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Alfredo Barbina

Edoardo Boutet. Il romanzo della scena


Roma, Bulzoni, 2005, euro 22,00
ISBN 88-7870-055-X

Strumento prezioso per tutti coloro che, con fondamento storico-critico, vogliano accostarsi al teatro di fine Ottocento, il libro di Alfredo Barbina offre giusto riconoscimento a un critico teatrale che non solo fu uno tra i più acuti, e non convenzionali, testimoni della scena della propria epoca, ma che seppe anche penetrarla con lo slancio appassionato di un protagonista.

Nel fornire capillari analisi della drammaturgia contemporanea portata alla ribalta e nel costruire puntuali ritratti di attori, non sempre lusinghieri, ma comunque calati nella comprensione della difficoltà e dei disagi provocati dalla vita materiale del teatro, Edoardo Boutet, pur spesso disapprovando, non si pose davanti al teatro del suo tempo con l’atteggiamento di un severo censore, ma con la dedizione di un educatore raffinato che volle calarsi, rischiando, nel vivo di quella scena a lungo osservata, fino a scontare in prima persona il fallimento delle proprie utopie.

La prima parte del libro ripercorre le tappe e le direzioni della carriera di Boutet ricomponendo, per tratti essenziali, la fisionomia dell’uomo, le coordinate della sua ideologia, le caratteristiche della sua prosa, lo sfortunato tentativo messo in atto con la Stabile Romana del Teatro Argentina. Ne scaturisce un profilo, forse non ancora completo, ma tale da restituire a Boutet quella dinamica versatilità che Silvio d’Amico aveva congelato in una formula che lo vedeva "vivere bello assorto nella coscienza di questo suo sacerdozio" e che Barbina corregge e attenua, non per ridurne la portata, ma per ampliarne e articolarne meglio il senso: "È tempo ormai di riconoscere a Boutet la non comune sensibilità e il ruolo (prima di Pirandello, e naturalmente su altro versante della vita della scena) dell’innovatore e del riformatore".

La seconda parte del libro è invece da considerare un vero e proprio regalo offerto agli studiosi di teatro. Senza l’arroganza e la pretesa della sistematicità e senza incorrere nel falso pudore di presentare materiali ancora ‘frammentati’, è qui pubblicata un’esaustiva, e corposa, bibliografia ragionata degli interventi critici di Boutet apparsi, su varie e numerose testate, nel lungo periodo che va dal 1877 al 1914. Una traccia certamente di grande interesse per chiunque voglia ricostruire, attraverso la competente e viva voce di un intelligente testimone, i più importanti momenti della scena di prosa italiana tra Otto e Novecento.

Ma i favori fatti agli studiosi in cerca di documenti di prima mano non finiscono qui. Altrettanto importante sotto questo aspetto è infatti l’ultimo capitolo del libro, dedicato all’archivio Boutet, attualmente conservato a Roma, presso la Raccolta teatrale del Burcardo, e di cui Barbina ricostruisce la storia, narrando della lunga mediazione compiuta da Silvio d’Amico presso la vedova del critico per l’acquisto del ricco epistolario, di cui viene qui fornito anche l’intero repertorio. Un elenco che, lungi dal sottrarre "ore di ‘felicità intellettuale’ [allo studioso] evitandogli di ‘fare un salto in via del Sudario" - come bonariamente l’autore fa finta di temere ammiccando - suscita curiosità e voglia di riscontri diretti. Anche perché i cinque brevi saggi raccolti nella terza parte del libro, e scaturiti dalla consultazione di alcuni documenti del Fondo Boutet, costituiscono la prova concreta di quanto proficuo ciò possa essere.


Francesca Simoncini


La copertina

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