Salvo Randone (Siracusa, 25 settembre 1906 – Roma, 6 marzo 1991) dopo un apprendistato vissuto tra la fine degli anni Venti e la seconda guerra mondiale, si è imposto nel corso degli anni Cinquanta-Ottanta come uno dei più significativi attori del teatro italiano del secondo Novecento.
Tra le sue interpretazioni memorabili si ricordano quelle shakespeariane: Otello, interpretato con Vittorio Gassman (1956), con il quale si alternava nel ruolo di Jago e in quello di Otello; Prospero in La Tempesta; Re Lear nella parte del personaggio eponimo. Ma fu soprattutto fedele ad alcuni testi pirandelliani recitati per tutta la vita (Enrico IV, Pensaci Giacomino!; Il piacere dellonestà) erede in parte di inflessioni derivate da Ruggero Ruggeri ma ricondotte a una più arcaica terrestre profondità nella voce e nel portamento. In lui risuonava il timbro di una cultura teatrale, quella siciliana, estranea al realismo e allammiccamento contemporaneo.
Vocato ad una recitazione mitopoietica, trasferì questa anche in alcune apparizioni cinematografiche che, sebbene fossero calate spesso in un contesto di rigido realismo e occupassero zone marginali della sceneggiatura, avevano la dignità statuaria e psicologica dei personaggi della tradizione del Grande Attore ottocentesco. Ma sempre con un'ironica distanza che Brecht avrebbe chiamato "straniamento" e che a Randone derivò forse dall'esperienza pirandelliana e dalla lezione di alcuni maestri della regia teatrale che ebbero la fortuna di dirigerlo: Costa, Strehler, Visconti, Squarzina. Memorabile l'interpretazione, come protagonista, del film I giorni contati di Elio Petri (1962).
Appare quindi opportuna la monografia a lui dedicata dall'Istituto del Dramma Antico di Siracusa, dall'Associazione Amici dell'Inda e curata da Loredana Faraci che ha raccolto tre interviste sull'attore (a Franco Cordelli, ad Anna Proclemer e alla figlia di Randone, Giuseppina Volpiana Randone) oltre a firmare due altri contributi critici. Completano il bel volume: un'antologia di recensioni, testimonianze di critici, attori e registi, di epoche e circostanze diverse; un mannello di foto di scena (1946-1986) e familiari; alcune prezione Noterelle sull'attore dettate dallo stesso Randone (pp. 93-96).
Si tratta di un utile contributo in attesa di una vera e propria monografia che questo grande interprete merita.
di Siro Ferrone
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