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Theaterheute


2009, n 7, pp. 64, € 9,80
ISSN 0040 5507

In apertura del numero di luglio di "Theaterheute" si legge un dossier dedicato al coro e alla sua funzione nella drammaturgia dello spettacolo teatrale. Apre la serie degli interventi una conversazione con Bernd Freytag, maestro e direttore di coro, che prima parla della collaborazione artistica con Volker Lösch (fondamentale rimane l’esperienza del Marat / Sade di Peter Weiss prodotto dal Deutschen Schauspielhaus), e con Ermar Scheef, del quale si considera allievo e con il quale ha realizzato importanti spettacoli, quali il brechtiano Herr Puntila und sein Knechet Matti nel 1996 e prima ancora Mütter tratto da Sette contro Tebe di Eschilo. L’artista affronta questioni legate al ritmo, al linguaggio del corpo, alla ricerca di equilibrio con l’attore di prosa.

Preziosa è la testimonianza di Ulrike Kahhe Steinweh, critico teatrale che partecipò come corista all’allestimento di Faust 21 firmato da Volker Lösch per lo Schauspielhaus di Stoccarda. Illustra la variabilità della performance del coro nel corso delle ventidue repliche, da febbraio 2006 ad aprile 2007, che risulta, per la sua natura, dinamica e soprattutto per l’impostazione espressiva data dallo stesso Schleef. Interessante è il confronto con il coro presente nella Medea euripidea allestita ancora da Lösch nel 2007. La fisicità del coro, simbolicamente intesa come corpo sociale, è inserita in un proprio percorso storico, in armonia con le dinamiche estetiche ed espressive del linguaggio teatrale, come illustrato dall’intervento conclusivo di questo interessante dossier.

A titolo dimostrativo l’analisi è rivolta a Edipo Re di Sofocle (allestito da Max Reinhardt nel 1910 e confrontato con la versione di Gustav Sellners del 1952), ad Oreste di Eschilo curato da Peter Stein nel 1980, a Choephoren per la regia di Ariane Mnouchkine, al recente Weber di Gerhard Hauptmann (2004) trasferito sul palcoscenico da Lösch a Dresda e, da parte dello stesso regista, a Marat, was ist aus unserer Revolution geworden?, rappresentato nel 2008 negli ambienti dello Schauspielhaus di Amburgo.

Nella sezione "Aufführungen", lo spazio della rivista berlinese dedicato alle principali produzioni in lingua tedesca, si leggono le recensioni di pochi ma importanti spettacoli. Jossi Wieler ha curato per la Schaubühne di Berlino Iphigenie auf Tauris di Johann Wolfgang Goethe, seguendo le linee dell’ambientazione contemporanea. Gli attori, con Ernst Stötzner e Judith Engel impegnati nelle parti di Oreste e Ifigenia, si muovono su una pedana inclinata e ricoperta da un manto erboso. Un’altra Iphigenie auf Tauris è stata prodotta nello Schauspielhaus di Colonia da Soeren Voima che, oltre a leggere il testo in chiave moderna, sviluppa tensioni e conflitti aspri e violenti tra i personaggi affidati all’interpretazione di Felix Goesen (Agamennone), Orlando Lenzen (Oreste), Julia Wieninger (Clitemnestra), Sebastian König (Coro). Apprezzata per la sua originalità è risultata la lettura di Prometheus di Heiner Müller operata da Dimiter Gotscheff.

Ricca di novità si presenta la vetrina di "Neue Stücke", in cui si parla delle nuove commedie recentemente allestite. Si inizia con Blaue Spiegel di Albert Ostermaier, opera dedicata allo smarrimento dell’identità della coppia contemporanea affidata alla regia di Andreas Brenth e allestita nel Berliner Ensemble per l’interpretazione, molto applaudita, di Wolfgang Michael e Corinna Kirchhoff. Si prosegue con la manifestazione "Lange Nacht der Autoren" promossa dal Thalia Theater di Amburgo. Tra i titoli iscritti nel ricco cartellone spiccano Radio Rapsodie di Andreas Kriegenburg affidato alla convincente interpretazione di Anja Hilling affiancata da un gruppo di giovani e bravi attori, Rose oder Liebe ist nicht genug, novità di Armin Petras ispirata al film di John Cassavetes She’s so lovely. Susanne Wolff, Daniel Hoevels e Peter Moltzen sono gli interpreti principali della messinscena curata dallo stesso Petras.

Amigdala di Lukas Bärfuss e JFK di René Pollesch arricchiscono il quadro delle ultime novità offerte dalla drammaturgia tedesca, alla quale si aggiungono altre tre opere che condividono la trattazione di tematiche drammatiche per la storia della Germania. I soldati sono i protagonisti di Der kalte Kuss von warmen Bier di Dirk Laucke, che sviluppa attente riflessioni sul peso dell’eredità nazista a proposito del culto della forza e della guerra. Le pieghe inquietanti del testo, che è pubblicato nella sezione "Das Stück", sono assunte con rigore filologico dalla regia di Jens Poth nella produzione del Theater der Stadt di Heidelberg. L’opera successiva, zu jung zu alt zu deutsch sempre firmata dallo stesso Laucke, ricorda l’olocausto in una visione dominata da tenebrose domande sulle ripercussioni nelle coscienze contemporanee soprattutto giovanili. Sul terrorismo, e la sua carica rivoluzionaria soffocata dalla repressione poliziesca, Philipp Löhle costruisce l’impianto narrativo di Die Unsicherheit der Sachlage.

"Akteure" ospita il profilo artistico di Monica Bleibtreu, attrice teatrale e televisiva recentemente scomparsa. Nel suo ricco repertorio si incontrano i sodalizi artistici con Peter Stein, Frank Castorf, Jossi Willer. Memorabili rimangono le partecipazioni a Stecken, Stab und Stangl di Elfriede Jelinek e a Nachtgespräche mit meinem Kühlschranck di Klaus Pohl.

Il ritratto del mese (Porträt") riguarda Wolf List, attore attivo dal 2000 nella compagnia dello Schauspiel di Hannover, dove si è affermato in Gesterfahrer di Lütz Hübner (regia di Barbara Bürk) e in Hotel Paradiso. Le abilità espressive di List sono state valorizzate soprattutto da Michael Thalheimer che lo ha reso protagonista, per esempio, del brechtiano Artur U. Le altre tappe formative sono raccontate dallo stesso attore.

di Massimo Bertoldi


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