Biblioteca teatrale Rivista trimestrale di studi e ricerche sullo spettacolo
Teatri e drammaturgie nel Seicento
n.s., 2001, n. 59-60 (luglio-dicembre), euro 23,24
ISSN 0045-1959
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Il numero raccoglie una serie di articoli ricavati da tesi di laurea discusse presso "La Sapienza" di Roma nell'ultimo decennio (dall'anno accademico 1993-94 al 2000-2001), accomunate dall'ambito temporale dei vari argomenti di ricerca, il XVII secolo. I contributi forniti dai giovani studiosi sono tutti apprezzabili e forniscono un ampio quadro delle modalità drammaturgiche e produttive dello spettacolo seicentesco, dalla Commedia Ridicolosa al Melodramma alle opere pubblicate dai comici professionisti. Rimando all'indice e ai sommari pubblicati in apertura della rivista per il dettaglio degli argomenti trattati, segnalando tra gli altri l'intervento Antropologia del mago di Lorenza Pallini: un accurato studio su una "parte mobile" che, pur non inserendosi stabilmente nell'impianto drammaturgico (verrà infatti progressivamente riassorbita dalle parti più forti), assume una particolare rilevanza nell'ambito della Commedia Ridicolosa e non è assente nella produzione dei comici professionisti, sia per le possibilità spettacolari che offre, sia per il suo status ambiguo che consente tanto di connotarla comicamente ironizzando contro i cultori del sapere esoterico quanto, all'opposto, di inserirla come vero detentore di potere e saggezza superiore che interviene autorevolmente sull'intreccio complicandolo o risolvendolo. Interessante anche Drammaturgie seicentesche di Sandro Piluso, che illustra come già nel XVII secolo i librettisti ricorressero a clichés di conosciuto successo e al riuso di scene e situazioni già accolte favorevolmente dal pubblico.
La pubblicazione è chiusa da una intervista, molto interessante, a Ferruccio Soleri, che ricostruisce con Ferruccio Marotti il percorso con cui ha costruito la sua interpretazione di Arlecchino. La maschera è stata per l'attore uno strumento propedeutico fondamentale, perché riducendo l'espressività del volto e degli occhi ha imposto una recitazione fortemente fisica (che ha valorizzato le esperienze giovanili di acrobata autodidatta e mancato danzatore di Soleri) in cui gli stati d'animo vengono comunicati dall'atteggiamento che assume l'intero corpo; fondamentali la stilizzazione e l'amplificazione dei gesti affettivi, l'uso espressivo dei dettagli del costume, l'attenzione costante alle reazioni del pubblico, la sensibilità ai "tempi" che consente di sorprendere e divertire lo spettatore (le "tecniche di improvvisazione strutturata" di cui parla il titolo).
di Paolo Albonetti
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