Per la migliore comprensione di
questa messa in scena della commedia di Tom
Stoppard conviene rifarsi alla Favola
del principe Amleto,
ideata e diretta la scorsa stagione dallo stesso regista Marco Sciaccaluga. Lo spettacolo, allestito nella Sala Mercato del
Teatro Nazionale di Genova, si rappresenta infatti dopo la Favola, nel medesimo dispositivo scenico e con le maschere già
calzate dalla stessa compagnia di ex-allievi della Scuola di recitazione
genovese.
Il progetto iniziale, secondo il
quale i due titoli gemellati dallidea del regista avrebbero dovuto recitarsi
in alternanza, non è stato realizzato a causa di difficoltà finanziarie e
organizzative. La rappresentazione ridimensionata riesce comunque a illustrare la
qualità del testo (pure ampiamente ridotto nelle battute e nelle didascalie),
spesso accostato ad Aspettando Godot –
per la coppia di protagonisti complementari Rosencrantz e Guildenstern, affini
a Estragone e Vladimiro – e nato nel clima drammaturgico e linguistico del
teatro dell“assurdo”.
Un momento dello spettacolo @ Federico Pitto La fortuna dellopera, presentata
al Festival di Edimburgo del 1966, prosegue fino ai giorni nostri anche grazie
al film omonimo del 1990. Il play risulta
tuttora gustoso per lintreccio dei motivi tratti dalle variazioni sul modello
shakespeariano e per la valorizzazione di alcuni dei suoi personaggi minori. I
due amici legati ad Amleto vengono convocati dal Re Claudio perché indaghino
sulla “pazzia” del principe. Compito arduo per le loro forze, come lo è la
comprensione del senso della propria vita. Rivelatosi il nipote testimone
scomodo, oltre che stravagante, Claudio incarica i due di accompagnarlo in
Inghilterra, dove ha disposto che Amleto venga eliminato. Inizialmente, in cammino verso Elsinore,
i due compagni giocano a testa o croce: Guildelstern lancia le monete e
Rosencrantz le intasca, sempre favorito dalla sorte. Ciò li fa riflettere sulla
stranezza e lirrazionalità del caso, così influente sulle vicende umane. È lassunto
decisivo nel far sì che il pessimismo dellautore inneschi una comicità amara, aspra
sui registri più esilaranti della farsa. I turbamenti della coppia crescono allincontro
con la compagnia ambulante e con il più nobile e privilegiato eroe, poiché il
loro nome risulta equivoco, intercambiabile, dando luogo a gags inquietanti. A corte organizzano la recita richiesta da Amleto
per smascherare lassassino di suo padre. I “tragici” guitti ambulanti
accettano di interpretare lAssasinio di
Gonzago, con leffetto sperato da Amleto, ma al contempo causa del suo
allontanamento.
Un momento dello spettacolo @ Federico Pitto Il viaggio verso lisola
britannica viene turbato dallassalto dei pirati e animato dalla ricomparsa
degli attori. Amleto sventa la minaccia della lettera che lo condanna, sostituendola
con una di suo pugno che punisce gli infedeli, e viene catturato dai pirati.
Mentre la compagnia recita il cruento finale di Amleto, Rosencrantz e Guildenstern sperimentano lillusoria
possibilità di cambiare la loro sorte: in scena con gli attori, verificano i
trucchi del mestiere e la morte, altrettanto illusoria, nella finzione. Non
resta loro che rassegnarsi al fato sempre inspiegabile e scomparire. Una
sparizione attuata deponendo semplicemente la maschera. In questa versione (al
contrario delloriginale), non giunge un messaggero ad annunciare la morte del
titolo, riconoscibile nel suo compimento simbolico. Da ricordare che lo stesso
Sciaccaluga aveva diretto unedizione della commedia negli anni 90 con tre
attori, e che unedizione del 1999 (ripresa in una fortunata tournée decennale), anchessa con un
trittico di interpreti, diretta da Letizia
Quintavalla e Bruno Stori, era caratterizzata
dalluso di marionette nelle parti dei guitti.
La recitazione adotta il gusto
per limprovvisazione e la spontaneità; gode della clownerie, senza caratterizzarsi (con lalibi delle maschere) quale
“Commedia dellArte” aggiornata, quantunque antieroica e antimanieristica la
volesse lautore. Ne risultano una piacevole miscela di gags e una gestualità ostentatamente irruenta nei momenti
parodistici. Le maschere, “rubate” con feconda intuizione alla fantasia di Ezio Toffolutti (che le inventò per Benno Besson), vengono scambiate fra
quattro coppie di attori nei ruoli eponimi, là dove anche quella di Amleto è
assunta via via da tre attrici e un attore.
Un momento dello spettacolo @ Federico Pitto Lo spazio è delimitato dalle
quinte e da tavoli mobili; dalla sagoma duno scafo e da una botola dalla quale
sbuca la compagnia. I tratti dei costumi restano quelli essenziali della Favola. Il ritmo musicale è fornito
dalla sonorizzazione ottenuta con la voce e con la percussione manuale degli
oggetti di scena, ai quali saggiungono le note degli strumenti della fanfara
della troupe rabberciata.
Una filastrocca goliardica scandisce
i nomi dei protagonisti e Quindici
uomini, sulla cassa del morto è il canto riecheggiato dai pirati dellIsola del tesoro. Nellandamento festoso
dellinsieme, una sorprendente maturità distingue la giovane compagnia, la
consolida nellentusiasmo e nella condivisione, che il pubblico ripaga con gli
applausi del gradimento pieno.
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