Laura Vichi
Jean Epstein
Milano, Il Castoro cinema, 2003, pp. 196, euro 12,90
ISBN 88-8033-251-1
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Il volume di Laura Vichi dedicato a Jean Epstein s'inserisce nella piccola vague editoriale italiana che, nel giro di qualche mese, ha visto la pubblicazione di due traduzioni dei testi del regista e teorico francese (Jean EPSTEIN, L'essenza del cinema. Scritti sulla settima arte, Roma, Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, 2002; ID., Alcol e cinema, Pozzuolo del Friuli, Il Principe Costante, 2002): allo studioso, ma anche al cinefilo curioso, si dà ora la possibilità di affiancare al panorama pressoché completo dei testi del regista un inquadramento critico attento e documentato.
La consueta impostazione cronologica dei saggi del Castoro evidenzia il procedere della filmografia epsteiniana: gli inizi, legati all'avanguardia impressionista francese degli anni Venti, nei film dedicati alla 'fotogenia del tempo' e che culminano in quello che rimane il lavoro più noto, La caduta della casa Usher (1928); i film del 'ciclo bretone', da Finis terrae (1929) a La femme du bout du monde (1937) e gli altri lavori degli anni Trenta, tra documentari e film su commissione; per chiudere col ritorno al cinema degli anni Quaranta, con lo splendido Tempestaire (1947), film - girato ancora in Bretagna - dallo straordinario equilibrio tra il cinema di documentazione antropologica e il racconto di finzione.
Laura Vichi illustra il contesto cinematografico in cui lavora Epstein, i contatti e le affinità con i contemporanei - Delluc, Dulac, Gance, ma anche Vigo e, sul versante sovietico, Vertov - e illumina le numerose tracce che, suggerite dall'opera di Epstein, portano al cinema etnografico e documentario, in un volume che si segnala per gli apparati accuratissimi e la notevole bibliografia.
di Chiara Tognolotti
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