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Letizia Russo

Teatro
Tomba di cani, Babele, Binario morto, Primo amore, Edeyen

Milano, Ubulibri, 2007, pp. 211, € 19,00
ISBN 978877482815

L'attenzione di Ubulibri verso la drammaturgia contemporanea, italiana e straniera, costituisce una linea editoriale ormai consolidata che si manifesta anche con la pubblicazione di opere teatrali firmate da giovani, anzi giovanissimi autori. Non poteva fuggire il nome di Letizia Russo, scrittrice romana poco più che ventenne e già conosciuta all'estero. In Italia l'enfant prodige ha vissuto una rapida ascesa al successo, avviata nel 2001 con la vittoria del Premio Pier Vittorio Tondelli (Riccione Teatro) con Tomba di cani. Il testo si legge in apertura del volume, arricchito dall'illuminante Introduzione di Franco Quadri.

Si tratta di una commedia rabbiosa e inquietante, che dialoga a distanza con il mondo lacerato raccontato da Sarah Kane. I protagonisti vivono rapporti di odio atavico e disperazione frustrata, sono prigionieri dei rimorsi e interiormente abbrutiti. Quando parlano, la loro angoscia sprigiona parole evocative di un passato in cui esistevano il sentimento della famiglia e altri principi fondamentali della convivenza. Queste anime senza storia abitano un mondo senza identità e connotazioni geografiche, segnato da guerre e allagato da violente piogge, in una dimensione temporale futuribile con forti richiami arcaici, quasi a voler dare soluzione di continuità alle barbarie. Emblematica è la carica drammatica impressa dalla vecchia Glauce: la donna si era volutamente accecata, strappandosi gli occhi con le proprie mani per non vedere la morte della figlia, tra l'altro da lei stessa odiata, a seguito di uno stupro di gruppo. Il mondo avvolto nel buio diventa cupa metafora del disorientamento interiore degli uomini, incapaci di riconoscere e distinguere le cose, di parlarsi e di sentire sentimenti positivi.

Se in Tomba di cani la Russo si misura con una struttura teatrale basata su sette personaggi, nel testo successivo dell'antologia Ubulibri, Babele del 2004, il confronto è con un impianto narrativo funzionale a un dialogo tra un uomo, Falena, e la partner Boccuccia, ballerina da poco mutilata di un braccio. Anche in questo caso l'ambientazione temporale risulta indefinita e la vicenda si cala in una città del futuro vagamente orwelliana, regolata da rapporti sociali disumani, allusi dal titolo della commedia con il richiamo alla Babele biblica. Il rapporto tra i due protagonisti si sviluppa in una società autoritaria, che costringe gli uomini a vivere chiusi in un quartiere, un "quadrante", stabilito sulla base di precise categorie e con norme comportamentali severissime. Così Falena è accolto nella zona riservata ai grassi, ma non Boccuccia. Il discorso tra i due procede in modo assurdo, diventa segno di disagio e di incomunicabilità. La forma del dialogo, asciutto e volutamente ambiguo, assomiglia ad un frammento di monologo. Alla morte della parola seguirà il doppio suicidio, dopo aver cullato gli ultimi sogni di riscatto.

Binario morto / Dead End
, testo scritto su commissione del Royal National Theatre di Londra nell'ambito del progetto "International Connections 2004", porta in scena un gruppo di adolescenti, tra i tredici e i diciotto anni, alle prese con i grandi temi della violenza, la lotta per il potere, l'amicizia, l'amore, la religione e il servilismo. Si muovono da una collinetta all'altra, simbolico richiamo ad un mondo edenico, creano una comunità di smarriti, che assomiglia al gruppo di Tomba di cani in versione giovanile, alla ricerca di un segreto dimenticato.

Colpisce per l'aura di mistero Primo amore, un bel monologo in versi liberi scritto nel 2005 per il gay festival Garofano verde. Il ritorno di un uomo quarantenne nella sua città natale si trasforma rapidamente nel recupero della memoria quando riconosce nel cameriere di un bar l'amico con il quale aveva avviato a quindici anni relazioni omosessuali, segnando in questo modo il corso della sua vita, malgrado la lacerante rottura della relazione amorosa ad opera dei genitori timorosi dello scandalo. Probabilmente il cameriere riconosce l'uomo, ma manifesta il contrario, lo ignora. Le parole del monologo diventano un fiume in piena di un'anima lacerata e tormentata, che rincorre frammenti di vita, ricordi di sensazioni gioiose che si consumano nell’effimero piacere del gioco bizzarro e quasi incontrollato della memoria, per poi culminare nel travolgente desiderio di uccidere quell'uomo simile ad un'antica divinità. Anche in questo testo la Russo dimostra una scrittura matura, precisa e strutturata per la rappresentazione teatrale, con una sintassi fluida ed essenziale dove ogni elemento linguistico è perfettamente disposto in un impianto narrativo sofisticato.

Chiude questo volume, Edeyen del 2005, evidente allusione al paradiso terrestre, confermato dalla presenza tra i personaggi di Uno e di Eva. Tuttavia la visione non è edenica, in quanto il mondo risulta devastato da un terribile terremoto che ha risparmiato solo sei persone, ossia tre coppie tra i venticinque e i quaranta anni. La loro sopravvivenza si consuma nel ricordo dei loro cari scomparsi. Il clima di dubbi e incertezze è rotto dall'improvvisa apparizione di uno "zingaro" misterioso, finto mercante ma di fatto sorta di dio, che, alla fine e dopo travagliate vicissitudini li aiuterà a riscoprire il senso delle cose e della vita, prima di morire, consegnando in questo modo all'interpretazione di tale figura molteplici e variegati significati e simboli che comunque condividono la matrice demiurgica.

È l'ossessione verso il divino, secondo la dialettica adorazione-distruzione, il filo rosso che attraversa i testi della Russo, che cuce brandelli di esistenze segnate dalle ferite di un'esistenza scissa tra la memoria e l'incapacità di dialogare.




Massimo Bertoldi


copertina

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