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Theaterheute, n.10, 2010


n.10, 2010, pp. 64, € 11,20
ISSN 0040 5507

Il numero di ottobre «Theaterheute» si apre con uno special dedicato a Christoph Schlingensief, attore quarantenne salito alla ribalta tedesca e internazionale a seguito di prestigiosi riconoscimenti ottenuti in qualità di regista, artista e scrittore. La carriera inizia nel 1993 presso la Volksbühne di Berlino, dove realizza e interpreta spettacoli di successo, da Rocky Dutschke, ’68 a Berliner Republik. Nel 2000 Schlingensief si afferma con Auslander Raus! inserito nel cartellone del festival Wiener Festwochen, un testo dai contenuti provocatori e di aperta contestazione verso la politica repressiva di ispirazione razzista seguita dal governatore austriaco Heider. Altre tappe significative sono la messinscena ricavata da Hamlet di Shakespeare prodotto dallo Schauspielhaus di Zurigo nel 2001, e le installazioni Churkof Fear che fecero discutere pubblico e critica accorsi nei padiglioni della Biennale di Venezia nel 2003. Nello stesso anno Schlingensief ritorna per una stagione nella compagnia della Volksbühne; poi si trasferisce nel Burgtheater di Vienna e partecipa, tra l’altro, alla messinscena di Bambiland di Elfriede Jelinek con Margit Carstensen (2004), crea le installazioni Area 7 (2006) e il recente Mea Culpa. Approfondimenti e arricchimenti relativi al percorso creativo di questo poliedrico artista sono offerti dall’intervista rilasciata da Matthias Lilienthal, suo stretto collaboratore, e da una preziosa testimonianza di Carl Hegemann, dramaturg e assistente alla regia di Mea Culpa.

La sezione “Festivals/Aufführungen” si occupa delle rassegne estive di Avignone e Salisburgo. Alla compilazione del cartellone varato nella cittadina francese ha partecipato anche Christoph Marthaler, che in qualità di Artiste associé ha proposto Papperlapapp. Il regista sviluppa una drammaturgia scenica ispirata a tre motivi cattolici (confessione, conservazione, catarsi), con gli attori impegnati ad interpretare papi e antipapi medievali e uomini comuni del nostro secolo, accompagnati da musiche di madrigali, Verdi e Wagner. Non è mancata la fantasia alla coreografa belga Anna Teresa De Keersmaeker, che in En atendant combina musiche del Trecento con movimenti moderni di danza. Altro Artiste associé, Boris Charmatz si è distinto con Flip Book. Per impreziosire il festival di Salisburgo sono stati invitati artisti di fama internazionale. I loro contributi sono risultati eccellenti, a partire da Edipo a Colono di Sofocle allestito da Peter Stein con Klaus Maria Brandauer nel ruolo del titolo e Katharina Susewind nella parte di Antigone. Manca traccia dell’antica Grecia e la tragedia si consuma nella nostra contemporaneità. L’allestimento di Jedermann di Hugo von Hofmannsthal, testo simbolo della manifestazione austriaca in quanto sempre presente a partire dalla prima edizione del 1920 per la regia di Max Reinhardt, è firmata da Gerard Mortier ed interpretata da Nicholas Ofczarek e Birgit Minichmayr. Ha strappato calorosi applausi Angst, piéce teatrale che Jossi Wieler ricava dall’omonima novella di Stefan Zweig. Dalla felice relazione amorosa tra una donna sposata e un pianista emergono inediti approfondimenti della sfera interiore e psicologica dei due personaggi affidati alle doti espressive di Elsie de Brauw e Andrè Jung. Concorrono alla riuscita del festival austriaco altri pregevoli allestimenti, tra i quali Mary Mother of Frankenstein, ovvero la vita dell’autrice citata nel titolo secondo la ricostruzione del belga Claude Schmitz, Notre Terreur del parigino Gruppe d’ores per la regia di Sulvian Creuzevault. Infine Fedra di Jean Racine, allestita da Matthias Hartmann, si caratterizza per la lettura in chiave comica dei personaggi principali interpretati da Sunnyi Melles (Fedra) e Paulus Mauker (Teseo). Il viaggio nello spettacolo tedesco da Salisburgo si trasferisce prima a Berlino per dare spazio alla recensione di Big Bang di Philippe Quesne interpretato da Vivarium-Gruppe, poi a Dresda dove ha debuttato tier, man wird doch bitte unterschicht, novità di Ewald Palmetshofer (il testo è pubblicato integralmente nella sezione “Das Stück” di questo numero di «Theaterheute»), che solleva la questione di quanto di animalesco ci sia nell’uomo e viceversa. Alla curata regia di Simone Blattern è corrisposta la prova degli attori, a partire da Cathleen Baumann nelle vesti della protagonista.

Lo spazio “Akteure” della rivista berlinese è riservato a Jan-Peter Kampwirth. Il profilo dell’attore è delineato da passaggi fondamentali che percorrono la carriera, avviata dal successo ottenuto nel dramma Prinzen von Homburg di Kleist allestito da Jürgen Gosch con la compagnia dello Schauspielhaus di Düsseldorf. Il coronamento del percorso artistico matura nello Schauspiel di Colonia, dove Kampwirth risulta protagonista di allestimenti firmati da registi prestigiosi, come, Das Leben einer Traum (Was sonst) di Calderón de la Barca curato da Jürgen Kruse fino al recente Faust goethiano ideato da Laurent Chétouane.

di Massimo Bertoldi


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