Un vero
film da festival questo Ondog (che
scopriamo ad un certo punto significa “Dinosauro”): poca, pochissima trama,
immagini di una raffinatezza sconfinante sempre dalla composizione visiva
estetizzante, grandi spazi naturali, piccoli uomini sullo sfondo, grandi
ambizioni metaforiche, silenzi, silenzi, silenzi.
Una scena di Öndög © Wang Quan'an
Produzione
della Mongolia, possibilità pressoché infinite di leggere nella piccola storia
grandi metafore esistenziali: i dinosauri siamo, con tutta evidenza, noi, ma la
promessa della nascita di un bambino, preceduta dalla compiaciuta visione di un
parto ovino, ci riapre il cuore. Forse.
Una scena di Öndög © Wang Quan'an
Insomma, un film da festival perfetto.
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