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Carlo Goldoni

La cameriera brillante

A cura di Roberto Cuppone
Introduzione di Paolo Puppa

Venezia, Marsilio, 2002, pp. 278, euro 15,50
ISBN 88-317-8125-1
Prosegue l'edizione nazionale, per i tipi Marsilio, delle opere di Carlo Goldoni. È questo il turno della Cameriera brillante.

La data esatta dell'allestimento settecentesco di questa commedia, stampata nel 1757 (edizione Pitteri), è incerta. Si tratta di una produzione per il teatro di S. Luca, con cui Goldoni stipulò un contratto decennale dopo aver abbandonato l'impresario Medebach, e il teatro di Sant'Angelo, in seguito a controversie editoriali. Il nuovo teatro era di dimensioni assai maggiori del precedente, intimistico e "picciolo" e più adatto alle mimesi 'realistiche' di certi testi goldoniani ("In un Teatro picciolo riescono bene alcune azioni leggere, familiari, o critiche, ma in un Teatro grande conviene scegliere azioni grandiose, strepitose, massiccie": La donna di testa debole, L'Autore a chi legge). Goldoni sceglierà per il Sant'Angelo una drammaturgia in parte 'esotico-monumentale': La Sposa persiana (stagione 1753-54), seguita da L'Ircana in Julfa (1755-56) e L'Ircana in Ispaan (1756-57) - la cosiddetta Trilogia persiana -. E ancora: La bella selvaggia (1757-58), La peruviana (1754-55) e così via.

La cameriera in questione si chiama Argentina e presta servizio in casa di Pantalone, uno dei mercanti burbero-rusteghi goldoniani. Ritiratosi in una villa dell'entroterra veneto pare quasi aver 'abdicato' alla mercatura attiva: un dato da tenere presente nell'evolversi pessimistico dell'ideologia goldoniana. Pantalone, padre di due figlie in età da marito, è assediato dai pretendenti. Il sale della commedia consiste in un esplicito gioco di teatro nel teatro, che studiosi come la Ortiz facevano discendere dalla grande tradizione seicentesca dell'Andreini: Le due comedie in comedia, prima di tutto. Difficile dire se questa sia la realtà. A noi pare che il metateatro, fatte salve le genetiche ascendenze nel XVII secolo, sia intrinseco alla drammaturgia e in particolare alla drammaturgia di autori, quali Goldoni, che intraprendono strade riformatrici, oppure di elevazione socio-culturale di un genere e dei suoi interpreti (fu il caso di Giovan Battista Andreini), o che propongono scritture affatto nuove (vedi Pirandello).

I personaggi della Cameriera brillante sono Pantalone de' Bisognosi ("mercante in villa"), le sue due figlie (Flaminia e Clarice), i due pretendenti (Ottavio e Florindo), la cameriera Argentina e due servi: Brighella (servo di Pantalone) e Traccagnino (servo di Ottavio). La commedia non è 'mondata' delle maschere (Pantalone, Brighella e Traccagnino, alias Arlecchino, alias il facchino bergamasco), né, dunque, dei meccanismi della Commedia dell'Arte, vero lubrificante teatrale di gran parte, ancora, della produzione settecentesca, sia essa in prosa o in musica (si pensi all'opera buffa).

Il personaggio di Argentina (nome che pare alludere più alle qualità vocali di una cantante che di un'attrice di prosa) diventa un vero e proprio motore etico-drammaturgico. Goldoni esaspera i caratteri dei due pretendenti, facendo di Ottavio un supercicisbeo spiantato e fanfarone, e di Florindo, che apparentemente incarna valori più alti, un 'selvaggio' iper-rousseaviano. Tale esasperazione, cui non si sottraggono Pantalone e le figlie, è l'espediente utilizzato per consentire ad Argentina, coadiuvata da Traccagnino-Arlecchino (sempre affamato, sempre dietro a un padrone innamorato e spiantato), di allestire un teatro nel teatro educativo e catartico attraverso cui giungere a una 'catastrofe' benefica. Ma qui sta il colpo d'ala, o di genio se si preferisce, di Goldoni: tutta la commedia nella commedia del terzo atto diventa una variazione del decalogo del buon attore 'riformato', già esposto - in ben altre forme e altri termini - nel manifesto del Teatro comico (1750), opera annunciata, non a caso, da un'attrice, la Medebach, alla fine della stagione 1749-50 del Sant'Angelo.

La commedia per il teatro di San Luca diventa una riflessione, per autore attori e pubblico, sulla professione teatrale, sull'importanza di saper recitare la propria parte a memoria, sulla capacità di impersonare un carattere non corrispondente al proprio 'naturale'. Argentina, capocomica per l'occasione, assegna al fanfarone cicisbeo Ottavio un personaggio in contrasto con la sua natura, e lo stesso fa con gli altri, i quali tentano di svincolarsi dalle assegnazioni per ricadere in una loro 'coazione a ripetere'. Interessantissimi scampoli cronachistici di una pratica coeva di palcoscenico e di recitazione sono il ruolo di suggeritore affidato a Brighella e le difficoltà incontrate nel recitare in "toscano" dal venezianissimo Pantalone; così come le 'riflessioni tra maschere', allorché Brighella dubita ("Ma no ti gh'ha né fegura, né disposizion da Cuviello") della capacità del bergamasco Traccagnino di interpretare un Coviello napoletano ("Lassame ire, fuss'acciso, che songo lo Capitano Spaviento").

Tutto il gioco metateatrale applica al comico le valenze catartiche auspicate da Aristotele per la tragedia. Ma sotto le difficoltà incontrate da Argentina nel far accettare ai suoi attori dilettanti caratteri così diversi dal loro 'naturale', stanno la lunga riflessione del drammaturgo veneziano e il lungo lavoro maieutico condotti sul carattere del personaggio e sul carattere dell'interprete: temi che, in questa "picciola" occasione, vediamo manifestarsi 'dal vivo'.

La filiera che il curatore Roberto Cuppone individua partendo dalla cameriera "brillante" Argentina (interpretata al S. Luca dall'attrice Giustina Campioni) per giungere al ruolo del brillante ottocentesco ci è parsa più vicina al volo pindarico che alla reale storia dei ruoli nel più tardo teatro di prosa (sui ruoli si vedano Cristina Jandelli e Bernhard Diebold): da quest'opera di Goldoni emerge forse più un inno all'attrice comica e alla sua funzione drammaturgico-equilibratrice. Queste superservette goldoniane, tutte figlie dello scambio ruolistico di cui beneficiò la Marliani per Mirandolina, auspicano, o mostrano, una maturazione del lavoro dell'attrice.

Goldoni conferisce ad Argentina qualità di medietas, capacità di equilibrare gli estremi, doti che il mercante Pantalone ha perduto e riesce a recuperare grazie all'intervento teatrale della cameriera/attrice, saggia e depositaria di una pratica attoriale evoluta e 'riformata'. In questo innalzamento socio-drammaturgico è, ora sì, presente l'innesto in una secolare tradizione di affrancamento sociale dell'interprete femminile: da puttana (o servetta se si vuole) a santa, e, in questo caso, a regista-capocomica alter ego en travesti del drammaturgo stesso e delle sue idee.

La Cameriera brillante e il testo 'interno' per la recita dilettantesca sono un vademecum morale-professionale per gli attori della nuova troupe con cui l'autore della Locandiera si trovò a lavorare. Di qui l'importanza della esatta datazione della messinscena su cui si sofferma nell'introduzione Paolo Puppa. Ginette Herry, interpellata da Puppa, colloca l'allestimento della Cameriera brillante prima e non dopo il trionfo della Sposa persiana. Ma il problema appare ancora di difficile risoluzione.
di Gianni Cicali


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