Nonostante lemergenza sanitaria, lassociazione U Svegliu
Calvese è riuscita ad allestire la trentaduesima edizione dei Rencontres des chants polyphoniques a Calvi, in Corsica. Un appuntamento che ha ricalcato
la formula degli anni precedenti, con la serata inaugurale di lunedì e una
media di più di un concerto al giorno, dal martedì al sabato. Nonostante i
posti per il pubblico fossero contingentati, si è trattato tuttaltro che di un
festival in tono minore, sia dal punto di vista quantitativo sia da quello
artistico, con i padroni di casa del gruppo vocale A Filetta a presentare i consueti canti polifonici còrsi.
Tra le novità cè Clair-Obscur
che, presentato insieme allEnsemble
Constantinople, ha base in Canada ed è specializzato in musica di
origine persiana. Lincontro tra questa atmosfera e quella còrsa (ma anche quella
medioevale e rinascimentale) si è rivelato perfetto grazie a un lungo lavoro di
preparazione. Lesordio nella cattedrale di Calvi era dunque molto atteso per
unesperienza dascolto nel segno del confronto tra culture. I suoni degli
strumenti si sono amalgamati con le voci valicando i confini della tradizione
musicale locale, affrontando miti e storie contemporanee. Tra i momenti più
emozionanti una Follia affidata alle voci e alla viola damore, che ha rivisitato
in modo affascinante uno dei topoi della
musica rinascimentale.
A Filetta in esibizione al festival @ Foto di Silvio Siciliano
Da Marsiglia sono giunti a Calvi due ensembles vocali, uno maschile e uno femminile. Il primo, Piadas, ha proposto un repertorio basato
sulloccitano, lingua parlata nel sud della Francia oltre che in alcune aree di
Spagna e Italia. La formazione vocale, il cui nome in occitano significa “tracce”,
sotto la direzione artistica del cantante Manu Théron ha proposto una
prassi musicale che viene dalla tradizione popolare: una voce intona una
melodia che viene ripresa e sviluppata dalle altre quattro. La mancanza di una
scrittura musicale comporta unesecuzione molto impegnativa, ma sicuramente
affascinante. Il lavoro di Piadas è basato sulle poesie di Roland Pécout,
classe 1949, artefice del recupero della cultura occitana con richiami ai poeti
della Beat Generation e ad altri suoi contemporanei.
Les Dames de la Joliette riunisce cinque musiciste che
hanno come punto di riferimento la tradizione musicale e poetica delle sponde
del Mediterraneo. Una bella riserva di emozioni e sensazioni coniugata al
femminile. I testi sono stati affidati al compositore Gil Anorte Paz
che ha messo in musica le parole di poetesse non solo europee, ma anche
sudamericane. Il gruppo vocale si basa su strumenti quali il pianoforte,
la chitarra e soprattutto le percussioni, che si pongono come autentica spina
dorsale della performance musicale.
Molto ritmo, quindi, a sorreggere le armonie vocali, più che le polifonie vere
e proprie. Una scelta che premia per la forza interpretativa delle cinque
musiciste.
La Noeva in esibizione al festival @ Foto di Silvio Siciliano
Restando ai gruppi vocali femminili, sei cantanti di
Liegi formano lensemble La Noeva.
Nel repertorio del concerto hanno presentato il Llibre Vermell di Montserrat,
una delle raccolte più note della musica medievale. Distribuite equamente tra
soprani e mezzosoprani-contralti e vestite con costumi depoca, le musiciste di
Noeva hanno proposto uno spettacolo dinamico, cantando in continuo movimento. Lispirazione
è quella delle miniature e dei quadri medievali dove compaiono scene danzanti e
bozzetti di vita quotidiana. Il Llibre
è composto da canti di contenuto sacro, con la descrizione della Vergine Maria
come modello femminile, ma non dimentica lanimo umano che si stupisce della
natura, strettamente legata alla religiosità. Ai brani medievali La Noeva ha
affiancato pezzi contemporanei che, come quelli antichi, non hanno un
linguaggio legato alla scala temperata, grazie a un percorso inverso dal punto
di vista storico musicale.
Concludiamo
con la presenza italiana del progetto Suddissimo, un omaggio alla figura
di un grande musicista pugliese. Quel Matteo
Salvatore che, dopo essere stato attivista per il riscatto della sua terra,
è diventato cantautore, impegnandosi a far conoscere il sud nella sua anima
popolare piuttosto che popolaresca. Lo ha fatto con brani che raccontano storie
di lavoro, sfruttamento, emigrazione, descrivendo al tempo stesso anche luniverso
dei sentimenti. Il gruppo ha visto due anime, quella rappresenta dalla
tradizione di Roberto ed Emanuele Lucci (rispettivamente padre e
figlio, il quale suona in modo magistrale la tzoura) e quella dei più giovani Enza Pagliara e Dario Muci, con la ritmica affidata a Angelo Urso e Franco Nuzzo.
La performance si è svolta in un
contesto dove il pubblico inevitabilmente si attende le danze in tempo
ternario. Una concessione fatta in tre occasioni; ma per tutto il concerto lanima
autentica di Salvatore è stata rispettata, grazie a uninterpretazione comunque
molto personale, apprezzata dal pubblico. Ai brani si è aggiunta la voce
recitante in francese di Lauriane Goyet,
presenza abituale della famiglia di U Svegliu Calvese, in questo caso nella
veste di scrittrice.
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