«I
Paesi che si sono opposti ai coronabond (versione aggiornata degli eurobond),
meriterebbero di essere ringraziati. Hanno scoperto le loro carte e ci hanno
detto con franchezza che lUnione europea, per loro, non è e non deve diventare
una federazione. Dovrebbe essere soltanto una confederazione di Stati sovrani
che non intendono condividere le responsabilità di obbligazioni emesse da una
Banca centrale per affrontare le conseguenze economiche di un grave problema
sanitario. Forse dovrebbero spiegarci perché hanno accettato la moneta unica e
permesso che la Commissione di Bruxelles gestisse la politica commerciale
dellintera Unione. Ma la coerenza non è la prerogativa degli Stati» (S.
Romano, Federazione o confederazione? Se l'Europa perde il treno dell'unità,
in «Corriere della Sera», 4 aprile 2020, p. 27). La coerenza gli Stati lhanno
avuta nel farsi guerra. Dopo lapocalisse novecentesca, siamo finalmente in pace
nellUE, che con lelezione diretta del Parlamento va verso un governo federale
responsabile politicamente di preservare la pace in Europa, promuovendola
a tal fine nel mondo. Ma gli Stati restano incoerenti e anche nella crisi globale
di Covid-19, la peggiore dal dopoguerra, un piano comune per proteggere i più
colpiti e preservare il mercato unico è ostacolato dallentrata in gioco dei
meccanismi nazionali: il rigore esiziale degli olandesi e la posizione per
molti versi giusta italiana, di cui però molti non si fidano, dopo gli impegni non
rispettati dal governo di allora nella crisi 2007-2013. LItalia può rendersi credibile,
ma lOlanda nella sigla MES trova alleati Lega e Fratelli dItalia che la
demonizzano per mettere nellangolo Giuseppe Conte nel ruolo di traditore
della patria (cfr. M. Zatterin, editorialista de «La Stampa», a Radio3 Mondo, 8
aprile 2020, ore 11.00). Un
gioco di specchi, anzi di specchietti in cui le troppe persone morte o rovinate
nella crisi purtroppo sono e saranno vere, ma i morti non votano e i vivi possono
essere manipolati (anche dalla malavita), perché «resta il fatto che abbiamo un
anomalo rapporto tra grande debito pubblico e enorme ricchezza privata: 4.374
miliardi di attività finanziarie delle famiglie (contro 926 miliardi di
passività), 1.840 miliardi di attività finanziarie delle società non
finanziarie; contro 2.409 miliardi di debito pubblico» (Il banchiere, intervista
di A. Cazzullo al presidente emerito di Intesa Sanpaolo G. Bazoli, in «Corriere
della Sera», 4 aprile 2020, p. 17). Niente male, nel 2018 il prodotto interno
lordo UE era 15.900 miliardi, il nostro 1.753. Siamo una nazione ricca in uno Stato
povero.
Pure
lOlanda è ricca. «Tangenti, conflitti dinteresse, rapporti incestuosi tra
imprenditori e politici, spartizioni e affari opachi. Sembrano le immagini
sgranate dellItalia di Mani Pulite, quella del 1992, e invece è lOlanda di
oggi», «dove le multinazionali hanno un peso che non ha pari nella Unione
europea e dove le porte girevoli tra i due mondi sono allordine del giorno
alimentando il rischio di conflitti di interesse giganteschi. Dalle
multinazionali arrivano, per esempio, il premier Mark Rutte e il
ministro delle finanze, Wopke Hoekstra. E forse non è un caso» (R.
Galullo-A. Mincuzzi, Il dossier segreto che svela il sistema olandese,
in «Il Sole 24 ore», 11 aprile 2020, p. 10). Non è un caso, da loro come da noi
“Its the economy, stupid!”, slogan vincente di Clinton nel 1992 e neoliberista
bandiera atlantica: di stampo nordamericano nellOlanda e a deriva sudamericana
nellItalia, perché «il capo del governo italiano sa che il margine di manovra
è molto limitato, consapevole che senza il sostegno dellEuropa la situazione
finanziaria italiana diventerà in breve insostenibile» (J. G., Italie: Conte
doit jouer léquilibre entre lUE et les europhobes, in «Le Monde», 12-14
aprile 2020, p. 7).
Anche
la Germania deve giocare dequilibrio tra UE e eurofobi, ma cè «il chiaro
impegno di Angela Merkel in tedesco, inglese, italiano, francese e
spagnolo sullaccount twitter del suo portavoce venerdì 10 aprile»: «cinque
tweet, in cinque lingue diverse, e un unico messaggio: “Laccordo dei ministri
delle finanze dellEurogruppo è un elemento importante duna risposta condivisa
e solidale alla pandemia di Covid-19. È ormai possibile a tutti gli stati
membri intraprendere la lotta contro la disoccupazione. I programmi devono
essere attuati al più presto. Non possiamo superare questa crisi che insieme”».
«Contrariamente a unidea spesso diffusa allestero, anche una larga
maggioranza di tedeschi auspica laiuto finanziario europeo ai paesi più
duramente colpiti dalla crisi, come la Spagna e lItalia. In un sondaggio
realizzato per la catena pubblica ZDF, e pubblicato il 9 aprile, il 68% degli
intervistati è favorevole. Tra le varie categorie di elettori, solo quelli del
partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) sono in grande
maggioranza contrari (79%)» (T. Wieder, Comment Merkel tente de tirer les
leçons de la crise de leuro, ivi, p. 7).
Coi
nostri sovranisti a fare gioco di squadra con Olanda e sovranisti tedeschi nel “tanto
peggio tanto meglio” della non-politica, da noi «la questione del sostegno
finanziario dallEuropa contro la crisi da coronavirus è diventata pura guerra
di comunicazione. I fatti non contano più. Contano solo gli slogan. Se ne sono
dette troppe sullaccordo raggiunto dallEurogruppo il 9 aprile e non resisto
alla tentazione di chiarire un po di cose». «Nessuno ormai si preoccupa di
spiegare allopinione pubblica perché il Mes [meccanismo europeo stabilità, ndr] senza condizionalità (se non quella
di spendere soldi) e a tassi di interesse sovvenzionati non andrebbe bene. Né
ci si preoccupa di notare che, seppure lentamente, lUnione europea si sta
avviando a estendere le emissioni in comune di titoli pubblici, già in uso per
Bei [Banca europea investimenti, ndr]
e Mes, al finanziamento di altre iniziative (lo SURE, il fondo per la Ripresa).
Non chiamateli eurobond perché al nordeuropa il termine fa venire lorticaria,
ma questo sono. Non posso chiudere senza ricordare di nuovo (repetita iuvant)
un altro punto fondamentale. Per quanto utili le nuove iniziative di
finanziamento concordate dallEurogruppo, il principale contributo al
finanziamento del deficit italiano questanno ci verrà dalla Bce, con acquisti
dellordine di 240 miliardi di titoli di stato italiani. Si tratta di ordini di
grandezza enormi rispetto ai numeri sopra citati. Perché non lo si vuole
riconoscere?» (C. Cottarelli, Un assurdo dibattito sui fondi del Mes. La
condizione è spendere di più, non meno, in «La Stampa», 12 aprile 2020, p.
11).
Apparentemente
opposti, i sovranismi sono tutti figli del nichilismo politico neoliberista, disastroso
anche nellanglosfera non più negazionista di Donald Trump e Boris Johnson,
perché contro Covid-19 la sola arma è la solidarietà: «in diritto
internazionale, s. di interessi, lo stesso che comunanza internazionale
di interessi», vale a dire «rapporto esistente fra due o più stati quando
la tutela degli interessi di uno giova alla tutela degli interessi dellaltro o
degli altri» (www.treccani.it). Al di là dellegoismo nazionale, la vera e
propria idiozia politica del rifiuto neoliberista di solidarietà sta negli scarni
numeri di «Le Monde Diplomatique» di aprile: nel 1980 in Francia aveva 11
posti-letto ospedalieri per mille abitanti, oggi 2,8; 7,9 nel 1970 gli USA,
oggi 2,8; lItalia per i casi severi ne aveva 922 ogni centomila abitanti nel
1980, 275 trentanni dopo. Per attirare i capitali neoliberisti, gli Stati si sono
suicidati svendendo la salute dei loro cittadini e tradendo ignobilmente ogni
impegno di protezione e solidarietà.
Da sempre la geopolitica europea ammette
solo lalternativa solidarietà/guerra civile. «I sovranisti, con la “scusa” dellimmigrazione
(problema serio ma esagerato strategicamente), vogliono distruggere lUnione
europea e sostituirla con tanti orticelli apparentemente sovrani ma in realtà
alla mercé di Russia, Stati Uniti e Cina. Paesi europei relativamente piccoli
finirebbero per combattersi fra loro in guerre commerciali, con tariffe,
svalutazioni competitive, concorrenza fiscale. Un gioco a somma ampiamente negativa
che abbiamo già sperimentato negli anni Venti e Trenta fra due guerre mondiali,
e che ha prodotto un disastro» (A. Alesina-F. Giavazzi, Il secondo virus,
in «Corriere della Sera», 4 aprile 2020, pp. 1, 32). Altro tratto costitutivo europeo
è la piazza. «Oltre la mascherina, guardo la piazza, oggi». «Le nostre piazze
ora sono spente. Ed ecco la mia sorpresa: quando guardo la piazza, oggi, dopo
il primo smarrimento, non vedo più la desolazione, come i primi giorni. Vedo
semplicemente e quietamente un vuoto disponibile: il vuoto di un tempo sospeso,
ripulito dallabituale e caotico affollamento, ma come in attesa di essere
riempito in un modo nuovo. Un vuoto di attesa. Unattesa vergine: che sconfina, quasi, con una promessa. Come se,
incongruamente e improvvisamente, mi apparisse in nostro potere la fantasia di
poter abitare la piazza come simbolo di comunità più visibile, di cittadinanza
migliore» (P. Sequeri, Il vuoto “disponibile” che ci sta aspettando, in
«Avvenire», 4 aprile 2020, p. 2).
Ne nos indúcas nel Padre
nostro è tradotto “non ci indurre”, ora provvidenzialmente precisato in
“non abbandonarci” alla tentazione, perché a mancarci non è la resilienza, ma lintelligenza
del nostro mondo unito tecnicamente e frantumato umanamente che ci fa dire,
pregare “libera nos a malo”. «Libera nos
amaluàmen. Non sono molti anni che
il mio amico Nino sè reso conto che non si scrive così. Gli pareva una
preghiera fondamentale e incredibilmente appropriata: è raro che una preghiera
centri così un problema. Liberaci dal luàme, dalle perigliose cadute nel
luamàri, così frequenti per i tuoi figlioli, e così spiacevoli: liberaci da ciò
che il luàme significa, i negri spruzzi della morte, la bocca del leone, il
profondo lago! Liberaci dalla morte ingrata: del gatto nel sacco che luomo
sbatte a due mani sul muro; del cane in Piazzola a cui la sfera dacciaio
arroventata fuoriesce fumando dal sottopancia; del maiale svenato che urla in
cima al cortile; del coniglio muto, del topo di chiavica che stride tra il muro
e il portone nel feroce trambusto dei rastrellatori. Libera Signore i tuoi figli
da questo luàme, dalla sudicia porta dellInferno!» (L. Meneghello, Libera
nos a Malo, Milano, BUR, 2006, p. 92).
«Nei
rapporti tra famiglie era quasi onnipotente nel determinare il costume ciò che
si chiamava lintaresse, naturalmente
in funzione della solidarietà familiare. Né le leggi dello stato né i precetti
morali della religione avevano – nel modificare questo codice di condotta – la
forza che aveva invece il senso del decoro (“no sta ben”), di ciò che riscuote
la sanzione della comunità, e che può differire profondamente non solo da
quello che prescrive la legge, ma anche da quello che ingiunge la religione». «Il
ladro di galline non è né onesto né disonesto, è un ladro». «Se è vero che nei
rapporti tra famiglie era quasi onnipotente linteresse, non bisogna però
credere che fosse onnipresente. Inoltre se il lavoro era duro, e riempiva le
giornate di ciascuno, non è detto però che isolasse lindividuo dal resto del
paese; avveniva anzi il contrario. Badando ai propri interessi e al proprio
lavoro, la gente si mescolava con la gente, attraverso una fitta serie di
rapporti disinteressati. Era questa la sfera della nostra libertà paesana. Il
lavoro stesso, le necessità della giornata, lattendere alle proprie faccende,
i brevi intervalli di riposo, il semplice andare fino in piazza a comprare, a
portare qualcosa, a chiamare qualcuno, bastavano a mettere ciascuno a contatto
con tutti. Non soltanto avevamo una persona pubblica, ma anche agivamo in
pubblico. Buona parte di ciò che si faceva, era fatto davanti agli occhi di
tutti, era conosciuto, valutato, commentato: apparteneva oltre che a noi, al
paese. Qui non valeva più la legge severa della Necessità: si poteva
improvvisare, scherzare, osservare come vivevano e scherzavano e improvvisavano
gli altri; si partecipava con piacere e scherzavano e improvvisavano gli altri;
si partecipava con piacere e disinteressatamente a una vita comune, e per solo
effetto della comune appartenenza allo spazio pubblico del paese». «Le piazze e
le strade erano la nostra agorà; la nostra lingua, a differenza di quella
attica, non si scriveva, ma era ricca e flessibile, e con essa si riproduceva
come in uno specchio di parole il quadro rallegrante di una vita fatta non solo
di triboli, ma anche di incontri, di avventure, di capricci alati, di
riflessioni, di liberi eventi» (ivi, pp. 104-107).
Libera nos a Malo in una comunità
più visibile, una cittadinanza migliore, in Europa e nel mondo, passo dopo
passo. «Mentre insegniamo le tecniche, dobbiamo insegnare anche il rispetto per
la dignità e il carattere sacro della personalità umana. Se non vogliamo che la
fine sia peggiore dellinizio è necessario intraprendere unazione urgente» (C.M.
Cipolla, Uomini, tecniche, economiche, Milano, Feltrinelli, 19905,
p. 142). «Lo scopo di questa formazione generale è luomo critico e tollerante,
che col suo contegno dimostri di aver riguardo per i suoi simili e di possedere
sensibilità per la comunità in cui vive e lavora. Solo con uomini simili si può
costruire e mantenere una società libera e si può creare uno largo strato sociale
capace di pensare ed agire politicamente, di trovare le vie giuste per
lesercizio del potere e di adoperarsi risolutamente per il nostro sistema di
vita. Dal successo o dallinsuccesso dipende il destino dellumanità» (F.O.
Ruge, Politica e strategia, Firenze, Sansoni, 1969, p. 219). «Visione di
un popolo che si autogoverna, formato da cittadini politicamente uguali e in
possesso di tutte le risorse e istituzioni necessarie a questo scopo, rimarrà
un ideale trascinante anche se impegnativo per la ricerca di una società in cui
le persone possano vivere in pace, nel rispetto delluguaglianza intrinseca di
ciascuno, cercando insieme la miglior esistenza possibile» (R.A. Dahl, La
democrazia e i suoi critici, Roma, Editori Riuniti, 19972, p.
464).
Lo
storico italiano Carlo M. Cipolla ci parla da Yale nel 1960, lo stratega
ed ex ammiraglio tedesco Ruge da Francoforte nel 1967, il politologo americano Robert A. Dahl da Yale nel 1989, lungo un secolo in cui siamo stati
indotti e abbiamo volonterosamente ceduto alla tentazione. Ora confidiamo di
non esservi più abbandonati, qualcosa dovremmo avere compreso almeno in UE, eccezione
nel mondo, per ora.
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