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Lettera da Calvi. Rencontres des chants polyphoniques

di Michele Manzotti
  Rencontres des chants polyphoniques
Data di pubblicazione su web 29/09/2020  

Nonostante l’emergenza sanitaria, l’associazione U Svegliu Calvese è riuscita ad allestire la trentaduesima edizione dei Rencontres des chants polyphoniques a Calvi, in Corsica. Un appuntamento che ha ricalcato la formula degli anni precedenti, con la serata inaugurale di lunedì e una media di più di un concerto al giorno, dal martedì al sabato. Nonostante i posti per il pubblico fossero contingentati, si è trattato tutt’altro che di un festival in tono minore, sia dal punto di vista quantitativo sia da quello artistico, con i padroni di casa del gruppo vocale A Filetta a presentare i consueti canti polifonici còrsi.

Tra le novità c’è Clair-Obscur che, presentato insieme all’Ensemble Constantinople, ha base in Canada ed è specializzato in musica di origine persiana. L’incontro tra questa atmosfera e quella còrsa (ma anche quella medioevale e rinascimentale) si è rivelato perfetto grazie a un lungo lavoro di preparazione. L’esordio nella cattedrale di Calvi era dunque molto atteso per un’esperienza d’ascolto nel segno del confronto tra culture. I suoni degli strumenti si sono amalgamati con le voci valicando i confini della tradizione musicale locale, affrontando miti e storie contemporanee. Tra i momenti più emozionanti una Follia affidata alle voci e alla viola d’amore, che ha rivisitato in modo affascinante uno dei topoi della musica rinascimentale.


A Filetta in esibizione al festival
@ Foto di Silvio Siciliano

Da Marsiglia sono giunti a Calvi due ensembles vocali, uno maschile e uno femminile. Il primo, Piadas, ha proposto un repertorio basato sull’occitano, lingua parlata nel sud della Francia oltre che in alcune aree di Spagna e Italia. La formazione vocale, il cui nome in occitano significa “tracce”, sotto la direzione artistica del cantante Manu Théron ha proposto una prassi musicale che viene dalla tradizione popolare: una voce intona una melodia che viene ripresa e sviluppata dalle altre quattro. La mancanza di una scrittura musicale comporta un’esecuzione molto impegnativa, ma sicuramente affascinante. Il lavoro di Piadas è basato sulle poesie di Roland Pécout, classe 1949, artefice del recupero della cultura occitana con richiami ai poeti della Beat Generation e ad altri suoi contemporanei.

Les Dames de la Joliette riunisce cinque musiciste che hanno come punto di riferimento la tradizione musicale e poetica delle sponde del Mediterraneo. Una bella riserva di emozioni e sensazioni coniugata al femminile. I testi sono stati affidati al compositore Gil Anorte Paz che ha messo in musica le parole di poetesse non solo europee, ma anche sudamericane. Il gruppo vocale si basa su strumenti quali il pianoforte, la chitarra e soprattutto le percussioni, che si pongono come autentica spina dorsale della performance musicale. Molto ritmo, quindi, a sorreggere le armonie vocali, più che le polifonie vere e proprie. Una scelta che premia per la forza interpretativa delle cinque musiciste.


La Noeva in esibizione al festival
@ Foto di Silvio Siciliano

Restando ai gruppi vocali femminili, sei cantanti di Liegi formano l’ensemble La Noeva. Nel repertorio del concerto hanno presentato il Llibre Vermell di Montserrat, una delle raccolte più note della musica medievale. Distribuite equamente tra soprani e mezzosoprani-contralti e vestite con costumi d’epoca, le musiciste di Noeva hanno proposto uno spettacolo dinamico, cantando in continuo movimento. L’ispirazione è quella delle miniature e dei quadri medievali dove compaiono scene danzanti e bozzetti di vita quotidiana. Il Llibre è composto da canti di contenuto sacro, con la descrizione della Vergine Maria come modello femminile, ma non dimentica l’animo umano che si stupisce della natura, strettamente legata alla religiosità. Ai brani medievali La Noeva ha affiancato pezzi contemporanei che, come quelli antichi, non hanno un linguaggio legato alla scala temperata, grazie a un percorso inverso dal punto di vista storico musicale.

Concludiamo con la presenza italiana del progetto Suddissimo, un omaggio alla figura di un grande musicista pugliese. Quel Matteo Salvatore che, dopo essere stato attivista per il riscatto della sua terra, è diventato cantautore, impegnandosi a far conoscere il sud nella sua anima popolare piuttosto che popolaresca. Lo ha fatto con brani che raccontano storie di lavoro, sfruttamento, emigrazione, descrivendo al tempo stesso anche l’universo dei sentimenti. Il gruppo ha visto due anime, quella rappresenta dalla tradizione di Roberto ed Emanuele Lucci (rispettivamente padre e figlio, il quale suona in modo magistrale la tzoura) e quella dei più giovani Enza Pagliara e Dario Muci, con la ritmica affidata a Angelo Urso e Franco Nuzzo. La performance si è svolta in un contesto dove il pubblico inevitabilmente si attende le danze in tempo ternario. Una concessione fatta in tre occasioni; ma per tutto il concerto l’anima autentica di Salvatore è stata rispettata, grazie a un’interpretazione comunque molto personale, apprezzata dal pubblico. Ai brani si è aggiunta la voce recitante in francese di Lauriane Goyet, presenza abituale della famiglia di U Svegliu Calvese, in questo caso nella veste di scrittrice.



Rencontres des chants polyphoniques



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Les Dames de La Joliette
@ Foto di Silvio Siciliano
 
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