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Comunicazioni sociali
Rivista di media, spettacolo e studi culturali

Sezione III: Teatro

anno XXIV, 2002, n. 3 Settembre-Dicembre, euro 12,50
ISSN 0392-8667
primo saggio del volume alcuni esempi di performances teatrali realizzate attraverso Internet. L'autore non si occupa dei casi in cui la rete è usata per diffondere riprese video di spettacoli tradizionali (Gli Uccelli e altre utopie, da Aristofane, trasmesso online dal Teatro della Tosse di Genova nel luglio 2000, eventi sportivi e concerti rock), indaga invece gli esiti del confronto - tutt'altro che risolto - fra teatro e drammaturgia e le infinite potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione. Le più avanzate sperimentazioni mettono in discussione la definizione di 'rappresentazione teatrale' come evento costituito da tre elementi necessari e sufficienti: attore, scena e pubblico. Secondo Chirico, se è vero che i cambiamenti prodotti negli ultimi anni delle innovazioni tecnologiche "stanno ridefinendo l'uomo nella sua natura, nelle sue relazioni, nelle sue modalità di conoscenza, inevitabilmente anche il teatro - che è espressione comunicativa, artistica, conoscitiva e relazionale dell'uomo - per garantire la sua sopravvivenza, la sua continua attualità dovrà ripensarsi, rifondarsi nel corso della 'Rivoluzione digitale'". Senza nessuna intenzione di negare l'importanza della sperimentazione (e senza timore di passare per anacronistici o conservatori) ci sembra che gran parte delle esperienze lucidamente analizzate da Chirico - molte delle quali indubbiamente suggestive - vadano tuttavia considerate come qualcosa di altro dal teatro: si tratta semmai, a nostro avviso, di nuove e interessanti forme di espressione artistica che utilizzano elementi teatrali (e che potranno certamente influenzare il teatro 'tradizionale', da sempre aperto a ogni tipo di contaminazione). Stefano Locatelli offre invece un'interessante studio delle modalità con cui il teatro lascia memoria di sé nel web. L'idea di fondo del saggio è che l'analisi di tali modalità non può prescindere dalla conoscenza dei meccanismi attraverso cui il teatro ha, da sempre, nei secoli, creato e conservato i documenti della sua storia. I nuovi media costituiscono uno strumento eccezionale per la valorizzazione della memoria già esistente (si pensi solamente alle possibilità di accedere online a cataloghi di biblioteche, archivi multimediali, musei virtuali), ma la loro importanza va al di là di questa funzione, dato che la rete stessa produce quotidianamente nuovi documenti attraverso siti dei teatri, i siti personali di attori, siti di riviste specializzate e web-magazines (tra cui Drammaturgia.it, citato da Locatelli come esempio di "luogo di diffusione della cultura teatrale e diffusione critica"). L'autore conclude l'articolo lanciando un inquietante allarme relativo ai rischi di cancellazione di questa importante memoria: "Chi fine farà l'enorme mole di informazioni presenti in rete? Chi preserverà, e come verrà preservata, la 'documentazione teatrale' che stiamo producendo in questi anni attraverso i nuovi media?"

La seconda parte della rivista contiene due brevi interventi di Laura Peja e Annamaria Cascetta seguiti dalla trascrizione di tre lezioni pubbliche tenute da Giovanni Testori al Teatro Off di Milano nell'inverno del 1988. In questi scritti "le riflessioni nascono a caldo; non mancano vigorosi spunti polemici, contro le istituzioni teatrali, prima di tutto"; emerge anche "il progetto di teatro di Testori, centrato su un'estrema nudità ed essenzialità, e sull'intima relazione della parola con il corpo e la voce dell'attore e con il coro di chi assiste", un teatro "vivo, attuale, inesorabile" che sia "un avvenimento che ha ancora il valore di fondazione, uno degli ultimi luoghi di resistenza che sono rimasti in questa società all'uomo, per farsi parte esprimente e partecipante dei suoi bisogni, desideri, angosce, dei suoi terribili perché, che invece l'astrattezza degli altri linguaggi ci strozza in gola".

Andrea Carabelli si occupa infine della lingua teatrale inventata e utilizzata da Testori (in particolare nella Trilogia degli Scarrozzanti), analizzandone la fonetica, la morfologia, il lessico, la sintassi e le figure retoriche. Attraverso l'assenza di regole fisse Testori è riuscito a creare una lingua viva, opposta a quella standardizzata e inespressiva dei media, un lingua pienamente teatrale che "per necessità ha bisogno di essere detta, ha bisogno di essere recitata".

Chiude il volume un interessante "ricordo per immagini" dove fotografie che ricostruiscono le tappe principali della carriera di Giovanni Testori sono alternate a citazioni del poliedrico artista.

di Tommaso Assennato


Copertina

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