Lallestimento
di Aspettando Godot prodotto dal
Teatro Carcano di Milano (allesordio nel 2014) ha segnato il primo incontro di
Maurizio Scaparro con Beckett. Un passo fatto quasi con
reverenza, come dicono le note di regia: lallestimento è fedele alla scrittura
originaria e alla tradizione scenica della pièce. Del resto sappiamo che
Beckett è stato piuttosto intransigente nel far valere le sue indicazioni.
Tuttavia fa un certo effetto pensare che questopera, “davanguardia” allepoca
della sua pubblicazione (1952), oggi è un classico. Non a caso una gran parte
degli spettatori alla Pergola di Firenze era costituito da studenti.
Un momento dello spettacolo © Andrea Gatopoulos Nella
regia di Scaparro troviamo tutti gli elementi del Beckett “come da tradizione”:
se da un lato mancano spunti originali, dallaltro la messinscena risulta di
grande qualità e accuratezza. Vi si scorge un solido mestiere, un amore da
artista-artigiano, in cui spicca un accurato e intenso lavoro con gli attori. Lo
scenografo Francesco Bottai ha riproposto
lormai iconico, stilizzato e scheletrito albero ai piedi del quale si svolge la
pièce: totalmente spoglio allinizio, nel secondo atto si notano le foglie sullunico
ramo, segno tangibile del passare del tempo nella finzione scenica. Altrettanto
stilizzato il cielo, costituito da un fondale
chiaro, esangue, illuminato più o meno intensamente nellintento di simulare
giorno e sera, ma senza velleità di infondere alcuna realtà o vitalità.
Un momento dello spettacolo © Andrea Gatopoulos Il
disegno luci, a cura di Salvo Manganaro,
si basa su una illuminazione livida e uniforme che tende ad appiattire dettagli
e spessori. Volto a sottolineare il carattere astratto e atemporale della
scena, propone tuttavia alcuni tocchi raffinati. Il classico “piazzato bianco” (lilluminazione
uniforme resa da proiettori a lampada alogena con tonalità raffreddata da
filtri azzurrati) viene impercettibilmente scaldato verso temperature di colore
più morbide (dal giallo allarancio pallido) per simulare sul piancito del
palco larrivo della sera e le sue ombre. Lambientazione
ripropone, in tutto e per tutto, la tradizionale landa desolata, sospesa e
senza tempo, in cui si svolge il dramma di unattesa senza fine. Plausibile
eppure assurda, senza che il pubblico o gli stessi protagonisti sappiano
precisamente di cosa si tratti.
Un momento dello spettacolo © Andrea Gatopoulos Nella
lettura di Scaparro come nel testo, Estragone e Vladimiro, due senzatetto in
sdruciti abiti che una volta furono eleganti, sono in età avanzata. Spesso la
recitazione degli attori di talento e con esperienza si “condensa” con il
passare degli anni: i gesti e le parole, man mano che acquistano essenzialità e
misura, divengono anche più pregnanti. È questo il caso anche di Antonio Salines, un Estragone naïf e tenero pur nella ferocia del suo
personaggio, e di Luciano Virgilio,
nei panni di un Vladimiro ironico e malinconico allo stesso tempo. I
due sono affiancati da Edoardo Siravo
che fa del suo Pozzo una sorta di domatore irruento e rumoroso, armato di
frusta e caratterizzato da una fisicità e da un tono di voce in linea con il
personaggio. Lucky di Fabrizio Bordignon
è stato la grande sorpresa della serata. Vessato e vendicativo, carico di
bagagli e con la corda al collo. Il suo monologo del primo atto, convulso e
onirico, è un pezzo di bravura che il pubblico ha mostrato di apprezzare.
Un momento dello spettacolo © Andrea Gatopoulos Aspettando Godot non smette di emozionare e catturare gli
spettatori, come ha mostrato anche la recita della Pergola. I personaggi di
Beckett sono astratti, archetipici. Interpreti di quella stessa angoscia e
dellattesa senza fine che ognuno di noi sente proprie.
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