Gloria!, commedia musicale esordio alla regia dellattrice e musicista
Margherita Vicario, è stata presentata alla 74ª edizione del Festival
Internazionale del cinema di Berlino, dove ha riscosso interesse guadagnandosi
la candidatura per Miglior Film (e Miglior Opera Prima). Uscito nelle sale
italiane lo scorso 11 aprile, è attualmente tra i candidati per il Gran Premio
della Giuria al Seattle International Film Festival, che si concluderà entro la
fine di maggio 2024. Il film si apre in
una luce liminare che timidamente irradia la campagna paludosa. Il paesaggio
scorre lentamente davanti ai nostri occhi, mentre siamo dolcemente cullati
dallacqua da cui siamo trasportati, diretti verso la storia che deve iniziare.
Così arriviamo allistituto assistenziale di SantIgnazio, non lontano da
Venezia, a inizio Ottocento. Latmosfera tetra degli ambienti fatiscenti viene
ravvivata dai rumori divertiti di un gruppetto di bambini che, guidati dalla
servetta Teresa (Galatéa Bellugi) detta “la muta”, compongono una melodia con
strumenti a percussione, ricavati da scarti di legno. La sequenza, costruita su
una dinamica serie di primi piani riservati ai particolari (mani che giocano,
piedi che danzano), traccia i confini delluniverso poetico di Gloria!:
lintimità del dettaglio senza volto, la pluralità di individui e la
composizione musicale a più voci (e menti).
Una scena del film
Forte di un
soggetto lineare, la storia prosegue raccontando la vita dellistituto
femminile, a metà tra un orfanotrofio e un conservatorio, dal momento in cui
viene donato al corrotto e macchiettistico sacerdote Perlina (Paolo Rossi)
un misterioso oggetto: il pianoforte, invenzione del secolo. Perlina, ex
compositore arrogantemente arroccato sulle passate glorie, non coglie
loccasione per sperimentare la novità, relegando il prezioso strumento nelle
segrete del complesso. Il vantaggio dellesclusione sarà sfruttato da chi è
costretto a vivere ai margini, come la mutacica Teresa, naturalmente dotata di
orecchio assoluto che ritrova momenti di libertà nei nuovi suoni da lei
liberamente composti.
La stessa libertà di espressione è
agognata anche dal corpo ufficiale dellorchestra dellistituto, composto da
giovani donne accomunate da storie di abbandoni e solitudini passate. Nelle
loro sussurrate conversazioni percepiamo la tenace speranza nella ripetizione
dei principi della vicina rivoluzione, liberté, égalité, fraternité, e
gli occhi brillano quando si sogna un incontro con icone coeve del calibro
di Madame de Staël. Così, curiosità e passione uniscono le giovani
donne intorno al nuovo oggetto, che rapidamente evolve in pietra angolare di
una nuova comunità: intima, femminile, inclusiva e libera. Nonostante le
iniziali rimostranze del primo violino Lucia (Carlotta Gamba) nel far
assistere alle riunioni segrete la serva Teresa, è proprio grazie alla
coesistenza di entrambe che si crea una sinergia di virtuose opposizioni: da
una parte, compiendo un notevole salto diacronico, la composizione irriverente
e sregolata di Teresa, accenno a tutta quella musica nata in condizioni di
schiavitù e povertà; dallaltra la sublimazione della regola e dello stile
barocco di fine Settecento, reinterpretata in chiave intimistica da Lucia e
corrispondente alla memoria superstite dellunica orfana musicista nel secolo
dei Lumi veneziano: Maddalena Laura Lombardini Sirmen.
Gli incontri al lume di candela
diventano il diversivo allaspra vita di clausura, dove la frustrazione di
Perlina, nata dalla presa di coscienza della propria inettitudine, si riversa
quotidianamente sul corpo dorchestra. Lentusiasmo giovanile non conosce
ostacoli, ed è così che amori, litigi e innominabili segreti compongono una
polifonia di storie che scandisce il tempo tra le vecchie mura di SantIgnazio.
Dallalacre lavoro notturno nascono rapidamente nuove composizioni mai udite
prima, che permettono alle giovani donne la possibilità di fare sogni di fuga e
dindipendenza.
Il ritmo variabile del montaggio, a
cura di Christian Marsiglia (America Latina, Ti
mangio il cuore), ha la versatilità di valorizzare i momenti di entusiasta
emotività e sottolineare i tempi a tratti lenti e vuoti di una vita monastica.
Marsiglia entra in sinergia con la costruzione delle inquadrature di Gianluca
Palma, assiduo collaboratore nei video musicali di Vicario, spesso
indugiante su dettagli (di corpi), movimentati da scarsa fissità, o su primi
piani, animati da un lieve e misterioso effetto zoom-in. La
collaborazione riesce a circoscrivere e arricchire il panorama frugale e
naturalistico in cui Gloria! si svolge.
Una scena del film
La
filmografia di Sofia Coppola lascia in Vicario una forte
eredità che viene reinterpretata dalla fotografia di Palma attraverso una color
palette tenue, oscillante tra i toni freddi del blu e quelli caldi del
marrone, a sua volta illuminata da luci naturali che efficacemente evitano
effetti di vibranti colorazioni ipersature. A livello tematico si dialoga con
la capacità di Coppola di ricreare universi femminili agorafobici, ben
declinando lintimità e il sentimento di sorellanza di chi forzatamente
condivide la stessa realtà. Centrale, nel poster di Gloria!, il
corpetto delluniforme dellorchestra di colore blu ceruleo, in netto contrasto
con il rosa shocking del titolo (in stile Marie
Antoinette, 2006). Indossato da Lucia, il capo di abbigliamento si
sovrappone con lingenuità di Alicia (Elle Fanning) de Linganno (2017)
e i gesti estremi di Cecilia Lisbon (Il giardino delle vergini suicide,
1999).
Lunione e la condivisione si
trasformano in una resistenza silenziosa e non violenta, circondata dal senso
di inquietudine che incute il mondo esterno. Diversamente dalle sorelle Lisbon
di Coppola, le giovani donne di Vicario riescono a evadere, conquistando ognuna
la propria libertà. Il richiamo nelle scene finali allambientazione pittoresca
di Picnic ad Hanging Rock (Weir, 1975) fa calare un
velo di inquietudine sul posticcio lieto fine, ricordandoci che è una versione
che nelle pagine di storia non è mai accaduta.
Una scena del film Vicario
mette in pratica il lavoro di riflessione già avviato intorno alla figure
femminili nel mondo musicale attraverso Gloria!, andando alla
ricerca di tracce quasi inafferrabili delle musiciste che abitavano i
cosiddetti Ospedali veneziani di fine Settecento. Questi ultimi erano strutture
assistenziali femminili che impartivano la più alta formazione musicale alle
loro frequentatrici: ragazze orfane, abbandonate o “esposte”, i cui concerti
suscitavano interesse nazionale.
Dopo il 2023, anno di interessanti
esordi alla regia (Abruzzese, Riondino, Bozzelli, Buy, Parroni, Fiorello)
capeggiato dallexploit di Cortellesi (Cè
ancora domani) e ancora influenzato dallimmaginario magico fuori da ogni
tempo e spazio de La chimera (Rohrwacher, con cui Gloria! condivide
la produzione TempestaFilm), Vicario doveva trovare il suo posto,
riarrangiando, insieme alla scrittura di Anita Rivaroli (We
are the Thousand, SKAM Italia), in un ristretto universo la
storia che ha accumunato innumerevoli artiste del passato. Con trascurabili
pecche di didascalismo, non infrequente nel cinema nostrano, Gloria! è
un intelligente tributo a tutto quel lavoro animato da irriducibile passione,
svolto nellombra di grandi nomi maschili e rimasto nascosto tra le pagine
della storia, come fiori, dice Vicario, «messi a seccare».
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