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Giovane è la musica, come la passione dei giovani

di Gianni Poli
  La dodicesima notte
Data di pubblicazione su web 19/11/2016  

Sul palcoscenico coperto di sabbia del teatro vuoto e a sipario aperto, inizia la rappresentazione della commedia di Shakespeare, diretta da Marco Sciaccaluga. Tre pareti di tela chiara misurano lo spazio della vicenda, ambientata in un paese immaginario. I personaggi seduti ai lati attendono di entrare in azione; una scaletta al proscenio consente loro la fuga in sala. L’allestimento così semplificato rende molto efficace e concentrata l’esecuzione attorica, come accadeva in un’esperienza precedente, nata da una prova della Scuola di recitazione. Pervade lo spettacolo un’allegria fervida e intensa, affidata alla partecipazione divertita (e divertente) dei giovani interpreti.

L’opera presuppone la musica quale elemento scenico protagonista. Qui è poetica e pregnante presenza, in due forme: i motivi contemporanei della colonna sonora (che vengono ascoltati in cuffia) e la sonorizzazione puntuale prodotta vocalmente dagli attori, con l’aiuto d’una chitarra e di un tamburo. Le canzoni dal vivo non si intendono quali numeri di un recital canoro o prove di bravura, ma intervengono a variare o interrompere il ritmo, sempre alquanto elevato, della recita. Inoltre, onomatopee tipiche dell’esuberanza retorica dei giovani protagonisti esultano nel gioco mutevole di apparenze e di intelligenti identificazioni. 


Una scena dello spettacolo
© Giuseppe Maritati

La commedia svolge un intrigo di stampo antico, collaudato nell’eterna ripetizione degli equivoci, di scambi di persona e travestimenti. Lettere e anelli suggellano dichiarazioni e conflitti di cuore e si concludono con riconoscimenti e riconciliazioni, avventure patetiche e fantasiose. Il Duca Orsino ama Olivia, chiusa nel dolore per la morte del fratello. Lui la corteggia e lei lo rifiuta. Viola è scampata a un naufragio e capita sulle spiagge di un’Illiria da fiaba, in cerca del fratello scomparso fra le onde. Travestita da ragazzo, si pone al servizio del Duca e ne è attratta; ma viene impiegata come messaggero presso la bella Olivia, la quale se ne innamora. In tale confusione sentimentale sono parallelamente implicati Toby, lo zio (qui cugino) di Olivia, il suo compare di bagordi, Sir Andrew, e Feste il buffone. La cameriera Maria si concede svaghi in loro compagnia e ordisce una beffa ai danni del maggiordomo, Malvolio. Ingannato sul sentimento che proverebbe per lui la padrona, si renderà ridicolo nel disagio che sfogherà in toni tragicomici.


Una scena dello spettacolo
© Giuseppe Maritati

L’attualità indefinita in cui si volge la vicenda è appena suggerita dalle voci, dai ritmi musicali e dai costumi neutri e inattuali. Soltanto il buffone indossa colori accesi e vistosi. I moventi rimandano a una bella favola umana, vissuta spontaneamente, fra stupore e impulsi emotivi. Sono cinque atti in due parti con intervallo. Il linguaggio, in versi e in prosa, è reso piacevole dalle analogie precise, fra lirismo e rudezza quotidiana, della traduzione di Anna Laura Messeri, adusa ad adattamenti funzionali di testi classici. L’intervento registico ulteriore sacrifica ben poco della struttura drammaturgica. Taglia parti dialogate ed elimina personaggi marginali, ma mantiene al centro la farsa sentimentale, cogliendone pure le implicazioni più sensibili alla complicata problematica sessuale odierna. Con la circolarità delle entrate e delle uscite tramite la sala, sfrutta le facoltà della scena elisabettiana. Esalta in primo piano (in luce chiara e costante) gli incontri e i confronti più intimi. Sono momenti di incanto e di sorpresa sospensione; esitazioni, scoperte, dubbi, pentimenti. Come nel rapporto iniziale fra Olivia e Viola/Cesario, segnato da tensioni inerenti all’ambiguità del desiderio, situazione risolta con ironia, ma nell’allusione a una realtà misteriosa.


Una scena dello spettacolo
© Giuseppe Maritati

Adeguate le interpreti di questo rapporto delicatamente espresso. La Viola di Daniela Duchi non perde la sua femminilità nell’indossare i pantaloni di Cesario e mantiene schietta la sua aspirazione al cuore di Orsino. Rende appieno la confusione sentimentale di Olivia la sensibilità di Roxana Doran, persino maldestra nei tentativi di conquistare il grazioso e finto giovanotto. Olivia si legherà finalmente a Sebastiano (Michele Maccaroni), fratello salvato, gemello di Viola, mentre Orsino (un innamorato ansioso e speranzoso Marco De Gaudio) troverà in Viola, libera dall’inganno, l’autentico amore. Maria è interpretata da Sarah Paone, autorevole, sapida mediatrice di trame e compromessi, in definitiva benigni.

Emanuele Vito fa di Feste un fool più saggiamente domestico che sentenzioso, intonato al clima di familiare trasgressione che lo accomuna al Toby ubriacone e scurrile di Mario Cangiano e al suo compare, Andrew (Francesco Russo). Entrambi vagabondi, come sonnambuli in un regno di sogno. Appare particolarmente energico e misurato il ruolo a momenti centrale di Malvolio, un Roberto Serpi narciso e conformista, dai duttili registri vocali e gestuali, che trasuda ambizione e viltà, frustrazione e vuoti affettivi. Il regista dimostra di amare sia il linguaggio del poeta, sia le doti personali dei suoi giovani collaboratori. Ne ottiene, come da programma, un insolito, convincente risultato di “teatro povero”, arricchito dall’immaginazione e dalla solidarietà di gruppo di tutti i collaboratori.         



La dodicesima notte
cast cast & credits
 

Roberto Serpi, Roxana Doran, Sarah Paone in una scena dello spettacolo allestito al teatro Duse di Genova
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