È stata una vera e propria
invasione da nord. Culturale e, ovviamente, pacifica. Palcoscenici pieni di
persone, di strumenti etnici accanto a quelli tradizionali. Centosettantasette i
musicisti norvegesi, per ventisette formazioni, presenti alledizione 2019 di jazzahead!, la manifestazione (fiera e
festival) che ogni anno raccoglie a Brema il meglio del jazz internazionale. La
Norvegia si è presentata quindi in pompa magna anche perché non solo partner di
questa iniziativa, ma lo sarà anche delle prossime edizioni della Berlinale e
della Buchmesse di Francoforte, in un legame stretto con la cultura tedesca in
questo 2019.
«In generale il jazz norvegese e
la scuola, il pensiero che sta allinterno della didattica e del fare musica»
spiega Roberto Bonati, direttore
artistico di Parma Frontiere, che ha anche realizzato album con musicisti provenienti
dal paese scandinavo «è animato da una forte tensione verso il nuovo. Cè una
grande disponibilità verso la sperimentazione e latteggiamento dei musicisti
verso i colleghi (e del pubblico verso i musicisti), che non è a priori critico
come succede in altri posti. Coloro che suonano sembrano avere un grande
rispetto gli uni verso gli altri, e questo fa sì che la possibilità di una
sperimentazione e di una ricerca non venga frenata sul nascere da un ambiente
che manifesta diffidenza».
Gard Nillsen © M3B GmbH / Jens Schlenker
Come ogni anno al paese partner
sono affidati gli otto showcase
inaugurali. Ne abbiamo scelti tre, in una serata che ha visto un afflusso molto
alto di pubblico. Sottolineiamo innanzitutto la proposta Acoustic Unity del
trio del batterista Gard Nilssen. Un
bop contemporaneo e irriverente dove i tre musicisti scompongono e ricompongono
linee melodico-ritmiche con maestria tecnica e idee di grande efficacia. Il
sassofonista André Roligheten si
diverte a suonare insieme sax soprano e tenore alla Roland Kirk, mentre il contrabbassista Ole Morten Vågan è un funambolo che piega le quattro corde al suo
volere con soluzioni geniali. Tutto questo con tamburi e piatti di Nilssen in
un apparente caos, dove nulla è però lasciato al caso. Una proposta
sorprendentemente efficace da seguire e riascoltare.
Le altre due proposte hanno una caratteristica
comune: quella del recupero di una tradizione popolare che si innesta sul linguaggio
jazzistico. Un folk che nelle sue caratteristiche (melodie struggenti, danze in
tempo ternario) lo apparenta alle non distanti isole britanniche. Il gruppo di
Frode Haltli Avant Folk, composto da dieci elementi, ne è un esempio. Ma al
tempo stesso lensemble del virtuoso
fisarmonicista presenta cellule ritmiche e melodiche che rompono equilibri
legati alla cantabilità e allarmonia. Una prassi differente a quella della
formazione del sassofonista Karl Seglem:
sette musicisti, il cui linguaggio folk serve come base per improvvisazioni,
schemi melodici che si ripetono, elettronica che si accompagna a strumenti come
il violino Hardanger, dal manico di madreperla, e il corno vichingo.
Anche il concerto di gala alla
sala Die Glocke è tradizionalmente dedicato al paese partner. Doppio set, con
il primo affidato alla tromba di Mathias
Eick e al suo quintetto in cui ha spiccato per tecnica e qualità
interpretative il violinista Håkon Aase.
Eick ha dimostrato leccellenza della sua proposta fatta nel segno del recupero
del folk norvegese, dellinnesto dellelettronica, del trattamento dei temi. Il
tutto con grande equilibrio e un suono che risulta di grande fascino.
Lesperimento Trail of Souls è invece ancora da mettere a punto: la
collaborazione tra la cantante jazz davanguardia Solveig Slettahjell, il chitarrista blues Knut Reiersud e il trio In the Country è nata con lintenzione di
viaggiare attraverso i generi, ma non pare giunta a una sintesi, dando limpressione
di navigare a vista. Va riconosciuta al gruppo molta onestà nellaffrontare
questo repertorio, per cui non possiamo che augurar loro buon lavoro in attesa
di un risultato più convincente. Infine la Clubnight, che ha invaso Brema la
sera conclusiva di sabato, ha toccato anche la Sendesaal, lo spazio da concerto
con lacustica perfetta usato da Manfred
Eicher per i suoi album Ecm. Proprio alletichetta di Monaco di Baviera è
dedicata la serata con il progetto norvegese Sangam formato da dieci musicisti
attorno alle composizioni del sassofonista Trygve
Seim. Un concerto (il primo dellensemble eseguito fuori dalla Norvegia)
legato alla prassi della musica da camera, con brani fortemente condizionati
dalla tradizione popolare norvegese per cercare nuove strade oltre il jazz.
Botticelli Baby © M3B GmbH / Frank Thomas Koch
Il terzo giorno festivaliero è
tradizionalmente legato alla valorizzazione del jazz tedesco, con la
possibilità per formazioni giovani di trovare a Brema una ribalta
internazionale. Con queste premesse il German Jazz Expo è strutturato in otto showcase consecutivi della durata di
mezzora in cui ogni musicista ha lopportunità di mostrare il meglio di sé.
Lordine in cui presentiamo gli showcase
è quello del programma.
Il quintetto che fa riferimento
al batterista Peter Gall ha mostrato
una creatività interessante e un buon trattamento dei temi grazie agli
eccellenti solisti della formazione a partire dal chitarrista Reiner Baas. I brani contenuti nel
disco Paradox Dreambox hanno un linguaggio prevalentemente melodico con qualche
soluzione sonora di rottura. Il quintetto Der Weise Panda è focalizzato sulla
voce di Maika Küster. La cantante ha
una bella musicalità; ci ha convinto meno quando ha affrontato brani senza
testo in cui si imitavano suoni della natura. Un progetto che ha buone basi con
una scrittura da perfezionare. Voce e violoncello sono gli strumenti usati
rispettivamente da Simin Tander & Jörg Brinkmann per un excursus su chansons e standard. A noi sono
particolarmente piaciuti i primi brani, tratti dai secoli XV e XVII che ben si
adattano al registro e alla sensibilità di Tander
e alle soluzioni sonore di Brinkmann.
LOlga Amelchenko Quartet è di base a Berlino, anche se nessuno dei suoi
componenti è tedesco (il contrabbassista è litaliano Igor Spallati). La leader, al sax alto, propone brani con melodie e
atmosfere legate alla sua Russia. Una formazione di buon livello che ha
possibilità di crescita e di amalgama. Il pianista Johannes Bigge si presenta nella struttura classica del trio: bop
moderno e voglia di superare la melodia convivono in modo equilibrato grazie a
ottime tecniche individuali.
Tuttaltre sonorità con
Botticelli Baby, un combo venuto fuori dallAccademia del Jazz di Essen. Uno
stile gipsy-rockabilly di grande ritmo ed energia che ha come frontman il
contrabbassista e cantante Marlon
Böscherz il quale non manca di forza teatrale. In questo vaudeville moderno
cè spazio anche per una solida sezione ritmica con risultati eccellenti per il
divertimento del pubblico. Il trio Edi Nulz a nostro parere ha rappresentato la
proposta migliore: i suoi componenti hanno unattitudine punk ma, a differenza
di uno strumentista di quel genere, sanno suonare e anche molto bene. Poi la line up è singolare: chitarra elettrica,
percussioni e clarinetto basso. Quindi la sonorità fatta di un caos apparente
dove ogni nota o battito di percussione ha il suo posto ben preciso, un po
alla Frank Zappa, scomodando un nome
importante. Il sestetto del trombonista Janning
Trumann, che ha concluso la sessione, va alla ricerca di atmosfere legate
alle big band con buoni risultati.
Quintetto Giovanni Guidi © Ufficio stampa Ecm
Ricordiamo lunica presenza
italiana, esibitasi nellambito dellEuropean Jazz Meeting, che si svolge nel
secondo giorno della rassegna: Giovanni
Guidi e il suo quintetto. Avec le
Temps è il nome del progetto che ha trovato il suo sbocco discografico per
Ecm. Un lavoro ispirato alla figura del cantautore e poeta Léo Ferré dove la ricerca melodica dei brani originali di Guidi è
prassi essenziale per un risultato di
grande fascino, grazie alla riconosciuta classe del pianista. Insieme a lui Francesco Bearzatti al sax tenore e al
clarinetto, Roberto Cecchetto alla
chitarra, Thomas Morgan al
contrabbasso e Joao Lobo alla
batteria. Mezzora per presentare il disco con il finale dedicato a Sergio Endrigo, un ulteriore omaggio
alla grande creazione melodica.
Infine i dati: jazzahead! vede un costante aumento di
visitatori e di partecipanti. In tutto sono stati tremilaquattrocentootto tra
professionisti e aziende espositrici provenienti da sessantaquattro paesi. Un
totale di diciottomila visitatori ha partecipato alla fiera e ai cento concerti
del fine settimana con gli showcase,
la Clubnight e altre esibizioni. Il prossimo appuntamento è fissato dal 23 al
26 aprile 2020 con il Canada come partner, primo paese extraeuropeo nella
storia di jazzahead!.
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