France Cinéma 2007 - Retrospettiva Louis Malle
A cura di Aldo Tassone
Firenze, Aida, 2007, pp. 323, euro 20.00
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Dobbiamo ancora una volta alla passione di Aldo Tassone la pubblicazione del catalogo che anche questanno ha accompagnato lultima, fortunatissima edizione del festival fiorentino di France Cinéma. La pubblicazione, sontuosa, completa ed originale come è di tradizione, questanno è dedicata al cinema di Louis Malle, di cui la kermesse ha proposto una lunga retrospettiva, curata da Françoise Pieri.
La riscoperta di un classico, Malle, passa attraverso le preziosissime testimonianze dirette del regista francese (le otto lunghe interviste inedite realizzate nellarco di circa un trentennio da Tassone) e da quelle, altrettanto importanti, di colleghi, amici e collaboratori (tra cui Pierre Brillard, Jean-Claude Carrière, Michel Piccoli, Jean-Paul Rappenau, Susan Sarandon, Volker Schlöndorff), che ci restituiscono il ritratto di un artista complesso, originale, eclettico, sostanzialmente mai inquadrabile allinterno di un movimento, di una corrente, di un qualsiasi percorso collettivo.
Sarebbe forse giunto il momento di fare i conti con la storia, a proposito di Malle, e restituire al regista francese prematuramente scomparso nel 1995, il posto giusto allinterno di essa: nel 1957, il primo lungometraggio di finzione, Ascensore per il patibolo, ha già in sè la forza rivoluzionaria della Nouvelle vague con due anni-tre di anticipo sugli esordi dei "giovani turchi" Truffaut, Godard, Chabrol, Rohmer e Rivette. E proprio il complicato, spesso conflittuale, rapporto di Malle con i coetanei e con il cinema e la cultura francese ad emergere con forza leggendo le pagine del catalogo. Si faceva fatica ad accettare il suo eclettismo, il suo essere un borghese, ma anarchico un rivoluzionario, ma individualista: più vicino in questo a Resnais, Malle ha sempre subito lostracismo dei Cahiers, riuscendo però a conservare, e questo è innegabile, la freschezza di uno sguardo sempre curioso, attento ai cambiamenti, desideroso di sperimentare diversi generi, nuovi linguaggi, pur restando fedele a una sorta di classicità etica del fare cinema.
E questo cammino, che ha portato Malle da Parigi alle acque degli oceani (la prima esperienza da professionista fu da documentarista con Jacques Costeau, nel 1956), dallIndia allItalia, dagli Usa al Messico è il racconto di una vita vissuta bruciando mille diverse esperienze, una romantica parabola adatta perfettamente a un viaggiatore curioso, innamorato delle tante realtà del mondo come Malle. I film narrati attraverso le sue parole e quelle di chi gli è stato vicino diventano rivelatori di questa sensibilità: come Truffaut, lamore per le donne e per il sesso come iniziazione (la madre di Soffio al cuore), le commoventi contraddizioni dellinfanzia nella Francia occupata dai nazisti (i due capolavori Lacombe Lucien e Arrivederci ragazzi), i rapporti con gli attori e il divismo (Vita privata, Viva Maria!, Les amants), la sperimentazione linguistica (Zazie nel metro e Black moon), il fascino critico per lAmerica (Alamo Bay, Atlantic City, Vanja sulla 42ma strada, La mia cena con André) e per la Francia (Milou in maggio), la passione letteraria (lo splendido Fuoco fatuo, dallaltrettanto straziante, omonimo romanzo di Pierre Drieu La Rochelle) fino alla prolifica attività documentaria (Umano troppo umano, Place de la République, LInde fantôme, Vive le Tour). Il ritratto di un irrequieto sperimentatore, dunque, che tra successi, delusioni, amarezze, film progettati, ma mai realizzati (come quello su una giornata di Marlene Dietrich) diceva di se stesso e della sua professione, ricordando il suo primo incontro con il cinema, da ragazzino, a Marrakech: "Non siamo altro che dei modesti cantastorie, che arrivano su una pubblica piazza e raccontano delle favole alla gente che si aduna intorno". Detto così, fa ancora effetto.
Marco Luceri
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