I Contributi dellultimo numero di «Venezia Arti», Bollettino del Dipartimento di Storia delle arti e conservazione dei beni artistici “Giuseppe Mazzariol” dellUniversità Ca Foscari di Venezia, percorrono la Storia dellArte, ma sarebbe meglio dire delle Arti, dal Medioevo al Novecento, con una serie di saggi di vario contenuto, che, come dabitudine, spazia dalla scultura, alla pittura, al teatro.
Ester Brunet analizza alcuni esempi scultorei della figurazione dellagnello, “simbolo” del Cristo, per evidenziare come, nel tempo, tale associazione abbia finito per «tracimare gli argini del puro simbolismo cristologico, facendosi cristiana in senso lato». Segue un interessante mappatura, redatta da Giovanna Caselgrandi, del patrimonio italiano per quello che concerne gli smalti medievali cloisonnés per il periodo compreso tra il X e il XIII secolo. Antonella Montedoro analizza alcune fasce decorate a grottesche rinvenute qualche anno fa nella canonica della parrocchia di San Sabino di Seregnano e, attraverso una accurata esegesi, corroborata da una nutrita Appendice documentaria, attribuisce i lavori a Francesco Verla e Marcello Fogolino. Vinni Lucherini, il cui lungo saggio è arricchito da un ampio apparato di note, relaziona sulla collezione padovana di Pietro Bembo, andando oltre il mero intento di catalogazione per privilegiare «le istanze culturali ed estetiche che presiedettero alla costituzione della raccolta» e per denunciare alcuni fraintendimenti novecenteschi.
Interessante la lettura iconografica di Francesca Piovan di alcuni dipinti di Lorenzo Lotto dei primi anni 1540, finalizzata alla definizione del modello vestiario della città di Treviso e, indirettamente, di quello coevo veneziano «a fronte della forte subordinazione politica, economica e culturale di Treviso alla città lagunare». Antonello Nave ricostruisce la biografia di Giovanni Biasin (1835-1912) a partire soprattutto dalle notizie dei principali periodici veneti tra Ottocento e primo Novecento arrivando ad analizzare una veduta veneziana di ventitrè metri di lunghezza (Pinacoteca dellAccademia dei Concordi – Palazzo Roverella – Rovigo), di cui ancora oggi si ignorano data e circostanze di realizzazione. Silvia Carraro si occupa della figura di Luigi Salvatico (1873-1938), il più sorprendente artista della ‘Scuola del Vero che sorse sul finire dellOttocento a Venezia ad opera di un gruppo di pittori «caratterizzati da unanaloga attenzione documentaria e da un approccio non convenzionale allanalisi del dato reale». Virginia Baradel analizza il soggiorno padovano di Umberto Boccioni (1906-07) non a partire dallottica dellartista (il punto di vista privilegiato dagli studiosi) ma piuttosto «dai luoghi e dalle relazioni intrecciate nella città del Santo»: si evidenzia così come il legame tra lartista e Padova sia stato molto più intenso di quanto finora riconosciuto.
Gli ultimi due interventi allargano lorizzonte di indagine. Danièle Pistone si muove sul versante musicale e ricostruisce le tappe della creazione di una Venezia tutta “francese”, dato che essa «qui fut pour Nietzche le synonime même de “Musique” – […] occupe incontestablement une place à part dans limmaginaire musical français». Infine il lungo saggio di Paolo Puppa, partendo dal sibillino interrogativo «cosa definisce oggi un regista teatrale?», riflette sulla messinscena del Padre di Strindberg ad opera di Castri (18 ottobre 2005). La prima parte del saggio è una introduzione al problema, in cui lo studioso si concentra sullesperienza artistica del regista toscano, precedente alla data dello spettacolo in oggetto. Nel complesso Puppa relaziona su un artista, che, come Roberto Alonge ha messo in evidenza (Il teatro di Massimo Castri, Roma, Bulzoni, 2003), incarna una raffinata complessità e che «ricattato dal mestiere, punta alla poesia».
Arricchiscono il volume le tradizionali sezioni Mostre, Spettacoli, Convegni; Restauri, Recuperi, Inventari e Recensioni che aggiornano il lettore sullintensa attività espositiva, su quella di ricerca e anche di recupero del patrimonio artistico peninsulare.
di Diego Passera
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