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Luigi Todisco

Teatro e spettacolo in Magna Grecia e in Sicilia. Testi, immagini, architettura


Milano, Longanesi & C., 2002, pp. 269, euro 38,00
ISBN 88-304-1587-1
L'autore è un archeologo e al punto di vista di questa disciplina il volume è subordinato anche se fornisce comunque utili indicazioni allo studioso e allo studente di storia del teatro e dello spettacolo.

A parte una utile e sintetica, ma anche stimolante introduzione, il resto dell'opera è dedicato alla descrizione e al commento delle fonti letterarie e iconografiche (Testimonianze scritte e figurate, pp. 39-135) e archeologiche (Architettura, pp. 137-192) relative allo spettacolo tra Magna Grecia e Sicilia nel periodo compreso tra l'età arcaica e la fine dell'età ellenistica.

Come si legge nell'Introduzione

"Lo scopo dell'autore non era tuttavia quello di proporre un'opera in cui ciascuno degli innumerevoli problemi riguardanti l'argomento fosse documentato, analizzato e discusso dal punto di vista critico in maniera compiuta. Un trattato di simile spessore avrebbe richiesto ben altri mezzi e capacità". L'autore dichiara infatti di avere voluto piuttosto comporre "un quadro informativo di base, agile e tuttavia non privo di riferimenti puntuali, che risulti funzionale soprattutto per chi intenda accostarsi a un tema tanto frequentato, avvertendo anche l'esigenza di apprenderne aspetti ancora labili e controversi. La sua unica certezza è di aver reso acquisibile, in un solo volume di poche pagine, una considerevole quantità di testimonianze che finora si era obbligati a cercare in sedi disparate" (p.14).

In realtà l'opera è preziosa anche perché in un volume misurato di pagine riesce a fornire un apparato ricchissimo di note, di illustrazioni (grafici e fotografie) chiare, nonché di indici puntuali.

La materia è sistemata in capitoli ordinati cronologicamente (si va dal VII al I secolo), e suddivisi in paragrafi dedicati ai diversi generi spettacolari (tragedia, commedia, ditirambo, dramma satiresco ecc) a loro volta distribuiti fra Sicilia e Magna Grecia; le diverse fonti sono poi distribuite secondo due grandi categorie (quelle letterarie e epigrafiche, quelle iconografiche).

La grande precisione analitica con cui ogni documento è descritto fa di questo libro un determinante e aggiornato strumento di consultazione. Anche chi si interessa alla drammaturgia classica troverà nelle minuziose annotazioni dell'autore molto materiale su cui meditare e molti stimoli a cui rispondere. Di particolare utilità la mappa dei luoghi teatrali, un atlante chiaro e istruttivo per chi voglia meditare sulla straordinaria civiltà dello spettacolo italico.

Nella citata Introduzione Todisco sottolinea come la fioritura abbondante dello spettacolo, teatrale e rituale, del nostro meridione non sia solo il ricettacolo di esperienze registrate in prima istanza nella penisola greca; si dà anche il caso di influenze culturali e sceniche procedenti in direzione opposta. Interessanti puntualizzazioni riguardano poi l'analisi dei materiali riconducibili all'artigianato (e quindi al commercio) locale. Statuette, vasi e altri prodotti destinati alle tombe segnalano un riferimento al teatro di secondo grado: non a precisi riscontri spettacolari devono essere ricondotti ma a una memoria indiretta di quelli oppure, se si preferisce, ai contenuti mitici di cui gli spettacoli erano stati vettori in epoca classica e in terra attica o peloponnesiaca. Insomma, anche gli storici del teatro devono fare attenzione - avverte l'autore - a usare quelle fonti come documenti comprovanti funzioni performative: si tratta semmai di trasfigurazioni memoriali fortemente depistate da interessi cultuali e commerciali diversi. Anche se non è escluso che nelle cerimonie funebri all'esposizione degli oggetti contenenti immagini riconducibili ai grandi tragici (ma soprattutto a Euripide) si accompagnassero azioni o letture antologiche di quei classici. Si trattava però di recite del tutto diverse da quelle realizzate nei teatri.

Di particolare curiosità le considerazioni relative alla specificità del teatro comico italico e siciliano dei secoli più bassi. Il nesso con i culti orfici e dionisiaci, oltre che con i riti legati all'oltretomba, getta una luce particolare sulla cultura del meridione dove la trasformazione del culto dionisiaco riconducibile alla tragedia, qui adattato alle esigenze di una società particolarmente attenta alla pratica dei simposi rituali, fa comprendere quale potè essere il punto di collegamento tra la cultura greca d'origine e la successiva fioritura romana e centroitaliana di un diverso tipo di teatralità meno religiosa e più 'empirica', meno attenta al tragico e più incline all'intrattenimento festivo.

di Siro Ferrone


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