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Come fiori a seccare

di Lara Lensi
  Gloria!
Data di pubblicazione su web 28/04/2024  


Gloria!, commedia musicale esordio alla regia dell’attrice e musicista Margherita Vicario, è stata presentata alla 74ª edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino, dove ha riscosso interesse guadagnandosi la candidatura per Miglior Film (e Miglior Opera Prima). Uscito nelle sale italiane lo scorso 11 aprile, è attualmente tra i candidati per il Gran Premio della Giuria al Seattle International Film Festival, che si concluderà entro la fine di maggio 2024.

Il film si apre in una luce liminare che timidamente irradia la campagna paludosa. Il paesaggio scorre lentamente davanti ai nostri occhi, mentre siamo dolcemente cullati dall’acqua da cui siamo trasportati, diretti verso la storia che deve iniziare. Così arriviamo all’istituto assistenziale di Sant’Ignazio, non lontano da Venezia, a inizio Ottocento. L’atmosfera tetra degli ambienti fatiscenti viene ravvivata dai rumori divertiti di un gruppetto di bambini che, guidati dalla servetta Teresa (Galatéa Bellugi) detta “la muta”, compongono una melodia con strumenti a percussione, ricavati da scarti di legno. La sequenza, costruita su una dinamica serie di primi piani riservati ai particolari (mani che giocano, piedi che danzano), traccia i confini dell’universo poetico di Gloria!: l’intimità del dettaglio senza volto, la pluralità di individui e la composizione musicale a più voci (e menti).


Una scena del film


Forte di un soggetto lineare, la storia prosegue raccontando la vita dell’istituto femminile, a metà tra un orfanotrofio e un conservatorio, dal momento in cui viene donato al corrotto e macchiettistico sacerdote Perlina (Paolo Rossi) un misterioso oggetto: il pianoforte, invenzione del secolo. Perlina, ex compositore arrogantemente arroccato sulle passate glorie, non coglie l’occasione per sperimentare la novità, relegando il prezioso strumento nelle segrete del complesso. Il vantaggio dell’esclusione sarà sfruttato da chi è costretto a vivere ai margini, come la mutacica Teresa, naturalmente dotata di orecchio assoluto che ritrova momenti di libertà nei nuovi suoni da lei liberamente composti.


La stessa libertà di espressione è agognata anche dal corpo ufficiale dell’orchestra dell’istituto, composto da giovani donne accomunate da storie di abbandoni e solitudini passate. Nelle loro sussurrate conversazioni percepiamo la tenace speranza nella ripetizione dei principi della vicina rivoluzione, liberté, égalité, fraternité, e gli occhi brillano quando si sogna un incontro con icone coeve del calibro di Madame de Staël. Così, curiosità e passione uniscono le giovani donne intorno al nuovo oggetto, che rapidamente evolve in pietra angolare di una nuova comunità: intima, femminile, inclusiva e libera. Nonostante le iniziali rimostranze del primo violino Lucia (Carlotta Gamba) nel far assistere alle riunioni segrete la serva Teresa, è proprio grazie alla coesistenza di entrambe che si crea una sinergia di virtuose opposizioni: da una parte, compiendo un notevole salto diacronico, la composizione irriverente e sregolata di Teresa, accenno a tutta quella musica nata in condizioni di schiavitù e povertà; dall’altra la sublimazione della regola e dello stile barocco di fine Settecento, reinterpretata in chiave intimistica da Lucia e corrispondente alla memoria superstite dell’unica orfana musicista nel secolo dei Lumi veneziano: Maddalena Laura Lombardini Sirmen.


Gli incontri al lume di candela diventano il diversivo all’aspra vita di clausura, dove la frustrazione di Perlina, nata dalla presa di coscienza della propria inettitudine, si riversa quotidianamente sul corpo d’orchestra. L’entusiasmo giovanile non conosce ostacoli, ed è così che amori, litigi e innominabili segreti compongono una polifonia di storie che scandisce il tempo tra le vecchie mura di Sant’Ignazio. Dall’alacre lavoro notturno nascono rapidamente nuove composizioni mai udite prima, che permettono alle giovani donne la possibilità di fare sogni di fuga e d’indipendenza.

Il ritmo variabile del montaggio, a cura di Christian Marsiglia (America LatinaTi mangio il cuore), ha la versatilità di valorizzare i momenti di entusiasta emotività e sottolineare i tempi a tratti lenti e vuoti di una vita monastica. Marsiglia entra in sinergia con la costruzione delle inquadrature di Gianluca Palma, assiduo collaboratore nei video musicali di Vicario, spesso indugiante su dettagli (di corpi), movimentati da scarsa fissità, o su primi piani, animati da un lieve e misterioso effetto zoom-in. La collaborazione riesce a circoscrivere e arricchire il panorama frugale e naturalistico in cui Gloria! si svolge.



Una scena del film


La filmografia di Sofia Coppola lascia in Vicario una forte eredità che viene reinterpretata dalla fotografia di Palma attraverso una color palette tenue, oscillante tra i toni freddi del blu e quelli caldi del marrone, a sua volta illuminata da luci naturali che efficacemente evitano effetti di vibranti colorazioni ipersature. A livello tematico si dialoga con la capacità di Coppola di ricreare universi femminili agorafobici, ben declinando l’intimità e il sentimento di sorellanza di chi forzatamente condivide la stessa realtà. Centrale, nel poster di Gloria!, il corpetto dell’uniforme dell’orchestra di colore blu ceruleo, in netto contrasto con il rosa shocking del titolo (in stile Marie Antoinette, 2006). Indossato da Lucia, il capo di abbigliamento si sovrappone con l’ingenuità di Alicia (Elle Fanning) de L’inganno (2017) e i gesti estremi di Cecilia Lisbon (Il giardino delle vergini suicide, 1999).

L’unione e la condivisione si trasformano in una resistenza silenziosa e non violenta, circondata dal senso di inquietudine che incute il mondo esterno. Diversamente dalle sorelle Lisbon di Coppola, le giovani donne di Vicario riescono a evadere, conquistando ognuna la propria libertà. Il richiamo nelle scene finali all’ambientazione pittoresca di Picnic ad Hanging Rock (Weir, 1975) fa calare un velo di inquietudine sul posticcio lieto fine, ricordandoci che è una versione che nelle pagine di storia non è mai accaduta.



Una scena del film

Vicario mette in pratica il lavoro di riflessione già avviato intorno alla figure femminili nel mondo musicale attraverso Gloria!, andando alla ricerca di tracce quasi inafferrabili delle musiciste che abitavano i cosiddetti Ospedali veneziani di fine Settecento. Questi ultimi erano strutture assistenziali femminili che impartivano la più alta formazione musicale alle loro frequentatrici: ragazze orfane, abbandonate o “esposte”, i cui concerti suscitavano interesse nazionale.


Dopo il 2023, anno di interessanti esordi alla regia (AbruzzeseRiondinoBozzelliBuyParroniFiorello) capeggiato dall’exploit di Cortellesi (C’è ancora domani) e ancora influenzato dall’immaginario magico fuori da ogni tempo e spazio de La chimera (Rohrwacher, con cui Gloria! condivide la produzione TempestaFilm), Vicario doveva trovare il suo posto, riarrangiando, insieme alla scrittura di Anita Rivaroli (We are the ThousandSKAM Italia), in un ristretto universo la storia che ha accumunato innumerevoli artiste del passato. Con trascurabili pecche di didascalismo, non infrequente nel cinema nostrano, Gloria! è un intelligente tributo a tutto quel lavoro animato da irriducibile passione, svolto nell’ombra di grandi nomi maschili e rimasto nascosto tra le pagine della storia, come fiori, dice Vicario, «messi a seccare».

 


Gloria!
cast cast & credits
 


La locandina del film 

 
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