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Roger Chartier

In scena e in pagina
Editoria e teatro in Europa tra XVI e XVIII secolo
Prefazione di R. C., traduzione di A. Serra

Milano, Edizioni S. Bonnard, 2001, pp. 109, euro 12,91
ISBN 88-86842-28-7
Il libro pertiene alla filiera della bibliografia analitica e della sociologia dei testi cara a D.F. McKenzie e tenta di miscelare (come asserisce l'A. a p. 81) l'analisi bibliografica alla storia della cultura e della letteratura. Il vol. raccoglie tre conferenze tenute nel 1998 alla British Library e un altro saggio. Riguardano il teatro i primi tre scritti: Il testo come performance (pp. 11-36); Copiato soltanto a orecchio (pp. 37-58); In scena e in pagina (pp. 59-82). Si parla, tra l'altro, di Shakespeare, Marlowe, Heywood, Marston, Jonson, Lope de Vega, Calderón, Molière. Affermava quest'ultimo nell'avviso Au lecteur dell'Amour médecin (1666):

" E superfluo avvertirvi che vi sono molte cose strettamente legate all'azione. Tutti sanno che le commedie sono scritte solamente per essere recitate; consiglio perciò di leggere questa solamente alle persone che abbiano occhi per scoprire, attraverso la lettura, il gioco della scena " (p. 48).

Chartier illustra proprio gli intricati percorsi che conducono dalla scena alla pagina (e viceversa): le relazioni e le differenze tra scrittura, trasmissione orale dei testi sulle scene ed ediz. a stampa; le tracce degli spettacoli nelle opere teatrali pubblicate; gli espedienti editoriali secenteschi per " ridurre la distanza " (p. 49) tra scena e pagina; l'identità collettiva dei testi drammaturgici e la loro fluida instabilità; la genesi, tramite il libro a stampa, della figura autoriale autonoma dello scrittore di teatro, ecc.

Giusta attenzione è dedicata alle forme e ai contesti di produzione e ricezione della drammaturgia tra Cinque e Seicento in Inghilterra, Spagna e Francia, alla centralità della performance (recitazione, canto, lettura ad alta voce, ecc.), alla contrapposizione tra testo-"monumento" e testo-"evento", alle differenze tra punteggiature grammaticale e oralizzata (si pensi alla punteggiatura dipendente dall'oralità della prime ediz. delle commedie di Molière che consente al lettore di ricostruire in qualche misura le ton de voix degli attori), alle prassi stenografiche e mnemoniche di alcuni spettatori-"spie" e ai loro furti testuali " a orecchio " (p. 37), alle ediz. pirata "consuntive" di spettacoli e cosí via.

Stupisce peraltro l'assenza di riferimenti alla storiografia teatrale italiana che pure ha fornito al riguardo, specialmente in questi ultimi anni, un contributo non secondario proponendo validi "grimaldelli" (storici, filologici, ermeneutici) per riavvicinare la drammaturgia dell'età moderna alle tavole del palcoscenico e alla concretezza dei procedimenti editoriali.

St. M.


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