Mettere
in scena Edipo re implica una scelta coraggiosa. Significa confrontarsi
non solo con uno dei drammi antichi più conosciuti al mondo ma anche con limmaginario
comune del teatro greco. La tragedia di Sofocle suscita ancora oggi un sacro
rispetto, oltre a destare un certo sospetto legato alla “deriva” psicanalitica
che ne è sorta. I
registi si trovano quindi a un bivio: riproporre il testo e la drammaturgia
sofoclea originali o rivisitare in chiave moderna il capolavoro classico. La
via maggiormente perseguita negli ultimi anni è stata la seconda. Si pensi al
recente Edipo re del regista Andrea Barocco recensito su questo magazine. La scelta è dovuta in
parte alla difficoltà dei registi che, non supportati da un drammaturgo
competente, talvolta semplificano o persino fraintendono il testo sofocleo
(letto in traduzione) anche nel significato più profondo. Lo
spettacolo Edipo re andato in scena al Teatro di S. Lorenzo di Milano dal
10 al 14 dicembre con la regia di Christian Poggioni e la drammaturgia
di Elisabetta Matelli è lesito felice di una scelta doppiamente
coraggiosa. La volontà di riproporre in modo fedele il dramma greco nella sua
interezza e nella sua arcaicità è in qualche modo “trasgressiva”. Limpiego di soli tre attori, cui si aggiunge il corifeo, e lutilizzo delle maschere sono il risultato di uno studio filologico del testo originale. Questa drammaturgia arcaica caratterizza profondamente lo spettacolo che ha unatmosfera misteriosa, a tratti inquietante, in linea con la ricerca di Edipo della propria identità.
Un momento dello spettacolo @ Paolo Zunino Gli
interpreti assumono movenze solenni, recitano in maniera enfatica, urlano e
piangono in modo straziante. Particolarmente coinvolgente la rhesis angeliké
in cui il messaggero riferisce il suicidio di Giocasta e laccecamento di
Edipo. Eleos e phobos sono trasmesse al pubblico efficacemente. Le
maschere con i capelli posticci, realizzate da Zorba Officine Creative, si
basano sulle pitture vascolari greche. La fisionomia nascosta degli attori è
compensata dalla voce forte e dalla dizione scandita e ritmata dei tre bravi interpreti:
Simone Mauri, Giulia Quercioli, Stefano Rovelli che creano
un “linguaggio figurale”. La scenografia di Dino Sera è limitata a tre luminosi
oggetti di scena: il trono di Tebe, il disco solare e una sorta di tripode
allusivo dei vaticini che sconvolgono le esistenze dei personaggi. Uno
spettacolo asciutto in un crescendo di drammaticità, cui contribuiscono anche
le musiche originali di Irina Solinas. Nel finale Edipo che finalmente “ha
visto” (oida) la verità accecante della sua identità si dirige
claudicante (oidan-pus) fuori dalla città. Agnizione (ἁναγνώρισις) e rovesciamento
della sorte (περιπέτεια) si sono compiuti. Si conclude così “la tragedia
perfetta” stando ad Aristotele (Poetica, 1452b). Il pubblico applaude
commosso.
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