La figura di Peter Zadek, regista tedesco fra i più celebrati in Germania – nazione che nellultimo secolo ha posto i registi teatrali in uno spazio privilegiato – viene esaminata nel contributo di Marvin Carlson, Peter Zadek: The Outsider Who Has Come Inside. Malgrado Zadek abbia iniziato la propria carriera in Inghilterra ed abbia sempre cercato di posizionarsi al di fuori della corrente principale della Germania tradizionale – attraverso il proprio repertorio, le proprie dichiarazioni ed anche lapproccio artistico – risulta però figura centrale in patria. Larticolo si propone di analizzare questo paradosso, andando ad individuare quali caratteristiche dellopera dell'autore abbiano attirato un seguito così devoto allinterno di una cultura mai riconosciuta interamente come propria.
Il secondo contributo è Sex, Violence and Censorship: Londons Grand Guignol and the Negotiation of the Limit, di Helen Freshwater, in cui viene esamniata la breve vita del Grand Guignol di Londra (1920-22). Questi acquistò una pessima reputazione: le sue rappresentazioni di omicidi ed altre violenze provocarono forti reazioni da parte del pubblico, della stampa e dallufficio del Lord Chamberlain. Il tema, poco frequentato dagli studiosi, viene indagato con il nutrito appoggio di materiale archivistico, atto ad illuminare da una parte le reazioni del pubblico, rivelatesi spesso quasi di natura ‘fisica, dallaltra la preoccupazione ‘ocularcentric del genere. Larticolo mette altresì a fuoco le definizioni di ‘valore date da censori, critici ed accademici, tutte basate sullo scritto di Focault A Preface to Transgression e sul lavoro di Georges Bataille.
Come si evince dal titolo, Sources of Pleasure in the Theatre of Hanoch Levin, di Zahava Caspi, cerca di identificare le fonti del piacere allinterno del teatro del più importante drammaturgo israeliano, Hanoch Levin. Il primo punto di indagine è il contrasto tra le messe in scena delle sue opere – considerate sgradevoli, irritanti ed anche repulsive – ed il fatto che i teatri registrino, comunque, il tutto esaurito. Altro punto è la posizione del teatro di Levin nei confronti delle risposte del suo pubblico, ed il saggio mostra come egli sia in grado di suscitare nelle platee sia consapevolezza intellettuale che risposte emotive. Emerge come lautore da una parte non desideri in alcun modo mandare a casa un pubblico contento e purificato, e dallaltra non sia neanche interessato a fornire unaffermazione intellettuale della razionalità, della regolarità e dellordine del mondo.
The King and Us: Spectacle and Biography in Thai Epic Dramas è il contributo di Catherine Diamond. Il punto di partenza della sua riflessione è lalto numero di film Thai, oltre che di drammi moderni e tradizionali, basati su figure significative le cui vite, sebbene abbiano influenzato il corso della storia, si sono concluse drammaticamente. Alcuni lavori seguono un ovvio intento propagandistico, riflettendo gli sforzi per una ricostruzione culturale ed una reinterpretazione storica. Il saggio suggerisce che i lavori analizzati seguano una forma epica ed episodica, descrivendo lintero scopo della vita dei protagonisti, invece che concentrarsi su di un singolo drammatico evento od esaminando un destino tragico.
Yoo Kim, nel suo Mapping Utopia in the Post-ideological Era: Lee Yun-taeks The Dummy Bride prende in esame Dummy Bride, di Lee Yun-taek, il più prolifico ed influente drammaturgo coreano. Lopera è di considerevole significato per la ricerca da parte del teatro politico coreano di un nuovo idioma drammatico nella sempre più apatica era post-ideologica. Anche se la modernizzazione è stata un tema importante per molti drammaturghi coreani durante gli anni ‘90, lesplorazione da parte di Lee affronta, invece, le relazioni tra la realtà sociale tradizionale e quella contemporanea; ciò che colpisce è la nota più politica sotto linfluenza di Brecht e di Artaud. Il suo inglobare un reame utopico dellimmaginazione nella vita quotidiana non offre uno stabile senso di risoluzione al pubblico. Allontanandosi dalla ‘decontestualizzazione e musealizzazione della tradizione egli va cautamente contro leccessivo ottimismo del teatro madang.
Carol Fisher Sorgenfrei nel suo Countering ‘Theoretical Imperialism: Some Possibilities from Japan parte dalla seguente considerazione: quando studiosi di qualsiasi nazione diventano così orgogliosi della loro padronanza di concetti alieni da dimenticare o sopprimere la propria identità culturale, essi soccombono volontariamente all ‘imperialismo teoretico. Il risvolto è larrogante imposizione, da parte di eruditi occidentali, di teorie create nel crogiolo di una cultura su altre culture, subculture o periodi storici con fondamenta filosofiche differenti. Larticolo propone molte teorie critiche giapponesi che modificano o fondono i concetti psicoanalitici ed estetici giapponesi ed occidentali- assumendo che possano essere applicati con profitto agli studiosi del teatro, della messa in scena ed anche a lavori originati sia in Giappone che altrove. La nuova prospettiva auspica un incontro di ‘entrambi/con che rispetti le differenze culturali senza renderle esotiche.
Carlo Lorini
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