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Theaterheute, n. 7, 2011


n. 7, 2011, pp. 64, € 11, 20
ISSN 0040 5507

Con l’espressione Fahrendes Volk, ossia “Il popolo viaggiante”, titolo del dossier che apre «Theaterheute», si intende l’insieme di compagnie teatrali con tecnici al seguito, che quotidianamente percorrono con pullman e camion centinaia di chilometri per spostarsi da una città all’altra, maggiore o minore, all’interno dei ventiquattro Land della Germania. Secondo la formula del Carro di Tespi, questi lontani parenti dei vagabondaggi dei comici dell’Arte praticano una sorta di moderna “drammaturgia di viaggio”. Klaus Zehelein, presidente della Deutschen Bühnenvereins, spiega le caratteristiche di questi gruppi regionali, evidenziando la flessibilità artistica e adattabilità comunicativa di fronte al cambiamento quotidiano di tipologia di pubblico e di spazio teatrale. Si tratta, come illustra Patricia Benecke, di un’iniziativa radicata anche in Inghilterra a partire dall’età shakesperiana e che oggi coniuga con abilità manageriale le ragioni dell’arte con gli interessi del turismo.

 

In Aufführungen, la sezione della rivista berlinese dedicata alle recensioni delle novità prodotte dalla scena tedesca, parte da Monaco, precisamente in una vecchia caserma occupata fino al 1968 dagli americani, poi trasformata in appartamenti oggi generalmente abitati da extracomunitari, nel cui ampio parco la compagnia dei Kammerspiele ha allestito Die Perser di Eschilo. La regia di Johan Simon trasferisce la tragedia greca nella nostra contemporaneità, rende il coro multietnico con un abbondante uso di costumi orientali, e carica di tensione l’interpretazione degli attori, tra i quali Silvana Krappatsch, Stefan Hunstein, Wolfgang Pregler. Anche a Stoccarda si registra un imponente spettacolo all’aperto. Nei giardini del castello, Volker Lösch ha proposto Metropolis/The Monkey Wrench Gang, opera ispirata a Fritz Lang e caratterizzata dalla presenza di contenuti ironici con venature nichiliste, in cui sono emerse le abilità espressive di Bijan Zamani, Katharina Ortmayr, Sebastian Kowski e Martin Leutgeb.

 

Profuma di sapori anche anacronistici, evocanti ingredienti scenografici di stampo naturalistico, la messinscena del cechoviano Platonov che Alvis Hermanis ha curato per l’Akademietheater di Vienna. Alle perplessità provocate dal disegno di regia è corrisposto un apprezzamento della prova degli attori, Martin Wuttke (Platonov), Johanna Wakalek, Martin Reinke, Silvie Rohrer, Peter Simonischek, Fabian Krüger. Professor Bernhardi di Arthur Schnitzler ha terminato la stagione del Burgtheater. La regia di Dieter Giesing ha scavato e poi evidenziato, tra le pieghe del testo, la pungente satira sull’antisemitismo radicato a Vienna intorno al ’900, non dimenticando velate allusioni al presente. Alla riuscita dello spettacolo hanno contribuito Johachim Meyerhoff nella parte del titolo, affiancato da Roland Koch, Lucas Gregorowicz, Nicholas Ofczarek, Caroline Peters. Nella Schaubühne di Berlino, Michael Thalheimer si è confrontato con Macht der Finsternis, tragedia contadina di Tolstoj dove la donna assume i tratti di un lupo maschile fingendosi marionetta, come hanno reso sulla scena le attrici (Lea Draeger, Eva Meckbach, Jasua Fritzi Bauer) nelle loro relazioni con i personaggi maschili affidati a Christoph Garrenda, Thomas Bading, Urs Jucker. Il Deutsches Theater ha ospitato l’allestimento di Die Kleinbürger di Maxim Gorkij nella versione firmata da Jette Steckel che guida un cast di sicuro valore, formato da Olivia Gräser, Felix Goeser, Markus Graf, Natalj Seelig, Barbara Schnitzler, Katrin Wichmann, Peter Jordan, Helmut Mosshammer.

 

La sezione Ausland si occupa del carnevale di New Orleans con un ampio servizio in cui si descrivono le innumerevoli e pittoresche danze in maschera, i carri allegorici, e musica jazz che invade strade e piazze, giorno e notte.

 

Benny Claessen e Kristof Van Boven sono due giovani attori belgi scritturati dai Kammerspiele di Monaco, ai quali «Theaterheute» dedica ampio spazio in Akteure. Scoperti da Johan Simon, si sono rivelati nella recente messinscena di Winterreise di Elfriede Jelinek. Il loro profilo artistico è completato da brevi dichiarazioni in cui spiegano la loro concezione dell’arte drammatica, i rapporti con pubblico e registi. Nel secondo servizio si legge una dettagliata intervista di Oliver Reese, intendente dello Schauspiel di Francoforte, a Simon Stephens e Rolland Schimmelpfennig. I due autori si confrontano sulle loro opere, dedicando particolare attenzione a Wastwater, novità del drammaturgo inglese (si legge in Das Stück nella versione in tedesco curata da Barbara Christ) recentemente allestita presso il Royal Court Theatre di Londra per la regia di Simon Stephen, analizzano le caratteristiche della regia di scuola tedesca, il rapporto tra politica e teatro e le altre forme dello spettacolo contemporaneo.


di Massimo Bertoldi


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