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Contemporaneità e memoria: suggestioni di un convegno Convegni
Si è tenuto a Rocca Grimalda e a Ovada, nei giorni 28 e 29 Giugno, il convegno "L'attore e la memoria", che ha inteso concludere e completare il corso di formazione post-laurea per promotori dei beni culturali, organizzato dall'ente di formazione "Casa di Carità Arti e Mestieri" di Ovada con la collaborazione dell'Università di Genova. Ricordato in particolare l'impegno personale profuso dagli organizzatori Sonia Barillari, Nicolò Pasero, Alessandro Tinterri e Franco Vazzoler, è utile e opportuno tentare di organizzare gli intensi stimoli nati nel corso di questo incontro. Caratteristica singolare di queste due giornate è stata la prevalenza che hanno avuto, anche rispetto ai rimarchevoli contributi di studio, gli apporti di attori e autori sia in forma di considerazioni teoriche e operative, sia attraverso la presentazione di alcuni dei loro lavori.

Lavori, per di più, di notevole spessore a cominciare, in stretto ordine temporale, dalla Rievocazione teatrale de 'Il Quarto Stato' di Pelizza da Volpedo, protagonisti gli stessi abitanti del Comune di Volpedo, in un intreccio di memorie storiche e rievocazioni familiari svolto in 20 stazioni tra i vicoli antichi di Rocca Grimalda. A seguire, nella sera nei locali della scuola materna trasformati in cucina, il Teatro da Mangiare delle Ariette ha offerto, insieme, cibo e memoria. Infine, in chiusura, nel pomeriggio successivo, Fabbrica, di e con Ascanio Celestini, con i suoi racconti trasfigurati in mito.


Teatro da mangiare
Teatro da mangiare

"L’attore e la memoria" è apparso voler trarre la sua prima motivazione dalla rinascita della funzione del narratore e della narrazione nel teatro italiano di questi ultimi anni, con momenti di visibilità, a volte, inusuali in Italia per eventi e vicende di teatro. La memoria, nei dibattiti e attraverso le rappresentazioni, è parsa emergere non come contenitore di ricordi, ma come una funzione della esperienza. A sua volta l’esperienza di configurare, in questa interpretazione, come una funzione del tempo, per cui rappresenterebbe lo spazio percorso in un dato tempo della nostra vita. L'esperienza produce una attività di mappatura, dalla quale si viene a configurare una sorta di percorso interiore. Pertanto la memoria si manifesta come la funzione mediante la quale ripercorriamo la mappa che l’esperienza ha configurato. È dunque un viaggio, o meglio è lo stesso movimento interiore che produce il viaggio, è, in sintesi, non una attività di raccolta e cernita, ma di apprendimento e conoscenza. Chiarire questa funzione può aprire dunque il ragionamento intorno a natura e modalità del teatro di narrazione, e quindi sulla funzione e sulla attività dell'attore/narratore. In effetti, da gran parte degli intervenuti è risultato che il teatro di narrazione non è un "genere" teatrale, non possedendone le caratteristiche di autonomia funzionale, ma risultando invece solo un modo per enfatizzare funzionalità specifiche e insieme generali della rappresentazione.

Non essendo un genere teatrale, come può definirsi questo ripercorrere nello spazio di un teatro, o di un altro luogo definito e concreto, la mappa virtuale del tempo dell'esperienza, compiendo collettivamente quel viaggio/funzione che abbiamo chiamato memoria? Credo che una risposta possa essere che il teatro di narrazione, o della narrazione, è una modalità della drammaturgia, come attività di predisposizione per la scena, vicina a quella, per intendersi, del Dramaturg. Non a caso proprio un Dramaturg, Renata Molinari, tra i relatori del convegno, è risultata la più esplicita e decisa a negare lo status di genere teatrale al teatro di narrazione.

Allora, se è una modalità della drammaturgia, come si definisce e, in conseguenza, come si distingue e differenzia all’interno delle diverse modalità drammaturgiche e della rappresentazione? A questo ulteriore quesito hanno soprattutto risposto attori e autori, nella tavola rotonda del 29.

In effetti quello che il narratore sente di fare in scena è ripercorre quel viaggio nel qui ed ora della relazione con il pubblico, ricreando una nuova, originale, irriproducibile, esperienza, diversa da quella vissuta attraverso la raccolta dei racconti altrui che costituiscono una materia in continua trasformazione. Non solo. L'esperienza degli spettatori rispetto alla narrazione sulla scena non è semplice trascrizione, ma attivazione della memoria personale di ciascuno. Il rapporto con il testo nel teatro di narrazione appare secondario se non del tutto ininfluente o inesistente. Per certi versi ineludibile può situarsi a livelli diversi, all'interno dei quali gioca un ruolo fondamentale anche l’intervento dell’attore.

E se il testo è ineludibile, articolato compiutamente come nella tradizione del teatro di rappresentazione, ovvero solo un riferimento della rappresentazione, consegue, per una sorta di proprietà transitiva, che nel teatro vi è una narrazione anche quando si rappresentano i testi classici. Questa narrazione può essere indiretta e mediata attraverso il testo o può essere direttamente compiuta sulla scena e su questa verificata. Nel teatro di narrazione, dunque, la drammaturgia è vista come funzione in un certo senso esercitata dall’attore/narratore direttamente sulla scena, in quanto il materiale/racconto viene predisposto (per la scena) contestualmente alla sua esposizione (sulla scena). Questo mostrare direttamente la drammaturgia nel suo farsi e costituirsi sulla scena, inoltre, dichiara esplicitamente quella richiesta di coinvolgimento del pubblico che è essenziale esigenza del teatro nella sua capacità di costituire conoscenza e valori collettivi.

La figura dell'attore/narratore trova il suo naturale inquadramento nella tradizione molto italiana dell'autore/attore a partire da Dario Fo e prima ancora, seppur con caratteristiche formali diverse, da Eduardo. Nell'alveo di quelle esperienze è risultata più agevole la rinascita di una generazione di narratori che, se sembrano affondare le loro radici nel tempo remoto delle origini del teatro occidentale, in realtà, risultano, in conclusione, rappresentare un'articolazione molto contemporanea e dibattuta della drammaturgia, la drammaturgia del Dramaturg.

Per concludere ricordo che nel corso della prima giornata sono intervenuti il Dramaturg Renata Molinari, Gerardo Guccini, professore al DAMS bolognese, Remo Melloni della Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi di Milano ed infine Alfonso Cipolla del Conservatorio di Novara. La seconda giornata ha invece visto, come già riferito, il confronto tra attori e autori. Sono intervenuti Ascanio Celestini, Stefano Pasquini delle Ariette e Alfonso Cipolla autori o curatori degli spettacoli citati, insieme a Fausto Paravidino, Paola Bigatto, Luca Valentino e altri, ciascuno portatore di una sua specifica esperienza e memoria.

 
Attori e memoria



la locandina
la locandina


 


Rievocazione teatrale del Quarto stato
Rievocazione teatrale
del Quarto stato

 
 
 



 
 
foto di Oreste Lanzetta




 

 
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