettacolarità francese tra Sette e Ottocento, quello degli spectacles de curiosités. Raccogliendo il testimone del théâtre de la foire, il teatro di curiosità porta avanti un modo vecchio e nuovo di fare spettacolo, basato principalmente sulla componente visiva della messinscena e improntato all’intrattenimento con ogni mezzo: trovate bizzarre, esotismo, meraviglia. Triolaire storicizza tale fenomeno nel contesto della grande riforma drammatica imperiale degli anni 1806-1807, che porta alla chiusura delle sale teatrali del Boulevard du Temple, e alla migrazione degli operatori del settore da Parigi in provincia. Sotto la lente di ingrandimento di questo studio, in particolare, l’intensa attività performativa che si diffonde nel primo quindicennio del XIX secolo nell’area del Massiccio Centrale, documentata in appendice dall’elenco completo degli spettacoli allestiti in quell’arco cronologico tra Clermont-Ferrand, Moulins, Aurillac, e altre cittadine del territorio.

 

Infine, Pierre-Alexandre Sicart mette in discussione vecchie (presunte) certezze apprese sui banchi del liceo, come la topica contrapposizione tra Corneille, cantore della gloria, e Racine, poeta delle passioni. Quale modo migliore per verificare i limiti di certe semplificazioni manualistiche se non quello di tornare alle fonti? Sicart riprende in mano i testi dei due illustri drammaturghi del grand siècle, evidenziando, in particolare, una sistematica ricorrenza (nonché la programmatica collocazione a fine verso) della parola gloire nelle pièces di Corneille.

 

Chiude il fascicolo il consueto spazio dedicato alle recensioni di libri e riviste, a cura di Anne Defrance, Catherine Cessac e Karim Haouadeg.

                        

      

di Gianluca Stefani


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