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Medioevo e Rinascimento
(Tre saggi sul teatro)

XVII / n.s. XIV, 2003, pp. 490, euro 68,00
ISSN 88-7988-783-1
L'annuario 2003 del "Dipartimento di Studi sul Medioevo e Rinascimento" dell'Università di Firenze, in collaborazione con il "Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo" di Spoleto, oltre a vari saggi di filologia, metodologia archivistica e alla presentazione di inedite edizioni critiche, contiene tre contributi sulla spettacolarità medicea, ciascuno relativo a un diverso ambito geografico e temporale, per un periodo che va dal 1600 ai primi decenni del '700. Un percorso che parte dalla 'capitale' del regno, Firenze, passa per Livorno e approda alla corte inglese di Giacomo I Stuart.

Il lavoro di Anna Maria Testaverde, Nuovi documenti sulle scenografie di Ludovico Cigoli per l'Euridice di Ottavo Rinuccini (1600) [da noi pubblicato nella sezione "saggi"], grazie al rinvenimento di documenti inediti arricchisce gli studi sulla nascita del melodramma contribuendo a gettare maggior luce sulla prassi più sotterranea e prettamente 'materiale', per questo meno evidente ma non meno affascinante dell'evento rappresentato, che costituiva la base e la ricchezza della spettacolarità medicea.

L'esportazione della cultura e del modello spettacolare fiorentino nell'Inghilterra dei primi decenni del '600 è analizzata nel contributo di Caterina Pagnini, un'indagine sull'effettivo e indiscutibile apporto fiorentino alle manifestazioni spettacolari inglesi. Il saggio è centrato sulla figura di Ottaviano Lotti, residente mediceo a Londra alla corte di Giacomo I e della sua consorte Anna di Danimarca tra 1603 e 1614, in un momento di particolare vivacità di scambi culturali, politici ed economici fra i due regni.

Conclude il percorso la ricerca di Leonardo Spinelli sulle vicende del primo teatro pubblico livornese, lo "Stanzone delle Commedie", uno dei tanti simboli della politica 'impresariale' portata avanti dalle ultime generazioni dei Medici. Nel caso particolare ci si sofferma sulla figura del Granprincipe Ferdinando, figlio di Cosimo III, che proprio sulla città di Livorno investì gran parte delle sue aspirazioni per un progetto di risanamento culturale e architettonico mirato alla realizzazione di un luogo 'ideale', che potesse accogliere il suo desiderio di fuga dalle restrizioni e dalla monotonia della corte del padre.

a cura della redazione


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