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Sergio Basile-Andrea di Bari

Essere Albertazzi


Reggio Emilia, Miraviglia Editore, 2007, € 29,80
ISBN 88-89993-02-2

Sergio Basile e Andrea di Bari, prima allievi, poi collaboratori di Giorgio Albertazzi, propongono attraverso un’articolata pubblicazione – libro + dvd –  un’intervista in otto tempi al noto attore fiorentino. La trattazione, che si struttura come una lunga e ininterrotta conversazione a tre voci, è disciplinata attraverso selezionate tematiche, funzionali alla scansione in capitoli del libro: il rifiuto del personaggio, l’educazione teatrale, la televisione, la drammaturgia (d’autore e d’attore), la phonè, la vecchiaia, e via discorrendo. Gli ampi inserimenti con cui i due intervistatori, qui calati nel ruolo di consapevoli e maieutici partners di scena, stimolano e indirizzano gli ‘assolo’ del protagonista hanno il dichiarato intento di comporre «un ritratto dell’artista da vecchio», di distillare l’essenza dell’Albertazzi uomo, attore, scrittore.

Vengono così gradualmente ripercorsi attraverso fugaci, ma significativi, accenni passaggi fondamentali della lunga e prestigiosa carriera di Giorgio Albertazzi, tutti illuminati dal suo personalissimo punto di vista. La messa a fuoco si affigge ora sull’attore che precisa le coordinate del suo stile recitativo («Io sono un attore, se sono un attore, totalmente antistanislavskiano. Men che meno mi definirei brechtiano. Casomai è la peste artaudiana che mi contagia»), ora sulla drammaturgia («La drammaturgia, come la dobbiamo intendere oggi, non è la pagina scritta, il testo pubblicato, ma la scrittura di scena»), per aprirsi poi a considerazioni più generali sull’esistenza in senso lato («Più vado avanti nell’esperienza del vivere e più mi rendo conto che la sola cosa, il solo valore con il quale possiamo in qualche modo entrare in contatto è la bellezza, il bello. La verità non ci appartiene»). 



                                Giorgio Albertazzi


E nel procedere delle argomentazioni, sempre ricche di stimoli e di riflessioni, l’uomo, l’attore e lo scrittore si fondono, ma anche, inevitabilmente, si confondono, nella lunga confessione di un ottuagenario che – date le premesse anagrafiche – finisce con l’assumere il valore di un lascito testamentario, di una retrospettiva dichiarazione di poetica artistica. Un libro documento dunque e, come tale, prezioso per chiunque voglia scrutare nelle pieghe il mestiere dell’attore e desideri calarsi nel vissuto di un campione esemplare del teatro italiano del secondo Novecento indagandone le strategie di autorappresentazione.

Senonché – ma anche questo ci appare in fondo inevitabile – l’attore, che si autocolloca a metà strada (in medio stat virtus) tra Vittorio Gassman e Carmelo Bene, sebbene a più riprese incalzato, alla fine sfugge, rilutta a mostrare di sé un’immagine lineare e granitica, rifiuta di fissarsi in un ruolo. Si confessa, ma non si rivela.

A ben guardare però una sottile linea rossa in questo libro c’è. È quella, non a caso, ripresa nel dvd Per un Amleto che non si farà. Il video, girato da Toni Verità, di raffinata e originale fattura, con abile montaggio riprende i passaggi più interessanti delle otto interviste e si concentra sul rifiuto di Albertazzi a re-interpretare il personaggio di Amleto: «Non lo voglio fare Amleto». È qui che l’attore, attraverso un intelligente e intuitivo gioco di parole: «Ess… non ess... Essere Re», ci aiuta finalmente a comprendere il suo modo e la sua volontà di essere: non può il Re - e incoronato ci appare Albertazzi nella sovraccoperta della sua autobiografia Un perdente di successo (1988) –  impersonare il ruolo di Amleto che Re non può, e non sa, diventarlo.

Francesca Simoncini


copertina

cast indice del volume


 



Giorgio Albertazzi


 
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