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Follia, follie

A cura di Maria Grazia Profeti

Firenze, Alinea, 2006, euro 30,00
ISBN 88-6055-025-4


Il volume Follia, follie, curato da Maria Grazia Profeti, contiene gli interventi presentati al convegno sulla rappresentazione della follia tenutosi a Firenze nel 2005 in concomitanza con la mostra Follie d'autore allestita presso la Biblioteca Riccardiana. Le due manifestazioni sono state indette in occasione del IV centenario della pubblicazione del Don Quijote di Miguel de Cervantes.

Il tema del seminario è stato affrontato da varie prospettive: letteraria, religiosa, teatrale. I primi interventi dedicati alla sfera performativa si occupano della Spagna del Siglo de Oro: centrale il contributo di Maria Grazia Profeti sui riflessi del Don Quijote nella produzione comica. La studiosa prende in esame lavori dello stesso Cervantes, di Lope de Vega, di Luis Vélez de Guevara, di Juan Bautista Diamante, di Tirso de Molina (di cui analizza approfonditamente La fingida Arcadia), di Calderón de la Barca e di Rojas Zorrilla, evidenziando nelle frequenti allusioni alla follia del protagonista del romanzo di Cervantes l'indizio di una conoscenza generalizzata dell’opera presso il pubblico. Prevale la tendenza a inquadrare il personaggio in chiave buffonesca a dispetto della più problematica rivisitazione proposta in epoca romantica. Si segnala inoltre l'approfondimento di Katerina Vaiopoulos su El licenciado Vidriera y fortunas de Carlos, commedia di Augustín Moreto del 1653.

Seguono alcuni interventi sulla produzione francese del Seicento. Il contributo di Marco Lombardi si incentra sul concetto, in voga all’epoca, di follia intesa come malinconia causata da problematiche amorose e sull'alta considerazione del valore terapeutico dell’azione performativa nella medicina coeva. Il teatro poteva agire sugli spettatori in maniera omeopata, tramite identificazione in personaggi affetti dallo stesso male e successiva catarsi, o allopatica, come semplice distrazione dalla propria condizione disagiata. Lo studioso si avvale di numerosi esempi tratti da realizzazioni drammaturgiche e pittoriche. In particolare si sofferma su L'Illusion comique di Pierre Corneille, sulla Phèdre di Jean Racine, su La tragedia di Stratonica di Carlo Mattia Saracini e su Les Songes des hommes éveillés di Jacques Brosse, pièce dai molteplici risvolti metateatrali. È dedicato allo stesso milieu performativo l'articolo di Laura Verciani su Les illustres fous, commedia di Charles Beys del 1653. Per il Seicento italiano si menziona il contributo di Nicola Michelassi su La finta pazza di Giulio Strozzi e Francesco Sacrati, spettacolo che nel 1641 inaugura il Teatro Novissimo di Venezia.

Per il Settecento, ricordiamo l'intervento di Veronica Vitale sulle versioni drammaturgiche della vicenda leggendaria degli amanti di Teruel (già argomento topico del teatro iberico) nella Spagna di fine secolo e l’articolo di Armando Fabio Ivaldi sulla fortuna delle tematiche donchisciottesche nella librettistica italiana. Per lo spettacolo otto-novecentesco si menziona il contributo di Marzia Pieri, che analizza le soluzioni adottate dai principali interpreti italiani (da Antonio Morrocchesi a Ruggero Ruggeri) per la realizzazione delle scene di follia, spesso giocate sulla ricerca di un corretto equilibrio tra stile sublime e resa naturalistica. Per il Novecento si segnala l'approfondimento di Michela Graziani sulla produzione del drammaturgo portoghese Raoul Brandão e l'intervento di Giona Tuccini su Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo.
















Daniela Sarà


Copertina

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