Pubblichiamo di seguito lintervista di Gabriella Gori
ad Alessandra Ferri, nominata direttrice artistica del Wiener Staatsballet, la
compagnia di Balletto dellOpera di Vienna, dal 1° settembre 2025.
Per chi ci crede il destino di Alessandra
Ferri è scritto nelle stelle, per chi non ci crede è Tyche, la sorte, ad
aver favorito la vita di questa étoile costellandola di incommensurabili
successi, onori e riconoscimenti fino alla recentissima e prestigiosa nomina a
direttrice artistica del Wiener StaatsBallet dal primo settembre 2025. Un
incarico quinquennale, annunciato a Vienna il 24 ottobre 2023, che le è stato
conferito per «la profonda comprensione di ciò che ha bisogno dal punto di
vista programmatico una grande casa di repertorio, come la Staatsoper – spiega Bogdan
Roščić, direttore della Vienna State Opera – e tuttavia sempre aperta alle
forme di espressione contemporanea e alle migliori creazioni del presente». Una
motivazione più che lusinghiera a cui fanno eco le parole di Lotte de Beer,
direttore della Volksoper, che della Ferri ammira «la vasta esperienza, le
naturali qualità carismatiche e la straordinaria carriera che la colloca tra le
più grandi ballerine del nostro tempo e la rendono la personalità ideale per
guidare il Balletto di Vienna».
Una scelta scrupolosa quella dei
direttori viennesi che vede Alessandra Ferri succedere a Martin Schläpfer e
accettare «con immensa gioia» e «onore» questo mandato con il preciso desiderio
– precisa – «di essere una leader ispirata e in grado di ispirare: ispiratrice
attraverso il mio percorso e ispirata dal percorso dei bellissimi e talentuosi
ballerini viennesi».
Dunque una vera e propria svolta
nella carriera della Ferri che a sessantuno anni (è
nata a Milano il 6 maggio 1963) si troverà a
dirigere un organico di centodue elementi, a guidare un secondo ensemble
di ventiquattro stabili impegnati nelle opere alla Volksoper, a occuparsi della Junior Company e ad avere la
direzione artistica dellAccademia di Balletto della Wiener Staatsoper. Un
quadruplice ruolo di grandissima responsabilità in cui potrà riversare tutta la
sua esperienza di étoile e tragedienne e che vale la pena
ricordare, anche solo per sommi capi.
Formatasi alla Scala, Alessandra Ferri appare fin da subito dotata di un precoce
talento e a quindici anni si trasferisce alla Royal Ballet School, a
diciassette entra nel Royal Ballet e a diciannove è nominata Principal Dancer
iniziando a lavorare con coreografi del calibro di MacMillan e Ashton. Nel
1985 Mikhail Baryshnikov la invita a unirsi allAmerican Ballet Theatre
come Principal Dancer e con Micha si esibisce in tutti i ruoli del repertorio
classico ed entra in contatto con grandi autori del XX secolo come Jerome
Robbins, Twyla Tharp, Agnese De Mille, Antony Tudor, Jiří Kylián.
Non doma Alessandra Ferri nel 1989
inizia una stretta collaborazione con Roland Petit nel Balletto di Marsiglia e
in compagnie internazionali e diventa étoile ospite alla Scala che la
nomina nel 1992 Prima Ballerina Assoluta. Un successo planetario interrotto
volutamente nel 2007 quando decide di ritirarsi congedandosi dallAmerican
Ballet Theatre con Giulietta nel Romeo e Giulietta di MacMillan e dal
Teatro alla Scala con Margherita nella Dame aux Camélias di Neumeier.
Lamore per la danza però non labbandona
e dal 2008 al 2014 si cimenta come direttrice artistica della sezione danza del
Festival dei Due Mondi di Spoleto presentando creazioni di Ratmansky, McGregor,
Wheeldon, Bausch, Robbins, Neumeier, Kylián e nel contempo, dopo essersi
separata nel 2012 dal fotografo Fabrizio Ferri da cui ha avuto Matilde e Emma,
si ripresenta a Spoleto nel 2013 danzando in The Piano Upstairs, un lavoro da lei
ideato. Sempre nel 2013 al Signature Theatre di New York interpreta Chéri di
Martha Clarke, insieme a Herman Cornejo; nel 2015 è protagonista di Woolf Works di McGregor
con il Royal Ballet; nel 2016 è Eleonora Duse in
Duse di Neumeier con il Balletto di Amburgo;
nel 2021 riporta in scena LHeure Exquise di Béjart, una pièce creata
nel 1998 per Carla Fracci.
Non si contano le blasonate
compagnie che lhanno ospitata come lOpéra di Parigi, il Mariinskij, lo
Stuttgart Ballet, il Tokyo Ballet, lEnglish National Ballet, il Béjart Ballet
Lausanne, e neppure i formidabili partners con cui ha ballato: Nureyev, Dowell,
Dupond, Legris, Bocca, Acosta, Bolle, Murru, e i premi ricevuti fra i quali due
Sir Lawrence Oliver Awards, il Prix de Lausanne, il Benois de la Danse, il
Dance Magazine Award e il Dance Critics Award.
Un nutrito e invidiabile palmarès
arricchito negli ultimi anni dalla decisione di occuparsi del repertorio, che
lei conosce bene, in qualità di coach di Principal Dancers del Royal
Ballet, del Teatro alla Scala, dellAmerican Ballet Theatre e dellEnglish National
Ballet. Un magistero coreutico esemplare, coronato dalla luminosa
direzione della compagnia di Balletto dellOpera di Vienna, che la rende una
delle figure più straordinarie della scena coreutica e teatrale odierna.
Signora Ferri, cosa lha spinta ad accettare questa
nomina?
Quello che mi ha spinta è stata unevoluzione
naturale della mia vita artistica. Sapevo che ci sarei arrivata, non in quale
momento e nemmeno dove ma sentivo che sarebbe arrivata una proposta del genere. Certo quando sono stata
contattata da Bogdan Roščič e da Lotte de Beer sono rimasta sorpresa perché a
Vienna mi sono esibita molti anni fa in Other Dances di Robbins e con il
Corpo di Ballo viennese non ho mai avuto familiarità. Ho lavorato per anni con
altri organici dal Royal Ballet, allAmerican Ballet Theatre, al Balletto di
Marsiglia, al Balletto della Scala, al Balletto di Amburgo e li conosco bene ma
non mi sarei immaginata di diventare direttore artistico a Vienna. Riflettendoci
però ho compreso che è proprio il non avere un vissuto con il Balletto
austriaco a consentirmi di guardare i danzatori, la compagnia e la loro storia,
libera da legami e condizionamenti pregressi. Questo mi dà grande forza,
libertà dazione, coraggio ed entusiasmo nellaffrontare
questa avventura con lapertura mentale giusta. È un capitolo completamente
nuovo e le svolte inaspettate mi esaltano e mi piace lasciarmi sorprendere
dalla vita che fluisce inarrestabile. Con Vienna mi si è acceso qualcosa dentro
e mi sono sentita elettrizzata, piena di gioia e non spaventata. E quindi va
bene così.
Cosa significa per lei
gestire un corpo di ballo come quello viennese?
Conosco bene queste consolidate
realtà in quanto nasco alla Scala in un teatro con una grandissima storia
centenaria di opera, sinfonica e balletto. Queste compagnie di balletto di
grande tradizione e di grande repertorio, come anche il Royal Ballet dove sono
cresciuta, mi hanno formata e so quali sono le esigenze e le regole da seguire.
Ho però anche conoscenza di gestioni artistiche più libere come allAmerican
Ballet Theatre dove la conduzione è più complicata da un punto di vista
economico e finanziario in quanto sono soggetti privati e devono reperire i
fondi. Assai formativa è stata anche la collaborazione con compagnie dautore come
il Balletto di Marsiglia di Petit e quella con il Balletto di Amburgo di
Neumeier. A conti fatti ho avuto esperienze molto diverse sia allinterno di
enti lirici o fondazioni che al di fuori di essi e questo, spero, mi consenta
di gestire al meglio un complesso coreutico.
Come personalizzerà la sua
direzione?
La personalizzerò integrando tutte
le mie esperienze e riversandole nelle mie scelte direttive e artistiche. Ho
avuto ampie e durature relazioni in tutto il mondo e il mio obiettivo è poter
trasmettere questo mio sapere e condividerlo con una compagnia e con le nuove
generazioni. Il Wiener Staatsballet è una formazione di balletto classica e di
repertorio che, però, deve avere uno sguardo sul presente e al futuro. Per
questo non mancherà il linguaggio contemporaneo ma le coreografie saranno per
un organico accademico perché voglio preservare questa identità e potenziarla.
Ha dei modelli e/o maestri a cui ispirarsi?
Sono cresciuta con un grandissimo
direttore, Mikhail Baryshnikov, fin da quando sono arrivata a ventuno anni allAmerican
Ballet Theatre, che lui dirigeva. Ho imparato molto da lui come ballerino e
capo ed è stato per me uno stimolo allepoca e lo sarà anche ora. Baryshnikov
ha significato moltissimo per me ma anche Marcia Haydée che ha guidato il
Balletto di Stoccarda con grande generosità. Ritengo che la generosità sia un
punto di forza di un direttore e nella mia professione ho incontrato anche
altri grandi maestri come McMillan, Petit, Robbins, Tharp, De Mille, Tudor,
Neumeier, McGregor. Lessere stata musa di questi geni ha reso unica la mia
vita di ballerina grazie alla profondità e intensità del lavoro che ho avuto il
privilegio di fare con loro. Molti non ci sono più ed è un obbligo, per chi
come me li ha conosciuti, mantenere vivo il loro ricordo e la loro lezione
specie quando si approccia il repertorio e a maggior ragione se alcuni di loro
sono ancora fra noi come John Neumeier. Quando si ha il privilegio di lavorare
con questi registi di danza e balletto, perché non sono solo coreografi, lo
spessore dellinterpretazioni che ti danno e ti richiedono va trasmessa e
condivisa.
Coreografi ancora viventi, penso a Neumeier e a
McGregor, hanno creato per lei. In nome di
queste strette e proficue relazioni chiederà “qualcosa”
per il Balletto di Vienna?
Certo, lidea è quella e di averli
in repertorio e non solo. Voglio tenere alta la proposta coreografica del
Balletto di Vienna e loro saranno dei punti di riferimento.
In merito alla prima stagione ha già in mente il
taglio che darà?
Lidea è già maturata e anche se è
prematuro anticiparla posso dire che mi muoverò
sul fronte principale, quello del Corpo di ballo, e su quello del secondo ensemble
con il quale si possono fare cose interessanti. Vorrei far crescere entrambe
questa realtà.
E la Junior Company come intende dirigerla?
Anche alla Junior occorre dare unidentità
e uno scopo più chiari. È formata da ballerini dai diciotto ai ventuno anni che
escono dalla Scuola ma non sono entrati in compagnia e vorrei trasformare la
Junior in un laboratorio per giovani danzatori e coreografi. Tutto è da
sperimentare e inventare con lobiettivo di rafforzare la presenza e la
visibilità di questo gruppo.
E in merito alla Accademia di Balletto della Wiener
Staatsoper quale sarà il suo ruolo?
Avrò la direzione artistica mentre
un direttore si occuperà a tempio pieno della Scuola di Ballo. Vorrei che
questo vivaio di talenti funzionasse allunisono con il Corpo di ballo, lensemble
e la Junior. Limpostazione didattica e la formazione degli allievi dovrà
essere accademica.
Che rapporti avrà con ImpulsTanz, il festival di danza
contemporanea viennese?
Stiamo valutando come collaborare
con questo festival che ha una storia rilevante per Vienna e per la danza
contemporanea internazionale. Sarebbe importante riuscire a creare ununità di
intenti e più forte è questa unità e più significativo diventa il discorso
culturale legato alla danza e aperto al confronto.
Eleonora Abbagnato dirige il Corpo di Ballo dellOpera
di Roma: condivide il lavoro di Eleonora?
A dire la verità non ho avuto
occasione di vedere il Corpo di ballo romano sotto la direzione di Eleonora
Abbagnato. Quello che però posso dire è che conosco Eleonora e so che è molto
appassionata e dà tutta se stessa in quello in cui crede. Per questo ritengo
che stia facendo un buon lavoro e allOpera di Roma sono fortunati ad averla
come direttrice artistica del Balletto.
Il Ministro della Cultura Sangiuliano
ha annunciato la riapertura di due corpi di ballo: dobbiamo crederci?
Direi di sì ma occorre tener
presente che non è sufficiente riaprire un corpo di ballo per farlo funzionare,
occorre trovare il direttore giusto, dare finanziamenti e consentire a questi
organici di vivere con stagioni di balletto e spettacoli di livello sia nei
teatri che li ospitano che in altri spazi.
In questo interregno, prima di arrivare al 1°
settembre 2025 e a latere della preparazione per limpegno direttivo,
cosa sta facendo?
Sto lavorando moltissimo e vado
avanti e indietro da Vienna perché la stagione per il 2025 deve essere
preparata ora e anche per conoscere la compagnia e il teatro. È una grandissima
macchina e non posso arrivare impreparata. A maggio 2024 sarò a New York per il
debutto di Woolf Work di McGregor con lAmerican Ballet Theatre al
Metropolitan e nel frattempo sono anche impegnata come
coach con lEnglish National Ballet
per il debutto di Giselle al London Coliseum a gennaio e con il Royal
Ballet per la messinscena di Manon a febbraio. È molto importante
spiegare ai ballerini come nasce un balletto, come sia influenzato dal contesto
storico e come questa influenza si rifletta nella resa tecnica e nella capacità
di comunicare al pubblico emozioni e sentimenti. Per chi va in scena è
fondamentale poter attingere a questo bagaglio ma è altrettanto fondamentale,
anzi un dovere artistico e morale, per chi ha una lunga esperienza e una
profonda conoscenza della materia mettere a disposizione le proprie competenze.
Si sente una donna realizzata?
Mi sento realizzata e non mi
posso lamentare. Ho avuto sempre coraggio e ho colto le opportunità che la vita
mi offriva. Il coraggio però non basta e deve essere accompagnato da un
grandissimo lavoro e da una ferrea disciplina. In fondo se sai di essere
preparata hai anche la forza di spiccare il volo. Sono tante le componenti che
ti portano a ritenere di essere una donna realizzata e anche se non nego di
aver vissuto momenti difficili forse, inconsciamente e inconsapevolmente, era
preparata ad affrontarli e a superarli.
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