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Incendi e teatri a Parigi Festival

Nulla è cambiato nella vita ordinaria parigina: le metropolitane sono sempre affollate di gente indaffarata e stressata: vestiti semi-eleganti da lavoro, borse di pelle e sempre un'inspiegabile fretta che risparmia solo gli ubriachi barcollanti ad ogni ora del giorno e della notte per una città che non pare aiutarli. Gli incendi che spaventano tutti i giornali d'Europa anche qui arrivano tramite i media e non sembrano intaccare la quotidianità della capitale. Gli unici eventi capaci di bloccare per ore intere la frenesia cittadina sono gli zaini che, continuamente dimenticati sui seggiolini del metrò o lungo i binari, richiedono l'evacuazione immediata fino all'intervento degli artificieri.

Probabilmente nemmeno la dichiarazione dello stato di emergenza effettuata ieri dal governo  condizionerà la vita del centro di Parigi, ma permetterà per dodici giorni, più che il tanto discusso coprifuoco, arresti e perquisizioni al di fuori delle normali procedure giudiziarie. La legge che lo consente è datata 3 aprile 1955, anno in cui le forze francesi non riuscivano a controllare i combattenti dell'FLN in Algeria seguendo le regole del diritto comune. Anche in quel caso l'utilità fu relativa, Pontecorvo ha narrato egregiamente le violenze di quegli anni, lasciando ad una scritta finale il compito di descriverne sinteticamente l'inutilità: "nel 1962 veniva dichiarata l'indipendenza dell'Algeria".

 

La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo
La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo


 

In mezzo a tanta confusione il Teatro continua i suoi lavori, con programmazioni che, in certi casi, sembrano esser state fatte conoscendo già gli avvenimenti di oggi. E' il caso del Théatre Victor Hugo di Bagneux dove in questi giorni è stato inaugurato il Festival Auteurs en Acte, che presenta le opere di autori stranieri rifugiatisi in Francia. Fra questi la Trilogie Algérienne di Messaud Benyoucef, fuggito dalla sua patria all'indomani dell'uccisione del suo amico e collega Alloula,  che narra alcuni eventi cruciali della Guerra d'Algeria (in scena venerdì 11). L'inaugurazione è stata invece segnata dalla presenza di Gao Xinjian, premio Nobel per la letteratura, che ha incontrato il pubblico prima della presentazione di una nuova messinscena della sua pièce Au bord de la vie

Esiliato dalla Cina, dove persino il suo nome è bandito da ogni pubblicazione, Xingjian ha trovato un rifugio d'eccezione nella capitale francese, dove ha potuto liberamente proseguire il suo lavoro e condannare la chiusura del governo del suo paese. La ricerca delle radici è stata un punto cardine della sua vita e della sua opera di scrittore, divenendo il tema fondamentale dei suoi due principali romanzi –La montagna dell'anima e Romanzo di un uomo solo – e della sua pièce presentata al Festival. Di fronte ad una crisi di coppia, la protagonista della commedia inizia una lunga ricerca interiore che la porta a rivivere tutte le sofferenze passate, per poterle finalmente dimenticare. Estremamente poetico e toccante, lo spettacolo risente però di una presentazione povera, che delega all'attrice protagonista la quasi totalità delle responsabilità sceniche.

Aldilà delle singole serate e delle possibili imperfezioni, troviamo che il festival diretto da Marcos Malavia abbia il gran merito di aver scelto come tema Français, langue d'accueil, francese lingua d'accoglienza. Apprezziamo che il Teatro si sforzi di parlare di accoglienza, denunciando gli errori più evidenti del passato prossimo francese (vedasi l'Algeria) ma al contempo evidenziando i meriti dello Stato che in certi casi ha saputo dimostrare una politica lungimirante.

 

Gherardo Vitali Rosati

 




 
Incendio a Parigi

Gao Xinjian
Gao Xinjian




 



 
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