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Theaterheute


2003, n. 10, euro 12,80
ISSN 0040-5507
La sezione "Aufführungen" si apre con gli spettacoli teatrali presentati al Festival di Salisburgo. Da un paio di stagioni la rassegna gode di pochi finanziamenti, tanto da costringere gli organizzatori a ridimensionare i progetti e ridurre drasticamente le produzioni. Ad eccezione del tradizionale allestimento di Jedermann di Hugo von Hofmannsthal, le altre rappresentazioni appartengono al repertorio dei teatri ospiti.

La compagnia dello Staatsschauspiel di Hannover ha proposto Peer Gynt di Ibsen firmato da Johann Kresnik. Il regista ambienta la vicenda in un clima postbellico, sottolinea gli aspetti politici del testo, e trasferisce il viaggio del protagonista nelle ideologie del Novecento. Se il taglio interpretativo ha sollevato qualche perplessità, di qualità è risultata l'esibizione degli attori, tra i quali Herhard Marggraf e Benjamin Höppner.

L'allestimento del Woyzeck di Büchner è una produzione del Thalia Theater di Amburgo. Il regista Michael Thalheimer ha interpretato l'omonimo protagonista come vittima della società, sacrificato dalla sua stessa bontà. Nel ruolo del titolo si è distinto Peter Moltzen, il personaggio di Maria è stato affrontato da Fritzi Haberlandt.

In un hangar dell'aeroporto di Salisburgo si è svolta la seconda edizione di "Young Directors Project", che comprendeva l'allestimento di Fruen fra havet (Donna del mare) di Ibsen nella riduzione di Susan Sontag e la regia della giovane Monika Girtersdorfer con Hans Kremer e Anika Mauer nei ruoli dei coniugi Wangel. Nello steso ambito Antonio Latella ha proposto con successo Porcile di Pasolini, allestendo una scena-ring con gli spettatori distribuiti lungo i quattro lati del palco. Tra le pieghe della tragedia si condensano cupi richiami alla realtà politica italiana.

Una lettura in chiave sperimentale di Der Revisor di Gogol è stata affrontata da Alvis Hermanis, giovane regista lettone dello Jaunis Rigas Teatris. Lo spettacolo si basa su una stilizzazione estrema dei personaggi e sul ricorso al linguaggio audiovisivo.

Novità arrivano dalla scena berlinese. Alla Schaubühne si è tenuta la rappresentazione di Suburban Motel 1-6 del canadese George W. Walker, opera ambientata nella camera di un motel dove agiscono un regista di film porno, una donna ex prostituta ed ex alcolizzata, due poliziotti-detective. L'intreccio dei personaggi fa progredire la tensione in una catastrofe finale. I tre blocchi narrativi del testo, trasformati in altrettanti atti, sono stati affidati a tre diversi registi, Enrico Stolzenburg, Armin Petras, Thomas Ostermeier.

Claus Peymann ha portato sul palco del Berliner Ensemble Die heilige Johanna der Schächthöfe di Brecht. L'amara riflessione sul capitalismo diventa rappresentazione comica dei rapporti alienanti, imbevuta di elementi espressionisti, con gli attori che scelgono un registro espressivo dedotto dalla mimica cinematografica, con gesti rapidi ed essenziali. Protagonista, nel ruolo del titolo, è Meike Droste.

Ancora un'opera brechtiana, Im Dickicht der Städte, allestita dal regista polacco Grzegorz Jarzyina, che mantiene vive le denunce politiche del testo e dimostra, in questa maniera, l'attualità dell'opera. Sulla scena ci sono quattro scale parallele, che alludono ai luoghi-simbolo della vita moderna, l'ufficio, l'appartamento, il bar, il bordello.

Il ritratto ("Portrait") è dedicato a Susanne Wolf, interprete recentemente salita alla ribalta della scena tedesca. Attiva dal 1992, la giovane attrice si è distinta al Thalia Theater di Amburgo nel ruolo della protagonista in Nora di Stephan Kimming e la regia di Martin Kusej. Tale successo è stato preceduto da altre riuscite interpretazioni in Edward II di Marlowe e Der Schrei des Elephant (regia di Armin Petras).

La presenza della musica, come componente fondante dello spettacolo, costituisce una tendenza ormai consolidata nel teatro tedesco contemporaneo. Nel servizio dedicato a "Musik und Theater" si analizzano le caratteristiche e i diversi esiti espressivi, prendendo in esame allestimenti particolarmente significativi per lo spessore artistico e il gusto sperimentale, e dove il confine tra teatro di prosa e musical tende a assottigliarsi. Tra i registi considerati figurano i nomi di Martin Schütz, Christoph Marthaler, Alain Platel, Meg Stuart e Frank Castorf.

La rivista ricorda la recente scomparsa di Peter Hachs, scrittore e drammaturgo di area brechtiana, con un profilo attento a delineare la poetica teatrale e ad evidenziare i rapporti culturali soprattutto con la ex DDR.

Un reportage si occupa della scena teatrale serba, ricca di idee e proposte ma assai povera di mezzi e finanziamenti. Dalla cerchia degli scrittori emergono giovani autori, che propongono un teatro di denuncia, ispirato ai modelli linguistici e drammaturgici degli 'arrabbiati' inglesi, Sarah Kane e Mark Ravenhill.

di Massimo Bertoldi


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