[Andrea] Adriatico with/versus [Samuel] Beckett. Questo (che è il titolo della sua seconda parte) ha portato alla struttura bifronte del volume Non io nei giorni felici. Beckett, Adriatico e il teatro del desiderio curato da Stefano Casi per Titivillus e uscito a Settembre 2010. In apertura si trovano i Beckett papers, in cui lattenzione si concentra su quattro testi del drammaturgo irlandese poco frequentati – Atto senza parole I, Dondolo, Non io e Rockaby – e su due dei suoi capolavori – Giorni felici e Lultimo nastro di Krapp – dei quali si propongono comunque esegesi originali e perfino contro corrente, come afferma lo stesso Casi nella sua Introduzione. La seconda parte raccoglie scritti che analizzano le messinscene di Andrea Adriatico del 1989 (Le ceneri di Becket) e del 2009 (Dondolo, Giorni Felici, Non io e Senzaparole). Gli autori si sono posti nellottica di spettatori obiettivi del lavoro del regista aquilano e propongono letture non viziate da virtuosismo accademico.
Le due parti del volume non si pongono come camere stagne, ma dialogano in modo interattivo luna con laltra. Da questo fertile incontro-scontro, per usare la dicotomia già ricordata, si generano interpretazioni nuove che accrescono la conoscenza e la riflessione critica intorno allopera di Adriatico ma più che altro di Beckett. Chiave di svolta è il concetto di “desiderio”, che non a caso ritorna più volte nei vari scritti. «Un desiderio che non solo si esprime nella sua formalizzazione estetica o tematica, ma che in definitiva la precede, presentandosi come molla primigenia dellatto artistico in sé, e quindi come condizione genetica del teatro, che trova nellappagamento dello spettacolo il suo obiettivo, e nellinsufficienza di quellappagamento la spinta alla sua ripetizione».
Evidentemente parlare di Samuel Beckett apportando nuove interpretazioni critiche al già detto, rischia di divenire unimpresa utopica. Eppure nel suo complesso questo volume riesce a raggiungere il suo obiettivo: non accrescere di pagine inutili o ripetitive la cosiddetta Beckett Industry (come invece spesso accade per esegesi intorno a temi troppo frequentati) e riuscire a mostrare, con il ricorso allanalisi del lavoro di Adriatico, che anche larte teatrale costituisce una via alternativa di conoscenza e studio della drammaturgia di un autore. E il discorso si dipana seguendo «luso principe dellintuizione scenica», senza divenire pura speculazione, e rimanendo scevro da dogmatismi accademici oppressivi, che ne imbriglino la libertà despressione.
Indice
Beckett fra scena e testo, ossia quando la parola prende/perde corpo, di Keir Elam
Introduzione, di Stefano Casi
BECKETT PAPERS
La scena che si restringe. Esempi di uso dello spazio in Beckett, di Eleonora Felisatti
«Nascere a cavallo di una tomba»: Atto senza parole I di Samuel Beckett, di Stanley E. Gontarski
La carne visibile, nei secoli dei secoli: il corpo di Winnie in Giorni felici, di Lorenzo Orlandini
La coppia smembrata: Lultimo nastro di Krapp e Giorni felici, di Mary F. Catanzaro
Beckett-kitsch o i giorni felici di pessimo gusto, di Stefano Casi
Ritratto di donna. Lesperienza della marginalità in Non io, di Dina Sherzer
«The Rest of Rock». Rockaby: voce, frequenza, scansione, di Piermario Vescovo
ADRIATICO W/VS BECKETT
Non io nei giorni felici, fotografie di Raffaella Cavalieri
Dondolo ovvero il pretesto Beckett, di Paolo Ruffini
Beckett – Copi/Beckett – Beckett: un percorso a specchio di Andrea Adriatico, di Gerardo Guccini
Le ceneri di Beckett ossia il regista come analista delle emozioni dei tempi, di Massimo Marino
Il desiderio fra identità e dipendenza. Ipotesi sul teatro di Beckett e di Adriatico, di Stefano Casi
Il teatro pensato a tavolino, di Giuseppe Liotta
Adriatico, Beckett e la memoria riattivata di uno spettatore, di Franco Vazzoler
Visioni giapponesi in Non io nei giorni felici. Samuel Beckett visto da Andrea Adriatico, di Giovanni Azzaroni
Ricominciare da lì. Conversazione con Andrea Adriatico, di Giacomo Paoletti
Postfazione, di Roberto Grandi
Notizie sugli autori
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