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Il viaggio di un'anima

di Gabriella Gori
  Winterreise
Data di pubblicazione su web 14/02/2019  

Winterreise di Angelin Preljocaj, in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano, è il viaggio di un’anima verso la morte. Una morte leopardianamente attesa e desiderata “sopra ogni cosa” eppure romanticamente affrontata e vissuta da eroe nello scarto tra “ideale” e “reale”, tra progetto di vita e destino, tra speranza e delusione per un amore non corrisposto. Una sofferenza che per il “viandante” di Winterreise come per il Werther di Goethe, l’Ortis di Foscolo, il René di Chateaubriand, si risolve in grandezza d’animo nella valorizzazione del dolore e nell’aristocratico distacco.

All’inverarsi di questo Viaggio d’inverno concorre il genio di Franz Schubert che con i suoi ventiquattro Lieder mette in musica altrettanti, toccanti testi poetici di Wilhelm Müller. Giocano un ruolo decisivo l’elegante danza di Angelin Preljocaj, l’ottimo corpo di ballo scaligero, la potente voce del basso-baritono Thomas Tatzl e il sopraffino tocco pianistico di James Vaughan. Ne nasce un raffinato balletto “cameristico” all’insegna della Gesamtkunstwerk (l’opera d’arte totale): un balletto raccolto, ovattato eppure animato da forti tensioni espressive che fluiscono inesorabili tra note, parole e passi, come i pensieri dell’animo umano sentimentalmente in tumulto e stoicamente in cerca di pace.   


Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano
 
Protagonisti di questo nostos sono tredici ballerini, sette donne e sei uomini, che in perfetta sintonia assecondano il pensiero musicale di Schubert e quello poetico di Müller con la coreografia di Angelin Preljocaj. Quest’ultimo firma, per la prima volta, una creazione per la compagine tersicorea milanese. Vero maestro della scena coreutica contemporanea a cominciare dalla scuola della nouvelle danse degli anni Ottanta, l’artista franco-albanese direttore del Ballet Preljocaj torna al teatro di Piermarini con un lavoro nuovo dopo aver già affidato ai danzatori scaligeri Annonciation (2002), La Stravaganza (2005) e Le Parc (2007).  
 
Una produzione prestigiosa fortemente voluta da Frédéric Olivieri, direttore del corpo di ballo della Scala, sostenuta dal sovrintendente Alexander Pereira e in linea con l’alto profilo della stagione ballettistica milanese. Una stagione che riservando un posto d’onore a Preljocaj conferma la tendenza a servirsi di compagnie di fama internazionale per interpretare ex novo o per riprendere sue creazioni fregiandosi della firma autografa.  
 
In Viaggio d’inverno, Preljocaj crea una partitura coreografica serrata che alterna duetti, terzetti, ensemble, e che nella dinamicità di legati tende a sfumare la matrice classica, moderna e contemporanea del linguaggio per approdare a una danza naturale e spontanea. Una danza on demi pointe che coglie gli accenti e i silenzi della musica, dà corpo alla profondità delle parole, segue i timbri forti e piani del pianoforte, corrisponde alle tonalità cangianti della voce.   


Un momento dello spettacolo
© Marco Brescia e Rudy Amisano
 
Senza soluzione di continuità si susseguono incroci, grovigli, pose articolate e disarticolate, jetés, assamblés, attitudes, arabesques allongés, equilibri e disequilibri, giri, salti, uniti a un uso delle braccia che diventano appendici classiche e/o anticlassiche del movimento. In un’ora e venti o poco più si concentra un viaggio coreografico, musicale e poetico dal tragico epilogo; lo spettatore, profondamente coinvolto, resta impressionato dalla compattezza e dalla organicità del dettato visivo, cinetico e acustico, che trova il proprio corrispettivo nelle essenziali scene di Constance Guisset, nelle luci soffuse di Éric Soyer e negli splendidi costumi dello stesso Preljocaj.   
 
Sull’immenso palcoscenico i pochi cambi di scena lasciano spazio a corposi giochi di luce, pannelli bianchi che scendono dall’alto e minuscoli corpuscoli luccicanti che avvolgono gli interpreti formando uno spesso strato sul proscenio. E se l’atmosfera melanconica e umbratile memore dei quadri di Friedrich mette in risalto i versi di Müller, è la ricchezza e la bellezza dei costumi a esaltare ancora di più il sofisticato pensiero danzante.   
 
Nel rincorrersi delle scene e delle sequenze sfilano body neri e rosso-arancio, giubbetti, morbide e ampie gonne rosse e nere che indossano sia uomini che donne, casacche di paillettes, tuniche bianche, fuseaux, frutto di una ricerca originale che riflette la cifra di un grande coreografo e il valore di Winterreise. Un balletto di sostanza che colpisce per l’autorialità dell’ideazione e realizzazione e che non manca di ricevere calorosi e convinti applausi.  
 
Spettacolo visto il 30 gennaio 2019 al Teatro alla Scala di Milano.



Winterreise
cast cast & credits
 


Un momento dello spettacolo visto il 30 gennaio 2019 al Teatro alla Scala di Milano
© Marco Brescia e Rudy Amisano


 
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