Scritta nel
1889, la “tragicommedia”, che nellautodefinizione fornisce un giudizio
radicale sulla natura dei personaggi e delle loro esistenze tormentate,
anticipa i temi e i complessi relazionali riversati dallautore nei capolavori
maturi. La composizione è precocemente tesa a rappresentare conflitti
insanabili, in atto o latenti, di persone dalla sensibilità esasperata se non
patologica. Soprattutto il rapporto fra uomo e donna è fonte di un disagio
traumatico proiettato dallo scrittore nei protagonisti, qui una donna e i suoi
due mariti.
La regista, Veronica
Cruciani, osserva: «La
struttura, a prima vista, potrebbe sembrare quella del triangolo borghese,
invece siamo lontanissimi dal naturalismo. È un dramma della crudeltà, questo,
dello scontro violento tra vittime; coglie le contraddizioni che sono dentro di
noi, affronta la questione di chi in una relazione è forte e di chi è debole,
nonché la paura delluomo di essere sfruttato dalla donna» (Nota di regia). Il sintomo della
misoginia, inoltre, inclina alla sensibilità “espressionista”, come accadeva in
uninterpretazione di Elio De Capitani del 1989, per la quale il testo
era valutato materiale drammatico sperimentale, da sottoporsi a verifica
nella scrittura
scenica. Del resto, in
momenti diversi, i due registi osservano concordi certe caratteristiche
dellopera, compreso il rapporto speculare fra le due personalità maschili qui
poste a confronto. Un momento dello spettacolo © Federico Pitto
La
rappresentazione si svolge in sequenze ininterrotte e incalzanti. Subito,
lincontro di due uomini, amici in apparenza, di cui seguiamo la discussione
sullarte e sui problemi di coppia. Adolf è un giovane artista, sposato con la
scrittrice Tekla, che ha aiutato ad affermarsi, alla quale ha dedicato la
propria arte e che lo ha deluso, conquistando unautonomia per lui dolorosa.
Entrato in crisi, ha frattanto deviato dalla prima vocazione, passando dalla
pittura alla scultura. Il più anziano, Gustav (Graziano Piazza), è
intelligente, affabulatore invadente, di forte carisma, capace di imporsi
sullaltro, fino a condizionarlo nei giudizi e nelle scelte e a convincerlo
dessere malato.
Le diverse
età e situazioni sono incarnate da interpreti molto sensibili, interagenti con
schietta empatia. Viola Graziosi incarna in Tekla una smaliziata e
turbata sensualità, sia nellincontro con il più giovane compagno, difronte al
quale vuole sentirsi vincente, sia nel riavviare con lex marito ritrovato i
giochi di seduzione che appaiono come interrotti o riattizzati per carenza
affettiva. Il suo disagio sesprime in gesti volti a saggiare la propria
sicurezza, la forza proveniente da uno scambio comunque squilibrato e fragile,
in costante pericolo. Rosario Lisma presta ad Adolf il volto mite e
conciliante dellinnamorato che apprezza e si adatta, e che poi sfoga la rabbia
segretamente accumulata nellalternanza del dono di sé e dellinsoddisfatta
accoglienza. «Quando
tinnamori totalmente di qualcuno – nota ancora la regista – desideri essere
importante ai suoi occhi, vorresti essere consumato da lui o lei, e non cè
niente di sbagliato in questo […]. Ma quando il desiderio rientra in ruoli di genere
stereotipati, allora diventa pericoloso perché è influenzato dalla storia e dal
potere» (Nota di regia).
Nel momento
in cui la donna quasi assale lamante per riconquistarlo dopo unassenza,
subisce la sua violenza repressa, rivalsa attizzata dal consigliere
interessato, che si rivela il primo marito di Tekla. Lattenzione si sposta
sulla statua velata al centro della stanza, frutto della nuova ispirazione
dellartista: scoperta, essa mostrerà un torso nudo, acefalo, segno
dellinconsistenza identitaria essenziale della persona assunta a modello. Lo
scontro si fa via via più duro, finché Adolf, armato di coltello, minaccia la
donna che pure riesce a domarlo con vezzi e promesse, forte del suo fascino.
Poi Tekla incontra da sola Gustav, grave desperienza, vendicatore presuntuoso,
cinico e velleitario, tornato per distruggere la nuova coppia: la sua tattica,
una maschera di finta benevolenza. Si riaprono scambi perversi - fra desiderio
e impotenza, rimpianti e progetti - che, nel ritorno di fiamma effimero,
escludono unautentica sincerità reciproca. Un momento dello spettacolo © Federico Pitto
Molto
efficace la progressione promossa dalle luci, dai colori e dalle intensità
cangianti (bagliore del bianco, del rosso e del verde) e di belleffetto
sinestetico. Si riproduce il meccanismo che genera la condizione di
“creditore”, nella quale ogni partner
si sente paradossalmente oppresso e vittima, indotto a esibire le proprie
ferite, rilanciando le colpe nella pretesa dun risarcimento. Momentaneamente
sottratto alla tempesta passionale (con il mare sempre in evidenza, oltre i
vetri dun locale panoramico sghembo, traversato da note angosciose
riecheggianti), Adolf assiste dallesterno al conflitto, testimone del comune
destino disperato dei protagonisti.
Nellandamento
dialogato fra i contendenti, sinserisce a tratti lappello diretto al pubblico a partecipare emotivamente al processo
implicito per lasciarlo sconcertato da tanta e tale ferocia, impastata con sì
falsa dolcezza. Lavoro di tre attori moderni, in un “dramma da camera” daltri
tempi, riscoperto e rinnovato; arricchito da semplici, ma convincenti elementi
scenici, usati con abilità e rigore. Malgrado qualche ovvio rilievo retorico,
la regista impronta alla sua creatività istintiva una significativa visione
della messa in scena novecentesca nellapprofondire tensioni e ribellioni dun
drammaturgo del passato, reso prossimo e fraterno per la qualità e i vizi che
rispecchiano i nostri. Vicenda mossa in stile realistico, evoluta in
espressionismo teso e sarcastico e in surrealismo esaltato da suggestioni
oniriche, da immagini simboliche duna strana irrealtà, come il marmo femmineo
che, infine soggetto a sgretolarsi quale sabbia, cattura gli spettatori per
unora e mezzo e li libera in applausi, calorosi e insistenti.
|
|