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Due... chiacchiere o poco più

di Chiara Schepis
  Due
Data di pubblicazione su web 06/02/2018  

Raul Bova e Chiara Francini, volti noti della televisione e del cinema italiano, sono i protagonisti di Due, testo scritto e diretto da Luca Miniero, regista cinematografico alla sua "prima volta" teatrale, con la collaborazione di Astutillo Smeriglia. Lo spettacolo è andato in scena con successo al Verdi di Padova. 

La drammaturgia registra lo scambio di opinioni di due fidanzati, finalmente decisi alla convivenza e al matrimonio, che si trovano a fare i conti con la parte più intima di loro stessi, con la paura del futuro. "Come saremo tra vent'anni?" è il leitmotiv dell'allestimento. Con la consapevolezza di difetti e abitudini del partner, così ben conosciuti ma, non per questo, meno preoccupanti. La pièce potrebbe avvicinarsi al teatro di situazione, e fin qui la leggerezza e l'allegria con cui si affrontano certi luoghi comuni fa sorridere, strizzando l'occhio al cabaret e alla gag comica. A questo spaccato di vita quotidiana si sovrappone il livello onirico. Quel "come saremo tra vent'anni?" si concretizza nei flash-forwards della donna e dell'uomo, faccia a faccia con i rispettivi partner invecchiati. Queste vive apparizioni svelano il fluire del tempo, tentando la satira socio-politica. Ma i riferimenti all'Isis, novella organizzazione che predica la pace, o alle cariche pubbliche conferite con il gratta e vinci sono più imbarazzanti che divertenti.

Un momento dello spettacolo © Fabio Lovino
Un momento dello spettacolo © Fabio Lovino

Le contraddizioni di una pièce di dubbia efficacia si rispecchiano nella messinscena, forse più pensata per il piccolo schermo che costruita attraverso i codici della scena. 

La scenografia non riesce a "decidersi" tra il concreto e il simbolico. La scena unica rappresenta il nido d'amore e il microcosmo emotivo dei protagonisti: un letto in perenne fase di montaggio (riferimento all'inconcludenza di Marco-Bova che non riesce a portare a termine il volume che sta scrivendo, Due appunto), dietro cui si staglia un'architettura di travi che scende dalla graticcia, è simbolo sin troppo scontato di una coppia irrisolta. Non solo. Circonda la scena, abbracciando gli attori, un semicerchio di cartonati che allude ai personaggi assenti, ombre del futuro dei coniugi: figli, figlie, amanti, Barbie, pony express, Epicuro ex-machina e così via. All'occorrenza i due attori animano quelle sagome. 

I dialoghi si concentrano attorno all'oggetto-letto. Gli attori vi ruotano intorno, lo scavalcano, ci entrano dentro. In attimi di ritrovata armonia, ballano a ritmo di canzoni scelte senza una logica apparente. Le luci, per la maggior parte dello spettacolo soffuse e calde, nelle scene oniriche trasportano nel futuro sagome e attori.

Un momento dello spettacolo © Fabio Lovino
Un momento dello spettacolo © Fabio Lovino

Cosa possono fare, dunque, gli attori in un simile spazio scenico? Non molto. Ma la scelta di due volti amati dal grande pubblico ha aiutato il regista. Francini delinea il profilo di una donna indipendente e autonoma, che crede nel sogno d'amore ma non a tutti i costi. È lei che, con gran dispendio di energia, tenta di dare un ritmo plausibile alla scena e a sostenerne la leggerezza con gags divertenti e battute a effetto. La sua recitazione, in particolare la gestica, prova ad allontanarsi dal dominante fiction-naturalismo che a tratti si vorrebbe grottesco. Bova, più ingenuo e riflessivo, non sempre riesce a fare da spalla alla vis comica della compagna di scena. 

La sala gremita del Teatro Verdi di Padova è la stessa che poche settimane fa ha ospitato, con tiepida accoglienza, il capolavoro di Antonio Rezza, Anelante.



Due
cast cast & credits
 




Raoul Bova e Chiara Francini in Due


 
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