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L’aria dei Tempi

di Marco Pistoia
  Ritorno a Reims
Data di pubblicazione su web 21/11/2019  

Né intellettualistico né ideologico, questo spettacolo complesso e importante e, oggi, quanto mai urgente, è ricco sia di robuste qualità intellettuali sia di una sana e rigorosa ideologia, che in termini teatrali si direbbe declinata, in particolare, in direzione brechtiana.

Come un gestus brechtiano Thomas Ostermeier ha infatti immaginato questo grande progetto europeo, affidandolo a interpreti diversi nei diversi allestimenti nel Regno Unito e in Germania, in Francia e in Italia. E di precisi modelli troviamo più volte conferma anche nell’intervista al regista che apre il libretto di sala del Piccolo, dove peraltro sono richiamate la grande tradizione di Strehler e, appunto, le sue celeberrime regie di Brecht.


Un momento dello spettacolo
@ Misiar Pasquali

La scena è semplice e mimetica, come a creare un senso di “straniamento”: in uno studio l’attrice Sonia (Sonia Bergamasco) fa da voce narrante, fuori campo, a un documentario su e con Didier Eribon a partire dal suo libro Ritorno a Reims. Un viaggio nella memoria e formazione del sociologo francese, dalla famiglia proletaria agli studi e all’attività di intellettuale e docente universitario. Una storia complessa e composita, che si allarga al qui e ora dell’Europa sovranista e populista e delle nuove destre, tra le quali quella francese, scelta dai genitori un tempo comunisti. Della relazione tra “particolare” (Eribon) e “generale” (il contesto) si fa espressione il documentario, in buona parte girato dallo stesso Ostermeier, che si è avvalso anche di brani d’archivio (si pensi a quelli dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico), nonché di un video con Françoise Hardy e del brano finale de La belle et la bête (La bella e la bestia, 1946) di Jean Cocteau in cui il Mostro assume le sembianze del bel principe.  

Sonia scandisce al microfono le parole di Eribon e lo fa con un tono costantemente basso, come fosse una “voce di dentro” a parlare, un flusso di coscienza e di pensiero dell’autore. Impresa tanto difficile quanto coraggiosa e di fine intelligenza da parte della Bergamasco, che può contare sulla sua straordinaria gamma vocale. 


Un momento dello spettacolo
@ Misiar Pasquali

Come in una nenia senza musica (se si eccettua l’incantevole musicalità della voce della protagonista), parole e immagini si fanno essenza della costruzione della regia e della scena. Il regista Rosario (Rosario Lisma) e il tecnico del suono e rapper (quale è nella vita) Tommy (Tommy Kuti) sono collocati prevalentemente in cabina di regia, da dove – anche prima che lo spettacolo inizi – si percepiscono scambi, talora nervosi, di battute e commenti. 

Nel corso della lavorazione del montaggio vocale sulle immagini, con una didascalia che ci avverte che è trascorsa una settimana, si inscena un happening, un work in progress che prevede anche una sorta di coup de théâtre allorché il rapper scende in platea e incita il pubblico a partecipare a una propria canzone. Ma c’è un altro e più radicale momento – e siamo nel “finale di partita” – che crea come una sincope: dopo che da un po’ di tempo i tre artisti (“sotto la tenda del circo: perplessi”, verrebbe da dire, citando il film di Alexander Kluge, 1968) hanno cominciato a interrogarsi sui propri ruoli e sulle proprie responsabilità (e funzioni), il regista “inchioda” Sonia nei primi piani di una ripresa dal vero, trasmessa e dunque amplificata dal grande schermo, nella quale l’attrice, senza parole, rivela nello sguardo e nelle micro-espressioni imbarazzo e inquietudine.


Un momento dello spettacolo
@ Misiar Pasquali

Può oggi il teatro essere ancora all’altezza del proprio antico ruolo di rito, nella relazione stringente tra politeia e polis? può, in particolare, “rappresentare” il mosaico del “contesto” odierno? Sono gli artefici di questa forma, tanto antica quanto attuale, a loro volta e a loro modo all’altezza di questo gestus?

Ritorno a Reims dà voce a tali quesiti, che sempre più riguardano gli artefici dello spettacolo e sono, di per sé stessi, assunzioni di responsabilità. È bello quanto necessario assistere oggi a questo tipo di teatro ed è altrettanto bello vedere – senza nulla togliere al contributo di Lisma e Kuti – un’attrice del rango e dell’allure di Sonia Bergamasco accettare nuove sfide, ponendosi nuove domande sulla sua stessa funzione attoriale.



Ritorno a Reims
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo visto il 12 novembre 2019 al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano 
 
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