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Italo Moscati

Sophia Loren. La storia dell’ultima diva


Torino, Lindau, 2005, euro 22
ISBN 88-7180-555-0
Italo Moscati torna a occuparsi di icone femminili del grande cinema italiano: dopo Anna Magnani. Vita, amori e carriera di un'attrice che guarda dritto negli occhi (Roma, Ediesse, 2003), è la volta di Sophia Loren. La storia dell'ultima diva, biografia dell'attrice italiana più conosciuta, seguita, apprezzata nel mondo. Una vita romanzesca come la trama di un film. La madre, bella e determinata aspirante attrice seriamente intenzionata a procurarsi un posto nel mondo dello spettacolo (vinse anche un concorso come miglior sosia di Greta Garbo), quando si rese conto che non sarebbe riuscita a realizzare i suoi sogni divenne la prima, intraprendente manager della figlia. Cominciò per Sofia Scicolone (il "ph" e il cognome "Loren" vennero in seguito, quando fu stabilito che per una brillante carriera era necessario un nome d'arte meno banale) una lunga serie di partecipazioni a concorsi di bellezza in cui le forme prorompenti della giovanissima ragazza non passarono inosservate.

Il buon piazzamento in una di queste competizioni le permise di recarsi a Cinecittà e di apparire come comparsa in Quo vadis? (1951), insieme alla madre. Nello stesso anno veniva inventato appositamente per lei il titolo di "Miss Eleganza" al concorso di Miss Italia. Dopo una piccola parte in Luci della ribalta di Fellini (1951) lavorò come modella per alcuni fotoromanzi e grazie a un altro concorso di bellezza conobbe Carlo Ponti, produttore esecutivo della Lux Films, al quale si legò sentimentalmente - e con il quale affrontò mille peripezie pur di diventare sua moglie: il matrimonio celebrato segretamente in America nel '57 fu annullato nel '62 per far cadere l'accusa di bigamia contro Ponti, sposato in Italia e pertanto impossibilitato a divorziare dalla prima moglie; solo nel 1966, in Francia, i due poterono sposarsi, dopo aver ottenuto la nazionalità francese.
 


L'oro di Napoli, di Vittorio De Sica (1954)

Il sodalizio con Ponti segnò per l'attrice l'inizio di un rapida e vertiginosa ascesa verso il successo mondiale. Se L'oro di Napoli di Vittorio De Sica (1954) e la sua interpretazione nei panni della protagonista, una sensuale pizzaiola, le diedero fama nazionale, è alla fine degli anni '50 che la Loren sbarcò a Hollywood per prendere parte a film in cui apparve accanto a grandi divi come Cary Grant, Frank Sinatra, Anthony Quinn. La definitiva consacrazione, che le permise di dimostrare di essere dotata, oltre che di un corpo da maggiorata, di un autentico talento drammatico, avvenne grazie a La ciociara di Vittorio De Sica (1960), dal romanzo di Alberto Moravia: la Loren fu la prima attrice a vincere un premio Oscar per un ruolo recitato interamente in una lingua diversa dall'inglese.

Divenuta ormai una diva del cinema internazionale, la Loren e l'inseparabile Ponti misero in atto un'accorta strategia che alternò produzioni commerciali per il grande pubblico e pellicole d'autore. Amata da pubblico e critica, la Loren nel corso di una lunghissima carriera è stata diretta da registi del calibro di Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola, Francesco Rosi, Sidney Lumet, George Cukor, Michael Curtiz, Robert Altman, Charlie Chaplin (che la volle nello sfortunato La contessa di Hong Kong al fianco di Marlon Brando). Sono in molti tuttavia a ritenere che fu con Vittorio De Sica che raggiunse i suoi massimi livelli interpretativi, spesso grazie a una perfetta intesa con il collega, e affezionato amico, Marcello Mastroianni.
 


La contessa di Hong Kong, di Charlie Chaplin (1966)

Se a partire dagli anni '80 Sophia Loren si è parzialmente ritirata dai set cinematografici, dedicandosi prevalentemente alla televisione (interpretando, tra gli altri, il biografico Sophia: la sua storia di Mel Stuart e il remake di La ciociara di Dino Risi), negli ultimi anni, accettando sempre più raramente di apparire in video, concedendo solo sporadiche interviste o mostrandosi solo in occasioni speciali, ha saputo mantenere intatto attorno a sé l'alone "mitico" della diva. Come scrive Moscati, infatti, "solo le dive speciali sanno che per resistere all'offuscare di un mito conviene sottrarsi o centellinare il rapporto con i mass media, farsi tallonare, regalare qualche parola come un'elemosina a passerotti smarriti dell'informazione, snobbare gli invadenti, deludere i fanatici. La presenza di un'attrice, nei tempi in cui viviamo, deve raggiungere il grande pubblico come un profumo che resta nell'aria, un profumo incisivo che accarezza le narici e svapora lasciando la profonda nostalgia di ritrovarlo" 
 


Una giornata particolare, di Ettore Scola (1977)

Il libro spicca soprattutto per la competenza e la ricchezza di particolari con cui Moscati ricostruisce il contesto in cui si collocano le diverse fasi della vicenda biografica e artistica di Sophia Loren. Il racconto comincia dall'incontro tra i genitori dell'attrice, nei primi anni '30, e si snoda lungo più di settant'anni di storia italiana con puntuali riferimenti ai cambiamenti sociali e politici e soprattutto alle continue trasformazioni nel costume, nella cultura popolare, nei meccanismi produttivi dell'industria cinematografica italiana e nei suoi rapporti con quella statunitense.

Segnaliamo in particolare le pagine in cui l'autore si sofferma sulle modalità della scalata al successo e soprattutto sui primi tentativi, orchestrati dalla madre Romilda, per raggiungere la celebrità, sui concorsi di bellezza, sulla Cinecittà che "era un miraggio ma anche una trappola per le ragazze meno sveglie". Pagine che non possono non ricordare le disavventure di Anna Magnani in Bellissima di Luchino Visconti, ma anche, su tutt'altro versante, i concorsi per aspiranti veline/letterine che oggi affollano i nostri teleschermi.

I biografi in genere tendono inconsapevolmente ad affezionarsi troppo al personaggio di cui si occupano, con conseguenze talvolta pericolose per l'esito del loro lavoro e il rischio di scadere nella celebrazione o addirittura nell'agiografia. La scrittura di Moscati, sempre brillante e carica di graffiante ironia, è caratterizzata dalla tendenza opposta. Le divagazioni e gli approfondimenti, preziosi per la messa a fuoco del contesto, accompagnano infatti un resoconto della vita dell'attrice in cui si avverte costantemente il distacco del narratore che tiene a distanza l'abbandono e la passione del lettore per la diva.
Tommaso Assennato


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