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Sarah Zappulla Muscarà e Enzo Zappulla

Turi Ferro, il magistero dell'arte


Catania, La Cantinella (Edizioni dell'Istituto di Storia dello Spettacolo Siciliano), 2006, pp. 352, s.i.p.
ISBN 88-87449-19-5

Turi Ferro (Catania, 1921 – 2001) è stato uno dei maggiori attori italiani del secondo Novecento. Memorabili le sue interpretazioni dei personaggi pirandelliani, ma anche significativa la sua attività capocomicale spesso legata ad attori siciliani di tradizione. Al servizio di grandi registi come Strehler (fu Cotrone dei memorabili Giganti della Montagna, 1966), Squarzina (Ciasuno a suo modo, La governante,  tra gli altri) seppe adeguare le sue eccezionali capacità mattatoriali alle esigenze dell’allestimento d’insieme.

 

Rosina Anselmi e Turi Ferro in <i>Liolà</i> di Luigi Pirandello (1959)
Rosina Anselmi e Turi Ferro in Liolà di L. Pirandello (1959)



La monografia che a Ferro hanno dedicato Sara e Enzo Zappulla si raccomanda per lo straodinario apparato iconografico che riesce ad accompagnare l'attore in tutte le sue diverse fasi professionali, dalle prove siciliane a Radio Catania o all'Ente Teatro di Sicilia (poi Teatro Stabile di Catania) a quelle televisive, in ruoli di protagonista (come ne Racconti del maresciallo di Mario Soldati) o di caratterista d’eccezione (il canonico Lupi in Mastro-don Gesualdo con la regia di Giacomo Vaccari), a quelle cinematografiche, più frequenti dopo gli anni Settanta, a quelle più significative nel teatro di prosa destinato al circuito nazionale.

Il principale merito di Turi Ferro (che fu anche co-autore di testi o adattatore o regista) consiste nell'aver saputo valorizzare ad alto livello un repertorio siciliano spesso condannato nei confini di una dialettalità eccentrica. L'evidente predilezione per autori isolani (oltre a Pirandello, anche Verga, Martoglio, Capuana, De Roberto, Brancati, Sciascia ecc.), dovuta anche al prevalente radicamento territoriale delle sue compagnie, fanno talvolta dimenticare la sua capacità di stemperare i tratti della dialettalità, sempre implicita in quei testi, con una intonazione nitida, appassionata e controllata al tempo stesso, capace di trasferire l’attenzione dalla comprensione letterale del copione alla sua trasfigurazione emozionale o intellettuale più moderna.

 

 

Turi Ferro in <i>I Giganti della Montagna</i> di L. Pirandello (1966)
Turi Ferro in I Giganti della Montagna di L. Pirandello (1966)


 
Ferro rimase fedele al suo stile anche quando si trovò a lavorare con registi teatrali di altre generazioni o di altre tendenze (come Giancarlo Cobelli con cui recitò come Padre nei Sei personaggi in cerca d'autore, nel 1980, o come Gabriele Lavia, con cui fu protagonista del Tito Andronico ('83), o come Walter Pagliaro con cui fu Creonte nell'Antigone di Sofocle, nell'86), altre volte riscattando con la sua arte le stravaganti pretese degli allestitori o le inettitudini recitative dei suoi compagni di scena. Meno frequenti le esplorazioni dei testi stranieri.


Massimo Foschi, Sergio Rubini e Turi Ferro in <i>Tito Andronico</i> di W. Shakespeare (1983)
Massimo Foschi, Sergio Rubini e Turi Ferro in Tito Andronico di W. Shakespeare (1983)



Ma è nella sua fedeltà alla periferia e alla sua capacità di fare di questa un centro che consiste il suo capolavoro, analogo a quanto fecero nel loro tempo Verga e Pirandello. La Sicilia come eccezione che consente di comprendere la "regola" degli altri. Uno sguardo tangenziale in cui è concentrato il sapere implicito di una cultura eminentemente mascherata come quella della grande terra teatrale isolana.

Nel volume, gli spettacoli di Turi Ferro sono tutti repertoriati in ordine cronologico, corredati delle rispettive distribuzioni delle parti e accompagnati da una ricchissima antologia della critica.





di Siro Ferrone


copertina

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