drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Il patalogo 29
Annuario del teatro 2006. Speciale “I nomi dell’anno”
A cura di Franco Quadri

Milano, Ubulibri, 2006, pp. 404, € 59,00
ISBN 88-7748-277-X

Il nuovo numero del "Patalogo" curato da Franco Quadri assolve in modo eccellente la funzione di "Annuario 2006 del teatro", offrendo al lettore appassionato e allo studioso strumenti basilari di orientamento per la conoscenza della scena italiana e del suo sviluppo nel corso della stagione precedente. Il ricco apparato fotografico impreziosisce e sostiene la miniera di informazioni, visualizzando con efficacia la creatività di attori e registi.

Il volume, edito dalla milanese Ubulibri, si apre con "Il repertorio di un anno", l’elenco in ordine alfabetico degli spettacoli prodotti e realizzati in Italia, curato da Barbara Panzeri con l'aiuto di Damiano Pignedoli e Antonella Cagali. Segue "Il referendum dei Premi Ubu 2006" che raccoglie gli esiti delle preferenze espresse da critici teatrali italiani e da alcuni studiosi. La "Vetrina di una stagione" propone il panorama delle iniziative legate alla cultura dello spettacolo. Cristina Ventrucci raccoglie le schede relative ai convegni, Marina Dammacco si occupa dei libri, i premi competono ad Antonella Cagali e Misha Marchetto. Le rassegne "Festival in Italia" e "Festival nel mondo", rispettivamente curate da Leonardo Mello e da Massimo Marino, offrono un quadro esauriente e in grado di illustrare la varietà delle tendenze e degli orientamenti artistici.

Lo "Speciale "2006", coordinato da Franco Quadri e da Renata Molinari, è dedicato a "I nomi dell’anno", scelti sulla base di un preciso criterio che seleziona uomini e progetti in base alla capacità di raccontare "in diretta" la realtà contemporanea, intesa come campo di indagine e conoscenza, di penetrare nella corteccia delle nostre finte e deboli certezze con gli strumenti espressivi del linguaggio teatrale, come chiarisce Quadri stesso nell’articolo introduttivo. Lo spessore qualitativo delle voci, tante quante le lettere dell’alfabeto, cuce la trama di un collage variopinto e crea atmosfere dalle mille sfumature cromatiche.

La lettera A sta per "Altro Ronconi", ossia il percorso consolidato del regista attento a trasferire sulla scena materiali non attinti direttamente dai repertori teatrali, come i recenti allestimenti tratti dallo Specchio del diavolo di Giorgio Ruffolo e il Silenzio dei comunisti basato sullo scambio epistolare tra Vittorio Foa, Miriam Mafai e Alfredo Reichlin. La B corrisponde a "Samuel Beckett 100 anni": nell’articolo si illustrano le principali produzioni internazionali e italiane dedicate a questo autore, per dimostrare il superamento degli schemi canonici a favore di una maggiore e coraggiosa libertà dei registi. Spazio anche per il ritorno sui palcoscenici francesi e italiani, per merito di Egumteatro, delle commedie di Copi. Il deficiente di Gianfranco Berardi e Gaetano Colella condivide con il drammaturgo franco-argentino il tema della possibile convivenza tra diversità, in questo caso tra un cieco e un vedente, senza sentimentalismo e retorica.

Eugenio Barba trova posto con i discorsi tenuti in occasione della laurea Honoris Causa conferitagli dall’Università di Phymouth e dall’Academy for Performing Arts di Hong Kong. In un mare di delicate parole navigano profondi pensieri: il teatro inteso come volontario esilio dalla vita, la sua dimensione multiculturale, la sua origine moderna caratterizzata dalla fame e dalla paura, poi trapassati nella drammaturgia letteraria e visiva seicentesca con la conseguente maturazione da parte dello spettatore di una sensibilità percettiva oggi scomparsa. Due splendidi spettacoli esprimono poetiche di modernità nel contenuto testuale e nell’espressione artistica degli attori: Ferdinando di Annibale Ruccello, rappresentato con cadenza decennale con Isa Danieli anche straordinaria protagonista, e la brechtiana Vita di Galileo curata da Nanni Garella con Virginio Gazzolo nel ruolo dello scienziato toscano.

La lettera H sta per Peter Handke, lo scrittore austriaco che, con la sua partecipazione ai funerali dell’ex dittatore Slobodan Milosevic, ha provocato reazioni controverse dividendo il mondo teatrale (e non solo) in sostenitori e accesi contestatori del gesto. La documentazione offerta dal "Patalogo" si presenta esauriente e assai interessante, soprattutto per la pubblicazione degli interventi di Wim Wenders, Günther Grass, delle citazioni di Elfriede Jelinek e Bernard Henry–Lévi, e della dichiarazione ufficiale dello stesso Handke. Prima di arrivare alle belle pagine dedicate a Jean Marie Koltès si incontrano le brevi schede "Ibsen in festival" con un bilancio artistico dell’Ibsenfestivalen di Oslo, e "Jesus" in cui si riferisce di Visioni di Gesù con Afrodite realizzato da Giuliano Scabia con il Teatro Vagante. Lotta di negro contro cani, capolavoro del drammaturgo francese 'maledetto', diventa argomento di un intervento di Arthur Nauzyciel. Il regista spiega i motivi che lo hanno spinto ad allestire il testo negli Stati Uniti, ad Atlanta, città dove le tensioni razziali sono quasi endemiche. Il discorso approfondisce i criteri seguiti dalla traduzione in inglese per salvaguardare la "fisicità" e la "musicalità" della partitura teatrale dall’insidia della recitazione "stanislavskiana" di scuola americana che rischia di trasformare Koltés "in un Tennessee Williams dei poveri".

Completa la voce K la commedia Nella solitudine dei campi di cotone, arricchita da riflessioni della scienziata e fisica Francesca E. Magni, che dimostra stretti legami del linguaggio e della struttura del testo con il mondo scientifico. Antonio Latella e la ricerca sul mito di Medea costituiscono la tappa successiva di questo articolato viaggio nei "Nomi dell'anno". L’operazione diventa indagine delle pulsazioni primarie dei modelli comportamentali che hanno determinato il nostro agire. Attraverso un processo di progressiva sottrazione rivolta a costumi, scenografia e testo, il regista arriva alla nudità completa degli attori, per meglio esprimere la dimensione ferina del mito e degli archetipi umani. Si giunge alla lettera M e si affronta il nome di Christoph Marthaler, il regista svizzero che si è guadagnato una posizione di rilievo nel panorama internazionale con allestimenti innovativi come Winch Only (Solo un argano) e il recente Schutz von der Zukunft (Protezione del futuro) dedicato all’inquietante tema della selezione genetica della razza di stampo nazista con la eutanasia di infermi di corpo e di mente.

In questa rassegna non poteva mancare Harold Pinter. Si legge un estratto del discorso tenuto in occasione del conferimento del premio Nobel per la Letteratura e incentrato sul tema della ricerca di verità dove non ci sono confini precisi tra il vero e il falso, come dimostra il pretesto delle armi di distruzione di massa per avviare la guerra in Iraq nelle parole dello stesso Pinter. Segue un'intervista rilasciata a Michael Billington in occasione del X Premio Europa per il Teatro e due brevi contributi di Roberto Canziani.

Si affianca al settantasettenne drammaturgo inglese il dirimpettaio di lettera O l’ottantenne Judith Malina, che attraverso un mosaico di citazioni racconta la sua vita, l’esperienza con il Living Theatre e con Julian Beck. P come Palermo di Franco Scaldati, autore di una drammaturgia di visioni che esalta la potenza evocativa della parola (Totò e Vicè, Santa e Rosalia, Sonno e sogni). "Questi (piccoli) teatri" è un’interessante ricognizione rivolta al pullulare del nuovo teatro italiano espresso da una mappa geografica e culturale in cui trovano posto gruppi teatrali nati in questo ultimo decennio. Brevi schede monografiche illustrano caratteristiche artistiche e progettualità del Teatro Elicantropo di Napoli, della veronese Associazione culturale Alf Laila, e poi Teatro dell’Argine di Bologna, Scalodieci e PimSpazio Scenico di Milano e il Teatro Cargo di Genova. Sono autentiche frecciate contro la società del consumismo le citazioni tratte da Aproximaciòn a la idea de desconfranza (Avvicinamento all’idea di sfiducia) di Rodrigo Garcìa, uno spettacolo in cui trovano posto riflessioni sui fallimenti e la morte.

S, per affrontare un discorso su Scampia, quartiere palermitano segnato da camorra, morti e droga, dove Marco Martinelli con il Teatro delle Albe ha dato vita al progetto Arrevuoto realizzando la messinscena di Pace di Aristofane con una settantina di ragazzi della zona che hanno recitato il testo in lingua ‘scampiese’ con intermezzi in lingua rom. Leggendo la voce "Thomas Bernhard" si può dire che l’assimilazione del cupo drammaturgo austriaco alle sfere alte della letteratura e del teatro europei sia un processo felicemente concluso e stabilizzato in iniziative di spessore culturale, dalle fondazioni alle mostre e dalla pubblicazione dell’opera omnia promossa da Suhrkamp di Francoforte ai tanti convegni. Non meno ricco si presenta il quadro degli spettacoli teatrali tratti dal ricco repertorio del drammaturgo austriaco anche sul versante italiano, come dimostrano i due allestimenti considerato dal "Patalogo": Prima della pensione di Teatro Aperto e La forza dell’abitudine trasferito sul palcoscenico da Alessandro Gassman e Carlo Alighiero.

Dalla lettera U, che significa Ubu incatenato di Alfred Jarry secondo la versione scenica ricca di spunti tecnologici costruiti da Roberto Latino, si approda prima alle pagine dedicate a "Venezia Biennale Teatro 1905", poi a "W Grotowski" per aprire una discussione piuttosto complessa, sorta grazie al recentemente arricchimento bibliografico, circa le radici filosofiche e teologiche del pensiero del grande regista polacco. Al Grotowski cattolico si contrappone quello gnostico, l’induismo si intreccia con il panteismo. La commedia La gabbia (Figlia di notaio) dimostra nel servizio titolato "XX secolo: BR" come "la drammaturgia abbia una potente vocazione allo svelamento, alla rivelazione di verità altre, che si occultano nel camaleontismo innato del nostro comportamento sociale", come afferma Stefano Massini, promettente autore della pièce. Affidato all’interpretazione di Maria Cristina Valentini e di Luisa Cattaneo, lo spettacolo trasferisce sulla scena un testo duro e aspro, privo di facili sentimentalismi, in cui lievita un dialogo mozzato in un parlatoio di una prigione tra madre e figlia, la prima scrittrice affermata, la seconda giovane detenuta ed ex brigatista non pentita. Chiude questo lungo e variegato itinerario de "I nomi dell’anno" un personaggio non strettamente imparentato con lo spettacolo, in quanto di mestiere calciatore e non attore, eppure protagonista di un grande gesto teatrale, ovvero Zinedine Zidane con la sua celebre testata all’azzurro Marco Materazzi.



Massimo Bertoldi


Copertina

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013