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Revue d'Histoire du Théâtre


a. LVIII, 2006, n. 3 (231)
ISSN 1291-2530

Il primo dei quattro interventi contenuti nell'ultimo numero della «Revue d'histoire  du théâtre», Beaux masques di Martial Poirson,  è dedicato a uno degli eredi più significativi di Brecht, Benno Besson, scomparso recentemente a Berlino. L'articolo è seguito da un'intervista inedita a Besson effettuata dallo stesso Poirson e da Jean-Pierre Aubrit in occasione della messa in scena di Mangeront-ils? di Victor Hugo nel 2003. Soffermandosi sull'allestimento di questa "storia d'amore e morte", l'uomo di teatro svela la sua personalità, ancorata a una salda posizione estetica e ideologica. Besson si sottrae alle tentazioni del teatro "didattico", ma non rifiuta la possibilità di un teatro "impegnato" che, ora evidenziando il lato comico e grottesco dei testi rappresentati, ora operando una sintesi tra le arti,  non rinunci al piacere dello spettacolo.

Il saggio di Christine Carrère-Saucède, Entre misère et exubérance, les spectacles dans les bourgs de la province française aux XIXe siècle, si propone di contribuire a colmare l'assenza di ricerche sistematiche sulla vita teatrale delle province francesi nel XIX secolo. La maggior parte degli studi si concentrano infatti sulla città di Parigi escludendo le cittadine di provincia che, al contrario, almeno fino al 1864, presentano più di un motivo di interesse. Anteriormente a questa data infatti i differenti governi regolarono la vita teatrale delle province secondo il sistema dei privilegi grazie ai quali controllavano compagnie e repertori. Questo rigido quadro legislativo mirava a offrire a tutti cittadini senza eccezione l'opportunità di assistere a degli spettacoli. L'assenza di originalità del repertorio, l'esiguità e cattivo stato delle sale e le difficoltà di gestione riscontrate dai direttori, erano compensate dalla ricca varietà dell'offerta, che comprendeva anche spettacoli  di circo, danze orientali, giocolieri, acrobati e funamboli e, nell'ultimo quarto del secolo, i cafés chantants rapidamente divenuti gli spettacoli più frequentati. Alle iniziative dei professionisti si sommano quelle dei dilettanti che si cimentano in più campi dalla costruzione degli edifici teatrali, alla realizzazione di spettacoli. Dopo il 1864 buona parte di questo fermento si spense: caduto il controverso sistema dei privilegi, molte cittadine non poterono più beneficiare di una stagione teatrale, dovendosi accontentare solo di qualche rara tournée.

L'articolo di Laurent Turcot raccoglie le ricerche condotte sui teatri del boulevard della seconda metà del XVIII secolo a Parigi, attraverso gli archivi della polizia del commissariato di Châtelet.  Da luoghi di passaggio, questi teatri acquisirono progressivamente la fisionomia di centri istituzionalizzati di spettacolo. Questa trasformazione è sancita dai mutamenti nel comportamento di due componenti sociali: la polizia e il pubblico. La presenza costante della polizia agli spettacoli indica un affinato meccanismo di controllo sociale intorno al luogo teatrale. Il maggior coinvolgimento degli spettatori, sempre più concentrati sull'evento teatrale in sé, fa pensare allo sviluppo della percezione della sala teatrale come qualcosa di ormai autonomo dalla strada.

Il saggio di Harry Redman Jr. è incentrato su Etienne Aignan giornalista, editore, traduttore e poeta tra Sette e Ottocento. Secondo un parere che Redman condivide, i contemporanei attribuivano a Aignan la paternità della pièce La Mort de Louis XVI. Scritta al tempo del tragico evento storico sul quale è basata, l'esecuzione del re, e mai rappresentata a Parigi, la tragedia difende il sovrano, secondo un punto di vista compatibile con quello di Aignan. Ai nobili personaggi della corte (Maria Antonietta, Madame Elisabeth…) fanno da contraltare i traditori e gli oppositori politici (Robespierre, Marat…) ritratti con tinte fosche. Le poche inesattezze storiche contenute nella narrazione seguono il desiderio dell'autore di legare il dramma alla tradizione della tragedia classica.

 

Emanuela Agostini

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