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Ugo Chiti

La recita del popolo fantastico (una trilogia)
Il Vangelo dei buffi - 4 bombe in tasca - I ragazzi di via della Scala, cinque storie scellerate

Milano, Ubulibri, 2004, pp. 178, euro 16,00
ISBN 887748250 - 8
A pochi mesi dal debutto - sul palcoscenico del Teatro Metastasio di Prato - dell'ultimo 'capitolo' di un progetto iniziato nel 1996, Ubulibri pubblica i tre testi di Ugo Chiti che costituiscono la trilogia La recita del popolo fantastico: Il Vangelo dei buffi, 4 bombe in tasca, I ragazzi di via della Scala. Un viaggio nell'immaginario popolare toscano che prende spunto da una personale rielaborazione di racconti e suggestioni della tradizione orale.  

Il Vangelo dei buffi, vagamente ambientato nel secondo dopoguerra, mette in scena le picaresche avventure e i vagabondaggi di Gesù Cristo attraverso la campagna toscana. L'azione si apre con il 'reclutamento' di Pietro, che abbandona una madre egoista e dispotica per seguire Gesù; ai due si unisce poco dopo il giovane e ingenuo Giovanni. Segue una serie di bizzarri incontri con personaggi diversi (realistici, surreali o simbolici). Toni comico-grotteschi si alternano ad accenti tragici. Emerge il ritratto di un'umanità crudele, tradita e, soprattutto, sola.

La Resistenza è il tema di 4 bombe in tasca. Ispirata a una leggenda tramandata oralmente (raccolta da un attore della compagnia Arca Azzurra, con la quale Chiti collabora da anni e a cui ha affidato la rappresentazione della trilogia), la storia principale ruota attorno al salvataggio di un partigiano, ferito e nascosto in una grotta, reso possibile dalla 'paranormale' apparizione del fantasma del suo caposquadra, ucciso sotto tortura. Da questa vicenda però si dipartono numerose diramazioni. La pièce diventa racconto e insieme testimonianza dei momenti della guerra partigiana più indelebilmente scolpiti nella memoria collettiva: il rastrellamento, la tortura, la rappresaglia, il sacrificio, a cui corrispondono precise sezioni dell'opera. La struttura del testo è più complessa rispetto al Vangelo dei buffi: alcuni personaggi assumono frequentemente il ruolo di narratori, producendo continue deviazioni dell'intreccio e sfasature del piano temporale.

A differenza di quanto avviene nei primi due lavori, caratterizzati dalla convivenza e dalla compenetrazione di elementi fantastici e realistici, ne I ragazzi di via della Scala (vedi nostra recensione alla prima rappresentazione) si assiste a una netta separazione tra le due dimensioni. Alla fervida immaginazione e ai racconti 'di paura' di un gruppetto di bambini, riuniti nell'androne del loro palazzo, si contrappone infatti una concreta 'cornice' costituita dal microcosmo del condominio e dei suoi abitanti. L'orrore della realtà sfida (e supera) quello dello fantasia.

Con le tre parti di questa 'trilogia' Ugo Chiti prosegue il suo percorso di 'riabilitazione' della lingua toscana, il cui uso spettacolare – non solo in teatro, ma anche (e forse ancor di più) al cinema e in televisione – sembra troppo spesso limitarsi ai suoi aspetti meramente vernacolari o banalmente comici. Nel teatro dell'autore chiantigiano il toscano si riappropria invece interamente della sua forza espressiva, diventando una potente ed efficacissima lingua teatrale, un ottimo strumento al servizio di una drammaturgia che, percorrendo un'ampia gamma di registri, affronta in modo non scontato e con sguardo disincantato 'grandi temi' come la religiosità popolare, la Resistenza, l'infanzia negata.

Si segnala l'introduzione di Silvia Calamai, che rende conto sinteticamente della complessità del percorso intrapreso dall'autore, e l'appendice, curata dalla stessa Calamai, che offre un interessante glossario dei termini e delle forme più 'dialettali' utilizzate nei testi, utile anche per i lettori di area toscana.

Tommaso Assennato


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Ugo Chiti
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I ragazzi di via della Scala



 



 
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