drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti

cerca in vai


Maria Teresa Dellaborra

La figura e l'opera di Antonio Cesti nel Seicento Europeo


Firenze, Olschki, 2003, pp. 324, euro 34,00
ISBN 88-222-5295-0
Nelle giornate del 26 e 27 aprile 2002 si è svolto a Arezzo un convegno internazionale su Antonio Cesti che nella città toscana ebbe i natali nel 1623; essendosi poi la sua attività svolta a Firenze, vi morì nel 1669. Il convegno ha reso giustizia a un'artista che guardò all'Europa più ambita del tempo: le corti austriache dell'arciduca Ferdinando Carlo a Innsbruck e quella ancor più prestigiosa di Vienna. Non mancò una proficua parentesi italiana presso la cappella pontificia a Roma. E' significativo, estrapolando dalla sua fertile attività creativa, il fatto che avesse iniziato l'attività operistica a Venezia con L'Orontea nel 1649, ponendosi subito sulla scia di Monteverdi. I molti interventi raccolti nel volume, puntualmente curato da Mariateresa Dellaborra, denotano quanto il personaggio in questione costituisca per i musicologi più che una semplice curiosità; gli studiosi invitati ad Arezzo hanno in sostanza rivendicato la posizione di Cesti in un'analisi a tutto tondo. I contenuti de L'Orontea - mirabile tentativo di sintetizzare i risultati della scuola romana e veneziana, senza rinnegare le radici fiorentine - sono stati affrontati da John Walter Hill, che ha aperto i lavori puntando in modo particolare sul "trattamento dell'aria". Per quanto riguarda Firenze, prezioso l'intervento di Anna Maria Testaverde teso a illustrare, mediante fonti di prima mano, i "palcoscenici fiorentini" (1661) per i festeggiamenti nuziali di Cosimo III e Margherita d'Orléans, mentre l'impegno del Cesti in terra austriaca è stato trattato da Herbert Seifert, con precisi riferimenti alle fonti primarie.

Il copioso raggio di osservazione sui melodrammi è stato oggetto di specifiche relazioni affidate a Carlo Brandon Schmidt (Il Tito), Paola Besutti (Il regio schiavo, a Mantova nel 1662) e Mariateresa Dellaborra con la suggestiva relazione "E' morta Euridice". Influenze di Cesti sull'Orfeo di Sartorio. Il saggio di Francoise Siguret può invece essere considerato una singolare 'deviazione' dai percorsi musicologici: Armonia e contrappunto sull'iconologia de 'Il Pomo d'oro', dal quale si evince quanto il Cesti fosse stato attento alle ragioni del librettista Francesco Sbarra e a quelle "dell' Ingeniere" Ludovico Burnacini. Su questa linea si colloca la relazione di Marc Vanskeeuwijck, centrata su un torneo composto dal bolognese Giovanni Paolo Colonna nel 1676. Sull'importanza del testo per musica nel teatro di Cesti si è soffermata Elisabetta Torselli, in un intervento teso a inquadrare la personalità di Giacinto Andrea Cicognini nell'ambito della librettistica del medio Seicento. Il convegno ha anche tenuto conto di altre produzioni vocali del compositore aretino, quali la cantata. Su questo argomento si sono soffermati Paolo Mechelli, Sara Dieci e Robert L. Kendrick.

Dodici studi che hanno sicuramente riaperto il problema di una collocazione più adeguata per un autore definito "lume maggiore dello stile teatrale" nel contesto dell’opera secentesca. La dimostrazione del peso specifico esercitato nell’evoluzione del teatro verso gli approdi di fine secolo da Antonio Cesti emerge anche dalla ricchezza antologica degli esempi musicali, dalla documentazione originale, dall’allargamento a contesti periferici riportati in primo piano all'attenzione degli studiosi.

 

Antonella Bartoloni


copertina del volume

cast indice del volume


 



 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013