«Coraggio
da veri uomini, cervello da bambini», scrive
Cicerone degli assassini di
Giulio
Cesare (B. Biscotti,
Giulio Cesare: un “tirannicidio” imperfetto, Milano,
RCS, 2020, p. 60). È un mix micidiale, oggi pandemia politica non a caso associata
a quella Covid-19, provocata da sedicenti leader con grossi muscoli e cervelli da
educare. Leadership pericolose.
«Atteggiandosi
a campioni della grandezza della nazione, vogliono determinare chi va
considerato o meno come autentico cittadino». «Questi leader preferiscono una diretta comunicazione
con gli elettori attraverso la propaganda professionale su video e social media
perché questo consente loro di ignorare fatti sconvenienti offerti dagli
esperti». «Una terza tattica è di andare contro al proprio governo. Il termine deep
state si dice abbia avuto origine in Turchia negli anni Novanta, ma ora
occupa un posto di primo piano nel lessico di Trump, Orbán, Erdogan, Johnson e del leader de facto della Polonia, Jaroslaw Kaczynski. Incolpando personaggi senza nomi e senza facce
dietro le quinte e cabale oscure, questi leader hanno scuse pronte per i propri
insuccessi. Un quarto elemento da libretto è la soppressione degli elettori.
Come i tentativi costanti di Erdogan di togliere il potere agli elettori curdi,
Trump e il partito repubblicano vogliono disperatamente privare gli
afro-americani del diritto di voto. Per un aspirante uomo forte, la necessità
di ribaltare la bilancia elettorale apre la porta a ogni tipo di attacco ai
processi democratici» (M. Leonard, Trump
ha ancora armi per vincere. Non fidatevi del vantaggio di Biden, in «Domani», 18 settembre 2020, p. 11).
«Altro
espediente correlato è la “tecnologia politica”, termine per gli sporchi
trucchi comunemente associati alla politica post-sovietica. Tali metodi
includono il sostegno segreto della Russia a candidati di terze parti come Jill Stein nelle elezioni presidenziali
statunitensi del 2016: il kompromat, o materiale compromettente
(sintetizzato dalla ricerca di marcio su Biden in Ucraina); e dichiarare
semplicemente la vittoria prima che i voti siano contati». «Un autoritario in
carica può anche impegnarsi in varie forme di “azioni legali” utilizzando le
forze dellordine o tribunali conformi per facilitare i brogli
elettorali. La repressione degli elettori, insabbiamenti e altre violazioni del
processo democratico. In questo caso uno dei maggiori vantaggi è la capacità di
controllare la tempistica degli eventi o il rilascio di informazioni
politicamente dannose». «Unaltra tattica autoritaria comune è di giocare la
carta del law and order». «Il
problema per i democratici negli Stati Uniti e per i democratici ovunque, è che
tutte queste tecniche tendono a diventare più efficaci quanto più vengono
spiegate. La verifica dei fatti nel caso di fake
news può inavvertitamente diffondere ancora di più informazioni errate. Le
avvertenze circa la soppressione degli elettori possono diventare profezie che
si auto-avverano se un numero sufficiente di persone conclude che il processo è
truccato e non vale la pena di parteciparvi. Contestare le violazioni nei
tribunali crea limpressione di una corsa verso la fine della democrazia»
(ibid.).
In
questa sempre più diffusa guerra civile a bassa intensità, oltre la siepe di
una pandemia sanitaria dovuta a una pandemia politica, cè il buio. «I commessi indossano visiere come
elmetti trasparenti dietro ripari di plastica che sembrano scudi trasparenti.
Probabilmente così devessere: il Medioevo fu tempo di peste». «Stiamo
assistendo al ritorno di molte patologie medievali. È di nuovo il Millenarismo
che marcia». «Il nuovo
Medioevo high-tech vede persino il ritorno della nomenclatura politica medievale.
Un tempo i re furono detti il Calvo (Charles)
o il Crudele (Pietro di Castiglia).
Donald Trump ora soprannomina i suoi avversari Sonnolento Joe o Corrotta
Hillary». «Vi sono anche analogie strutturali – analogie risalenti a ben prima
di Covid-19 e che pongono domande preoccupanti sul nostro futuro post-Covid».
«Il ceto
medio baluardo del mondo nel dopoguerra è in ritirata in tutto lOccidente. La
nuova oligarchia tecnologica richiama laristocrazia medievale, “ceto
cavalleresco senza cavalleria”, come Joel
Kotkin ha scritto nel suo recente The Coming of Neo-Feudalism (New York, Encounter Books, 2020). I
suoi membri vivono in comunità chiuse o isole protette dal resto della società.
Socializzano tra loro in manifestazioni globali, ma senza contatti con chi vive
in aree fuori moda come quelle interne americane (le parti del paese che molti
americani vedono solo dallaereo) o il nord dellInghilterra. Grandi eserciti
di “servi” vestono la loro livrea in forma di t-shirt o cappelli da baseball
decorati con loghi, ed eseguono gli ordini. Ogni giorno di più lélite accademica sembra un clero
medievale. Università e città universitarie sono monasteri doggi che
proteggono i loro membri dalla contaminazione con il volgo. Gli accademici si impegnano
nel moderno equivalente delle dispute medievali: invece di quanti angeli
possano danzare su una punta di spillo, discutono se il sesso sia un costrutto
sociale (lo è)»
(A.
Wooldridge, How we live now. Visors and violence: we are returning to the
Middle Ages, in «The Economist», “This Week”, 19 settembre 2020).
«Comunità chiuse
e monasteri medievali che sono circondati da una classe in espansione di servi
e mendicanti. Servi a chiamata, al seguito delle élite tecniche e amministrative – portano loro il cibo e puliscono
le loro case. Ma invece di essere legati a persone o appezzamenti specifici
sono lavoratori just-in-time, con
contratti a zero ore gestiti da un algoritmo. Si fanno strada attraverso folle
di mendicanti che, in tendopoli, vivono degli scarti del resto della società».
«La più impressionante è tuttavia laffinità nel distacco tra realtà e
immagine. La gente del Medioevo parlava di cavalleria e di gloria di Dio ma
viveva in un mondo brutale in cui le bande si rapinavano a vicenda e i monaci
si impegnavano entusiasti nei peccati della carne. Oggi le élite parlano costantemente di “inclusione” e situazioni “win-win”,
ma hanno creato un mondo in cui le spoglie vanno a una piccola minoranza,
mentre sempre e sempre più persone sono spinte nel deserto. Linferno chiama»
(ibid.).
Coraggio
da veri uomini, cervello da bambini è «America first» che vuole cancellare la
lezione, appresa «ad un prezzo spaventoso», che Franklin D. Roosevelt fece suo programma politico nel suo ultimo
insediamento, il 20 gennaio 1945: «abbiamo imparato che non possiamo vivere in
pace da soli; che il nostro benessere dipende dal benessere di altre nazioni,
molto lontane da noi. Abbiamo imparato a vivere come uomini e non come struzzi
né come bestie alla mangiatoia. Abbiamo imparato ad essere cittadini del mondo,
membri della comunità umana» (J. MacGregor Burns, Roosevelt: 1940-1945, Milano,
DallOglio, 1972, p. 697).
Nel
1960 a Berkeley lo storico Carlo Maria
Cipolla ribadiva che «una delle principali conseguenze della Rivoluzione
Industriale è stata la riduzione del costo e laumento della velocità dei
trasporti. Le distanze si sono ridotte a un ritmo stupefacente. Giorno per
giorno il mondo sembra diventare sempre più piccolo e società che da millenni
si ignoravano praticamente a vicenda si trovano allimprovviso a contatto – o
in conflitto. Nel nostro modo di agire, sia nel campo politico che in quello
economico, sia nel settore dellorganizzazione sanitaria che in quello della
strategia militare si impone un nuovo punto di vista. Nel passato luomo ha
dovuto abbandonare il punto di vista cittadino o regionale per acquisirne uno
nazionale. Oggi dobbiamo uniformare noi stessi e la nostra maniera di pensare
ad un punto di vista globale» (Uomini, tecniche, economie, Milano, Feltrinelli,
1966, p. 5).
I trasporti
sono strumento e simbolo della transizione epocale dal “fare cose” all“interagire”
al fine di soddisfare bisogni umani fondamentali, perciò universali. Trasporti,
istruzione, salute: leconomia del vivere in pace e benessere, necessariamente
tutti insieme dopo aver creato la bomba atomica, nellequilibrio del terrore
che ispirò per istinto di sopravvivenza il contrappeso dei servizi pubblici di
istruzione e sanità tra il 1945 e il 1975, battezzati Trenta Gloriosi da Jean Fourastié, demografo: studioso
della popolazione e del «processo di rinnovamento continuo cui essa è
sottoposta per effetto delle nascite, delle morti e degli spostamenti
territoriali (migrazioni) e sociali (mobilità sociale)» (Treccani, ad vocem). Rinnovamento continuo nellinterazione
senza fine tra produttori e consumatori di servizi, la rivoluzione nella
rivoluzione industriale. La rivoluzione dei servizi, nella loro quotidianità
sofisticati e complessi, continuamente riplasmati da esperienza, ricerca,
necessità, atteggiamenti, comportamenti di ognuno e tutti noi, oltre gli standard
industriali pur nella loro acquisita flessibilità. La particolarità di miliardi
di persone, oggi sempre più in balìa dei muscoli di veri uomini con cervelli
ineducati. «Non ricordo chi ha detto: Dio si vede nei particolari. È vero, ma
non solo Lui». «Questo discorso sui particolari, che potrebbe non finire mai, è
un discorso consolante perché lumanità stessa è un particolare, nelluniverso.
Se i particolari sono importanti, può darsi che siamo importanti anche noi» (F.M.
Ricci, Il mio amore per il particolare,
in «Il Sole 24 ore», “Domenica”,
20 settembre 2020, p. VII).
Covid-19
lo conferma brutalmente. «Il cinismo e la disfatta dellimmaginazione, della
capacità di prevedere ciò che sarebbe accaduto: sono le ragioni del precipizio
in cui Covid-19 ci ha sprofondato secondo David
Quammen, divulgatore scientifico appassionante. Nel 2012, in Spillover
(Adelphi), poderoso saggio sulla “tracimazione”, il passaggio di un virus da
una specie allaltra che è allorigine delle pandemie, aveva riferito di
unipotesi molto radicata tra gli esperti: larrivo di uninfezione virale
originatasi in una foresta pluviale o in un mercato della Cina meridionale.
Causata probabilmente da un coronavirus, avrebbe fatto 30, 40 milioni di
vittime. Si sapeva infatti benissimo cosa poteva accadere: per almeno 15-20
anni gli scienziati avevano lanciato lallarme, il personale sanitario lo aveva
compreso, i giornalisti scientifici lo avevano diffuso, diversi Paesi avevano
preparato piani pandemici, mentre la frequente comparsa di virus nuovi per
luomo (e che dunque potevano diffondersi velocemente in organismi senza
difese) avevano rodato il sistema. Ciononostante qualcosa è andato storto. «Parlo
del mio Paese, il peggiore al mondo per casi e morti. Sì, avevamo un piano, una
struttura per gestire lemergenza, laveva voluto Obama, ma anche Bush aveva
compiuto dei passi in questa direzione. Poi è arrivato questo ignominioso
presidente e lo ha smantellato, perché gli scienziati non sapevano dirgli
esattamente quando la pandemia sarebbe arrivata» (L. Ricci, Disfatta dellimmaginazione, in «Il Sole 24 ore», “Domenica”, 20
settembre 2020, p. II).
Nel
nostro piccolo, in Italia abbiamo fatto molto meglio col valore duna sanità pubblica
da sempre sottodimensionata rispetto alle necessità. Anche la scuola, «ma soprattutto,
ed è questo il punto, la scuola è venuta meno al suo compito principale, che è
quello di trasmettere da una generazione allaltra il messaggio essenziale. Che
lo studio, come il lavoro che deve fargli seguito, costa fatica e che la scuola
è chiamata a costruire gerarchie di merito più giuste di quelle ereditate
dallordinamento sociale» (G.A. Ferrari, Nel
paese che non studia gli insegnanti contano poco, in «Corriere della sera», 19 settembre 2020,
p. 28]). «Nel piano Colao – continua Sabbadini [Linda Laura Sabbadini,
direttrice centrale ISTAT, membro della task force di Colao, ndr] abbiamo posto lobiettivo del 60%
di posti per i bimbi nei nidi e di un forte investimento nelle politiche di
cura delle persone, degli anziani e dei disabili. Se facessimo quanto ha fatto
la Germania in sanità e assistenza avremmo 1 milione e 700 mila lavoratrici in
più, senza contare tutte quelle che non lascerebbero il lavoro per nascita di
figli o malattia dei loro cari. Sarebbe una svolta epocale. Altri lo hanno
fatto, noi mai. È arrivata lora» (Sfida
Recovery: 3,5-4 milioni di posti in più, in «Il Sole 24 ore», 20 settembre 2020, p. 3). Sfida Recovery, anzi sfida
UE, dellEuropa Unita. Nelletà dei servizi la flessibilità in apparenza senza
limiti del digitale, di fatto ripetitivo, può esprimere tutto il suo potenziale
anchesso di servizio e lasciarsi alle spalle gli attuali fuochi fatui di un
mitico altrove di sogni e soldi, in borsa con fantasiose capitalizzazioni – alla
lettera: fantasie – come quella di unauto elettrica inefficiente e invenduta,
ma nellimmaginario neoliberista faro per capitali in apparenza illimitati perché
forniti da banche centrali, anchesse servizio pubblico di rianimazione delleconomia
neoliberista a crescente rischio di collasso. Il debito cattivo nasce qui, dallincapacità
di pensare prima di agire.
In
mancanza di un coordinamento globale di governo, Covid-19, che non conosce
confini, assedia città e regioni che si arroccano anche politicamente per
resistere, e solo lUE condivide la necessaria responsabilità per superare lattuale
drammatico crocevia delletà dei servizi. Ringrazio lamico che mi ha segnalato
l«impressionante dialogo con una intelligenza artificiale» di Kirk Ouimet (on line con il titolo Artificial Intelligence and I Discuss What
Happened Before the Big Bang), conferma che la conoscenza
nasce da buone domande, oggi anche con laiuto dellintelligenza artificiale:
se è intelligente, come lamico opportunamente precisa. Inoltre, a conferma che,
«istruendo un selvaggio nelle tecniche più avanzate, non se ne fa una persona
civile, se ne fa solo un selvaggio più efficiente», oggi nel fobico uso
politico dellinnovazione digitale a ricordarci che «nel futuro, la vita su
questo pianeta dipenderà sempre più dalla capacità delluomo di “seguire
virtute” oltre che “conoscenza”» (C.M. Cipolla, Istruzione e sviluppo: il
declino dellanalfabetismo nel mondo occidentale, Bologna, il Mulino, 2002,
p. 120).
Covid-19
ci sta dicendo che il futuro è già cominciato e che questa capacità va
coltivata sempre e ovunque, anche a casa, perché nelletà dei servizi la sola
barriera fisica è la violenza.