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Giovanna Chiuini

Teatri storici in Umbria. L'architettura

con testi di F.F. Mancini e di F. Boco, F. Bozzi, G. Ciliberti, A. Migliorati

Electa, Milano, 2002, pp. 330, euro 70.00
ISBN 88-435-8276-3
Il teatro all'italiana è una delle tipologie più belle inventate dall'uomo per dare sostanza e funzionalità ai suoi sogni, anzi forse la più bella in assoluto insieme alle chiese, le stazioni e i ponti. Manufatti che accompagnano il viaggio, fisico o interiore. Si tratta di strutture in cui il piacere estetico, pur potenziato dall'immediata percezione della funzione, vive comunque anche di vita propria. E' per questo che le sempre benemerite pubblicazioni illustrate sui teatri storici hanno una resa infallibile. Il volume di Giovanna Chiuini non sfugge affatto alla malìa: dall'intrigante copertina che apre sul particolare dei palchi del teatro Caio Melisso di Spoleto ad una catena ininterrotta di bellezze sette/ottocentesche, dove brillano, salvati dall'accorto programma regionale di recupero, i gioielli della civiltà teatrale umbra.

Restituiti a nuovo splendore da restauri accurati e dispendiosi, in un succedersi di soffitti affrescati, palchi e palchetti, foyer e retropalchi, biglietterie, decorazioni, sipari dipinti, ridanno vita a una storia gloriosa, quella di una società che si riconosceva nella comunità teatrale e ad essa dedicava energie e attenzioni. Come per la Toscana, che ha da tempo restaurato gli innumeri teatri storici sparsi sul suo territorio, ridando loro anche il senso di una ripresa di vita e di programmazione, anche il restauro umbro non si limita ad una, comunque benemerita, funzione di salvaguardia monumentale.

Sfilano nelle pagine i teatri di Bevagna (di una bellezza che lascia senza fiato per armonia di proporzioni e per l'aerea leggerezza delle ringhiere dei palchi), di Citerna, l'Auditorium di Foligno incastonato nella devastata chiesa di San Domenico, di Gubbio (splendido erede di una tradizione accademica che già nel 1602 voleva il suo teatro nel tessuto urbano), la lillipuziana sala a campana di Montecastello di Vibio (68 metri quadri di ispirazione francese, per soddisfare il gusto dell'élite napoleonica di stanza negli anni dell'edificazione), l'essenziale teatro dei Rustici di Monteleone di Orvieto, il moderno assetto del Civico di Norcia (comunità anch'essa precocissima nella passione scenica che già nel 1612 ospitava una struttura stabile nel Palazzo dei Consoli), l'armoniosa sala del Caporali di Panicale, il sontuoso e innovativo teatro Morlacchi di Perugia, voluto nell'ultimo trentennio del '700 da una borghesia illuminata e propositiva (con i suoi duemila posti è ancor oggi uno dei teatri storici più grandi d'Italia), le linee pure del teatro Subasio a Spello, voluto dall'accademia dei Quieti, i due incantevoli ed efficienti teatri spoletini (il Caio Melisso e il Nuovo), il bel Comunale di Todi, il Clitunno di Trevi (dall'intatto sipario ottocentesco), il teatro dei Riuniti di Umbertide, l'unico decorato secondo lo stile neoclassico sopravvissuto ai rifacimenti post-unitari; anelli preziosi di una cultura comune, fatta di socievolezza, impegno progressista, amore per il proprio paese ed orgoglio di appartenenza.

Le articolate schede dedicate ai singoli teatri e i consistenti saggi contenuti nel libro danno conto compiutamente del fenomeno e della sua specificità "regionale" che si inserisce però non in una cultura rivendicativa ma, al contrario, curiosa e capace di solidi legami intessuti attraverso la fitta trama delle relazioni accademiche. Un libro bellissimo, un altro tassello del mosaico splendente della civiltà italiana. 
Sara Mamone


copertina del volume

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La sala a campana del teatro della Concordia a Montecastello
La sala a campana del teatro della Concordia a Montecastello




 
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