Basandosi sui fatti realmente accaduti in Florida
durante gli anni Novanta, Olivier
Assayas mette in scena una spy story
che indaga sulle difficoltà e le sofferenze di chi si è trovato a dover
scegliere tra lamore per la patria e quello per la famiglia.
Nella Cuba post caduta sovietica, Réné
Gonzalez (Edgar Ramìrez) è un pilota
che accetta di fingersi traditore della Rivoluzione per sbarcare a Miami e da
lì smantellare, con laiuto di altri complici, lorganizzazione terroristica
anti-castriana che compie continue azioni di sabotaggio sulle coste cubane. Per
farlo abbandona la moglie Olga (Penélope
Cruz) e la figlia, entrambe inconsapevoli che luomo non è un “infame” e
costrette a trovare di che sopravvivere a LAvana. Solo dopo anni la donna decide
di raggiungerlo, scoprendo così la verità. Il successo della missione ha però
un prezzo molto alto: accusato di spionaggio, Réné viene arrestato dallFBI,
destinato a restare chiuso in carcere per oltre dieci anni.
Una scena del film © Biennale Cinema 2019
Oltre a riflettere sullatto di immolarsi per
la patria, il film ha inevitabilmente anche un risvolto politico: il conflitto
tra Cuba e Stati Uniti viene visto come un gioco di equilibri, dove entrambe le
“squadre” non esitano a giocare sporco e a muoversi su una zona grigia in cui
sguazzano terroristi e cartelli della droga e in cui il singolo agente non è
che una pedina sacrificabile.
Pur avendo il merito di restituire un quadro oggettivo
del contesto storico, Wasp Network risulta
notevolmente convenzionale nelle scelte narrative e registiche. Flashbacks rivelatori, limmancabile uso
di immagini di repertorio e di date rappresentano una serie di cliché a uso del
genere storico-biografico. Senza parlare del finale in cui i volti dei
personaggi si dissolvono nelle loro controparti reali con a fianco poche righe
riassuntive sulla loro fine.
Una scena del film © Biennale Cinema 2019
Se quindi da un punto di vista eminentemente cinematografico il film sembra dire poco o nulla, non aggiunge molto neanche alla nota riflessione sulla sacrificabilità delle persone nei giochi di potere. Né lo fa – ed è questo che lascia principalmente lamaro in bocca – nel descrivere linevitabile sofferenza che le scelte per la patria costano alla famiglia: pur con la bravura attoriale di Penelope Cruz, Olga non riesce a esprimere con forza il misto di amore e rancore che la dovrebbe contraddistinguere. Solo nel personaggio di Juan Pablo Roque (Wagner Moura) emerge questo dissidio: affascinante bon viveur, non esita a sedurre e a mentire alla sua sposa americana per poi abbandonarla con una sfacciataggine che lascia il segno e che lo rende forse il personaggio più iconico.
Supportato quasi esclusivamente dal fascino della storia vera, Wasp Network rimane troppo imbrigliato nei canoni del genere. Scompare così quella cifra autoriale che era lecito aspettarsi dal regista francese.
*Dottorando in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze. Impaginazione di Ludovico Peroni, dottorando in Storia dello spettacolo presso lUniversità di Firenze.
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