È The
Revengers Tragedy di Thomas Middleton (1606) ad aver ispirato La
tragedia del vendicatore di Declan Donnellan, adattamento dellopera
giacobiana ambientato in una corte italiana non meglio specificata, nella
versione firmata da Stefano Massini. Una corte marcia, corrotta da molteplici
vizi e dallimperante desiderio di possesso. Caratteristiche attribuibili a
qualsiasi classe dominante di qualsiasi epoca, qui accentuate, per così dire “teatralizzate”.
Uno spettacolo
coinvolgente, a fronte di quasi due ore in un unico atto, con brevi e
passeggeri fasi di “blocco”. Il cast, nel complesso, è formato da attori
di ottima qualità. Spiccano fra tutti il protagonista Vindice incarnato da Fausto
Cabra, Raffaele Esposito interprete del fratello Ippolito e Ivan
Alovisio nella parte di Lussurioso, lerede al trono. Altrettanto bravi Massimiliano
Speziani (vincitore del premio Hystrio allinterpretazione 2018), nel ruolo
del Duca, e Pia Lanciotti, splendidamente sdoppiata nei ruoli della
madre di Vindice, Graziana, e della lasciva Duchessa. Degni di nota anche due
fra i figli del Duca, lAmbizioso e il Supervacuo (rispettivamente portati in
scena da David Meden e Christian
Di Filippo). Una coppia,
antitetica a livello fisico, unita dal desiderio di dominio, capace di dettare
ritmo allintero spettacolo nonché di dispensare note di comicità. Un aspetto,
questultimo, che a dispetto del titolo è abbastanza accentuato, a sottolineare
tutto quello che cè di indispensabilmente ironico in ogni sorte tragica degna
di nota.
Un momento dello spettacolo © Masiar Pasquali
La scenografia
è essenziale, ottimizzata da un minimale e intelligente uso di luci, da pannelli
scorrevoli posti a totale copertura orizzontale del palco e da pochi elementi che
compaiono alloccorrenza sulla scena. Come la cattedra del tribunale durante il
processo di Junior o il letto del Duca impegnato nellatto amoroso con
unannoiata Duchessa, sorpresi da Lussurioso che per poco non assassina il
padre, scambiandolo per il fratellastro Spurio.
Significativa
è la presenza in scena, nei momenti più tragici, dei cameraman, richiamando
lonnipresente occhio di un “grande fratello”. Le riprese sono simultaneamente proiettate
sul maxi schermo che occupa il fondale della scena, accentuando la drammaticità
e il “realismo” del momento rappresentato. Fra queste sequenze, appare
eccessivamente violenta quella dellomicidio del Duca. Una violenza che stona
con tutto il resto del dramma, che pur proponendo seri momenti di riflessione
non si discosta mai da uno scorrevole e a tratti piacevole susseguirsi di
eventi. Una stonatura voluta ma che non trova una giustificazione
drammaturgica. Tantè vero che il momento culminante della rappresentazione è
un altro. Ovvero quello in cui tutti i protagonisti piangono, o fingono il
pianto, intorno al cadavere del Duca ri-assassinato, e contemporaneamente
gioiscono, sempre con una buona dose di falsità, per lascesa al trono di
Lussurioso: il re è morto, viva il re.
Un momento dello spettacolo © Masiar Pasquali
Nonostante
la buona riuscita complessiva dellopera, ben adattata da Massini in chiave
attualizzante (i costumi di Nick Ormerod
strizzano locchio al Padrino di Coppola), essa pecca in diversi momenti
di eccessiva didascalicità e citazioni ovvie (come i palesi parallelismi fra il
Duca e lex Cavaliere Berlusconi). Troppo
sbrigativamente conclusa la scena finale: una caotica, gratuita e un po
imbarazzante ammucchiata assassina. Tutti ammazzano tutti enunciando a squarciagola
le proprie ragioni omicide in un mal riuscito “rappresentare brechtiano”. Alla
fine di tutto, dove il «tutto è solo e solamente
apparenza», ci accorgiamo che il “vendicatore” non è solo colui che si
dichiarava tale, di nome e di fatto. Tutti i protagonisti si rivelano degli
effettivi o dei potenziali vendicatori, le cui ragioni di vendetta sono ben più
complesse rispetto a quanto sono soliti dichiarare e soprattutto rispetto a quanto
siamo soliti percepire.
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La tragedia del vendicatore
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Un momento dello spettacolo visto il 13 dicembre 2018 al Teatro della Pergola di Firenze © Masiar Pasquali
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