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Segnocinema, anno XXX, n. 166, novembre-dicembre 2010


n. 166, novembre-dicembre 2010, pp.80, Euro 6,50
ISSN 0393-3865

«Segnocinema» 166 apre con un corposo contributo dedicato a Apitchatpong Weerasethakul, regista tailandese autore di Lo zio Boonmee che si ricorda delle vite precedenti vincitore a Cannes, che, nonostante una formazione in parte statunitense, riesce a conquistare l’occidente parlando della sua terra e della coscienza e delle tradizioni ad essa legate.

Le pagine di Saggi e interventi proseguono con Proibito di Paolo Cherchi Usai che ricorda come il cinema sia stato alcune volte vietato, riferendosi a casi noti di censura, e di come oggi invece si sia ridotta l’attenzione di fronte a ciò che è bene ‘non mostrare’.

 

La parte centrale del numero è però dedicata a un tema che interesserà sicuramente i molti addetti ai lavori che sfoglieranno la rivista. Il Segnospeciale di questa uscita è infatti interamente incentrato sulla critica cinematografica. Ciò che essa significa oggi, quale processo evolutivo l’abbia modificata e soprattutto a quale futuro sia destinata. Cherchi Usai (Chi ha rapito la critica?) sembra interrogarsi sulla perdita di autorevolezza di una pratica che o si è chiusa in formule intellettualistiche e autoreferenziali o come sostiene Adriano De Grandis (Il critico senza cinema) non ha saputo adeguarsi alle nuove modalità di fruizione, ovvero alla ‘mutazione’ dello spettatore. La sezione prosegue con gli interventi di Andrea Bellavita (Primi a vederlo e allora?) sulle funzioni e i limiti della critica ai festival cinematografici. Roy Menarini invece con Critica, accademia, critica accademica pone l’accento sulle responsabilità (ma anche sui meriti) dei critici di appartenenza universitaria e sui conflitti che inevitabilmente sorgono con la critica di diversa estrazione.

Altri contributi di questo spazio sono quelli di Mauro Antonini (E tu vivrai nell’errore) che cerca di tracciare, non senza accenti sarcastici, un identikit del critico “intellettuale”. Così lontano, così vicino di Mauro Caron, indaga invece sul rapporto che il critico intrattiene con l’oggetto della sua valutazione e analisi, ovvero il film/testo e di come questo sia cambiato con le ormai non più nuove modalità di visione. Flavio de Bernardinis, (Il pasto nudo) ricorda invece da un punto di vista strettamente personale quali guide abbiano illuminato il suo percorso di critico e cinefilo, e i nomi sono quelli condivisi da molti (Rondi, Ghezzi, Fofi, Grazzini, Di Giammateo). Poi la lunga sezione si chiude con una ripresa di un tema trattato più volte, ovvero, come scrivere una recensione, con una articolata riflessione di Luca Bandirali e Enrico Terrone, Meno Danto e più Dante.

 

Oltre alle schede dei film passati dalle sale, tra le rubriche poste abitualmente in coda, vale la pena ricordare gli spazi dedicati a festival e rassegne (Venezia, Locarno e le Giornate del muto di Pordenone), Actor segno in cui Cristina Jandelli parla delle prove attoriali in Il nastro bianco (M. Haneke 2009) e in Lourdes (J.Hausner, 2009) e SegnoSound di Paola Valentini, dedicato alle audaci scelte sonore di Martin Scorsese in Shutter Island , stavolta lontano come mai dai Rolling Stones e da godibili brani di rock’n’roll.        

di Paolo Grassini


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