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John Stuart Allitt

Gaetano Donizetti. Pensiero, musica,opere scelte

traduzione di Sergio Pagliaroli

Villa di Serio, Edizioni Vallediseriane, 2003, pp.351, euro 30,00
ISBN 88 - 88076 - 42 - 5
Fra le monografie in lingua italiana questa di John Stuart Allitt, tradotta da Sergio Pagliaroli, arricchisce indubbiamente la bibliografia donizettiana. Il merito principale del volume risiede nella netta individuazione biografica che viene scandita attraverso una ricca documentazione e un'esauriente scelta dei carteggi. Questo lavoro si propone dunque, prima di tutto, come una preziosa fonte per il lettore, che nel panorama odierno non ha a disposizione sull'argomento una scelta bibliografica molto ampia cui fare riferimento, se non il corposo lavoro di W. Ashbrook, Donizetti a Napoli, edito nel 1987 da Samy Fayad - volto appunto a sottolineare i sedici anni di attività 'partenopea' del compositore - e, sul terreno della librettistica, il contributo pubblicato nel 1993 dalla Garzanti Tutti i libretti di Donizetti, a cura di Egidio Saracino. Il lavoro di Allitt si colloca in una posizione abbastanza singolare perché costituisce un approccio completo ma nello stesso tempo accattivante, senza trasgredire i princìpi della correttezza scientifica. Va detto subito che se il primo punto del percorso risulta convincente per quanto riguarda l'aspetto critico, le ambizioni dell'autore vengono spesso frenate da alcune incongruenze; la riflessione appare in sostanza più una scelta motivata dalla passione per il musicista che da una vera e propria volontà di rendere finalmente merito alla figura di Donizetti, ancora 'compressa' fra quelle dominanti di Rossini e Verdi.

Per lo studioso inglese, membro della "Donizetti Society" (associazione cui si devono gran parte delle iniziative riguardanti anche la prassi esecutiva), il compositore bergamasco non è stato infatti mai compreso fino in fondo, né dal mondo muisicologico, da lui definito "colmo di formule e cicalecci e intento a cercare minuzie", né dal pubblico moderno, il più delle volte propenso a trovare stimoli personali nella fruizione delle opere. Insomma viene denunciata una sorta di incapacità nel saper valutare, come si merita, l'opera donizettiana. La colpa, secondo Allitt, è quella di una diffusa superficialità di giudizio espressa dal mondo del melodramma ed è proprio qui che l'autore cade nei limiti di cui prima abbiamo parlato: una cosa, infatti, è puntare l'indice contro una certa stagnazione critica, basata spesso su luoghi comuni, altra cosa riuscire a dimostrare l'assunto.

Se dal volume volessimo ricavare elementi probanti circa l'originalità di Donizetti, in funzione sopratutto delle abbondanti 'lezioni' che da Bellini sarebbero passate a Verdi, da questa monografia poco si ricaverebbe; con questo non c'è dubbio che Allitt si sia dedicato alla ricerca dei motivi che stanno alla base della ricca creatività di Donizetti. Interessante, a questo proposito, la cornice storico-sociologica delineata dall'autore, fermamente convinto che, Eliot alla mano, "il tempo presente e il tempo passato sono forse entrambi nel tempo futuro e il tempo futuro è contenuto nel tempo passato". Proprio in questa citazione è contenuto il fil rouge che lega fra loro i capitoli del volume.

Completa la monografia un'esauriente sezione critica dedicata alle opere del compositore. 

Antonella Bartoloni


copertina del volume

cast indice del volume


 



 
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