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Theaterheute, nn. 8-9, 2009


nn. 8-9, 2009, pp. 87 € 14,80.
ISSN 0040 5507

Questo corposo numero di «Theaterheute» (unisce i mesi di luglio e agosto) si apre con un doveroso omaggio a Jürgen Gosch, regista recentemente scomparso mentre erano in corso le prove della sua ultima fatica, Le baccanti prossime al debutto. Un lungo articolo ripercorre le tappe più importanti del percorso artistico del maestro, soffermandosi su Leonce e Lena di Georg Büchner per la Volksbühne di Berlino (1978), sullo shakesperiano Hamlet allestito a Brema nel 1980, per proseguire con Le misantrophe di Jean Baptiste Molière per lo Schauspiel di Colonia, che nel 1982 ospitò Edipo Re di Sofocle, e ancora Macbeth (1988), Die Stunde, da wir nicht voneinander wussten di Peter Handke per la Schauspielhaus di Bochum nel 1993. Per quanto riguarda il XXI secolo sono analizzati Vorher/Nachher di Roland Schimmelpfenning trasferito sulla scena negli ambienti della Deutsches Schauspielhaus di Amburgo nel 2002, I villeggianti di Maxim Gorkij allestito nella Schauspielhaus di Düsseldorf nel 2004, Peer Gynt di Henrik Ibsen nella Schauspielhaus di Bochum, e nello stesso anno Who’s Afraid of Virginia Woolf? di Edward Albee ancora nel Deutsches Theater della capitale. La rassegna termina con le edizioni berlinesi di As you like it di William Shakespeare nel 2007, Zio Wanja e Sinaj (il gabbiano) di Anton Cechov. Dalla considerazione di questi ultimi allestimenti si enuclea l’intervento di Franz Wille, che prima illustra le caratteristiche del lavoro del regista poi si addentra nel rapporto creativo con gli attori.

Dopo anni di luci e ombre la recente edizione di Wiener Festwochen ha strappato unanimi consensi di pubblico e di critica, come si legge nella sezione della rivista berlinese dedicata ai “Festivals”. Il fiore all’occhiello della manifestazione è stato lo shakesperiano Otello firmato da Peter Sellars in una versione contemporanea con chiare allusioni all’America di Barack Obama. Di qualità è risultata la prova degli attori, Jessica Chastain (Desdemona), John Ortiz (Otello), Leroy McClain (Cassio) e Philip Seymour Hoffman (Jago). Dal ricco cartellone sono emersi Orfeus dello scrittore e regista sudafricano Brett Bailey, il progetto Frankenstein ideato da Kornél Mundruczò e la performance ricca di contaminazioni cinematografiche proposta dal gruppo Sonad in Saving The World. Protagonisti della rassegna viennese è stato Christian Marthaler, che ha proposto Reisen butzbach – Eine Dauerkolonie, riflessione sulla attuale crisi economica. Spettacoli di qualità hanno impreziosito il cartellone del Festival Theaterformen di Hannover curato da Anja Dirks. Tra le quindici produzioni spiccano The Rehearsal di Cuqui Jerez e il lavoro Niemandsland dell’olandese Dries Verhoeven, con originali installazioni negli spazi della città, che affrontano il tema della solitudine e dello smarrimento urbano, sviluppando soluzioni drammaturgiche non molto diverse da quelle elaborate dallo svizzero Mats Staubs in Meine Grosseltern. Singolare è risultato l’uso della neve, realizzata artificialmente, da parte di due distinti artisti, Philippe Quesne in La Mèlanconie des Dragons e l’elvetico Thom Luz in Patience camp.

La sezione “Akteure” di «Theaterheute» presenta un ricordo di Pina Baush, artista recentemente scomparsa, dal quale emergono le innovazioni artistiche introdotte nella danza contemporanea, e il rapporto con il linguaggio teatrale contemporaneo. L’articolo successivo è un omaggio a Jörg Hube, pure lui deceduto nel corso dell’estate. Il nome dell’attore è legato alle interpretazioni di testi di Franz Xavier Kroetz e alla lunga militanza preso il Volkstheater di Monaco, intervallata da apprezzate parentesi in campo cinematografico e televisivo.

Il testo (“Das Stück”) scelto dalla rivista berlinese è Warten auf den Türken di Andrzej Stasiuk, che ha recentemente debuttato nello Stary Teatr di Cracovia. Ampio spazio è riservato al teatro di figura (“Figurentheater”), con un servizio indirizzato alle recenti rassegne tenute a Erlangen, Fürth e Norimberga. Segue un ritratto (“Porträt”) che incornicia Tristan Vogt, fondatore della Thalia Kompagnos. È alla ricerca di rilancio il teatro di Chemnitz, ora affidato alla direzione di Enrico Lübbe che ha prodotto allestimenti riconosciuti a livello nazionale come Emilia Galotti interpretata da Karl Sebastian Liebich e Daniela Keckeis oppure Privatleben di Ulrike Syha.


di Massimo Bertoldi


Theaterheute, nn. 8-9, 2009

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